Cuba vs Stati Uniti: il confronto impietoso sul diritto alla salute
Ad oggi gli Stati Uniti sono divenuti il Paese del mondo con il maggiore numero di contagi da Covid-19. Dopo giorni di polemiche l’amministrazione Trump ha dovuto ammettere l’evidenza, senza tuttavia poter disporre di un sistema sanitario nazionale in grado di assicurare le necessarie contromisure. Tra tutti i Paesi a capitalismo avanzato, gli USA sono quello che meno di tutti offre una copertura sanitaria universale. Il sistema sanitario è quasi totalmente controllato dai privati e l’accesso alle cure è sostanzialmente un lusso per chi può permetterselo, perché finanziariamente coperto o provvisto di copertura assicurativa.
I costi di un’assicurazione di base si aggirano intorno ai 400$ mensili (ovviamente dipendono da determinati fattori tra cui età, stato di salute, patologie familiari) e la copertura che ne consegue non è totale; molte visite o interventi sono a carico del cittadino. A titolo di esempio, elenchiamo alcune tariffe, Un parto gemellare prematuro costa 150.000$, un parto naturale o cesareo va dai 15.000$ ai 60.000$. Sottoporsi a un’anestesia comporta una spesa media che va dai 500$ (anestesia locale) ai 5.000$ (anestesia generale).
Una semplice visita al pronto soccorso: richiede dai 150$ ai 3.000$, il trasporto in ambulanza dai 400$ ai 1.200$, una visita di controllo dal pediatra: 400$. Salvarsi da un infarto significa spendere fino a 150.000$, operarsi si appendicite 17.000$, guarire da un braccio rotto, senza intervento 2.500 dollari.
Gli unici programmi assistenziali finanziati dal governo sono Medicare e Medicaid che possono offrire una copertura sanitaria d’emergenza o coprire una parte dei costi di un’assicurazione sanitaria, più o meno significativa a seconda del reddito dichiarato. Medicare è il programma nazionale di assistenza agli anziani, ultrasessantacinquenni, indipendente dal reddito. Medicaid è un programma amministrato dai singoli Stati federati orientato alle fasce di popolazione a basso reddito. Entrambi sono ampiamente insufficienti nel garantire un’assistenza medico-sanitaria a tutti; a partire dalla comunità afroamericana, alla comunità latina, ai milioni di sottoproletari che popolano le sature periferie delle metropoli statunitensi.
Oggi il sistema sanitario nazionale nordamericano si trova strutturalmente impreparato ad affrontare la crisi del Covid-19 a causa delle precise scelte politiche ed economiche delle amministrazioni statunitensi, da sempre schierate a difesa netta delle grandi società sanitarie statunitensi che fanno profitti con la salute.
Completamente agli antipodi rispetto agli USA, Cuba, a partire dalla Rivoluzione del 1959, ha creato un sistema che consente l’accesso universale alla salute: un modello di eccellenza riconosciuto in tutto il mondo. Il sistema sanitario cubano è completamente gratuito, i medicinali sono sovvenzionati dallo Stato e disponibili a prezzi irrisori, accessibili a tutti. Nel 2019, lo Stato ha destinato ben il 27,5% del proprio bilancio nazionale alla salute pubblica e all’assistenza sociale (10.662.200.000$).
Cuba garantisce il diritto alla salute nei seguenti modi. Da un lato, assistenza medica gratuita, attraverso una capillare rete di medici di famiglia, consultori, policlinici, centri di profilassi, ospedali, istituti di trattamento e ricerca specializzati. Dall’altro, attraverso lo sviluppo di piani di divulgazione sanitaria, educazione alla salute e ricerca scientifica, esami medici periodici, campagne di vaccinazione nazionali ed altre misure di prevenzione per virus, malattie tropicali e non.
Il sistema sanitario cubano è strutturato su tre livelli amministrativi. Il primo è a livello municipale: l’assistenza di primo livello, dipendente dai municipi, copre circa l’80% dei problemi di salute della popolazione ed è fornita principalmente dai medici di famiglia e dai policlinici di quartiere. Il secondo livello è su base provinciale: l’assistenza di secondo livello, rappresentata dagli ospedali provinciali, copre circa il 15% dei problemi di salute. Infine esiste un livello nazionale, che fornisce i servizi di terzo livello tramite ospedali specializzati o istituti medici che gestiscono circa il 5% dei problemi di salute legati a patologie specifiche. L’accesso nazionale svolge una funzione residuale, finalizzata ad assicurare l’omogeneità del trattamento sanitario assicurato a tutti i cittadini.
Il pilastro centrale, caratteristica distintiva del sistema di Salute Pubblica a Cuba è sicuramente la prevenzione, concetto valorizzato a partire dai quartieri. Ogni anno, la squadra medica di famiglia effettua un controllo generale a domicilio e analizza la situazione medica di quartiere per mettere a fuoco le priorità e migliorare la salute della comunità; i casi cronici vengono controllati con maggiore frequenza. In qualsiasi momento del giorno e della notte, 7 giorni su 7, durante tutto l’anno, i cubani possono avvalersi dell’assistenza dei medici nei policlinici di quartiere, che sono numerosi e quindi facilmente accessibili per tutta la popolazione. I cittadini partecipano attivamente al processo di formazione delle decisioni nella gestione dei servizi sanitari, attraverso organizzazioni locali di quartiere, quali i Comitati di Difesa della Rivoluzione, l’Associazione dei Piccoli Agricoltori, o la Federazione di Donne Cubane.
Una delle principali priorità del servizio sanitario cubano è la salute materna e infantile: lo Stato garantisce alle donne più di dodici visite mediche durante la gravidanza, esami clinici e di diagnosi, assicurando il ricovero a tutte le donne a rischio ed il parto istituzionale al cento per cento delle nascite. Il neonato riceve nei primi mesi di vita visite settimanali o quindicinali, controlli pediatrici e vaccinazioni. Anche nelle zone più remote di campagna o di montagna, come sulla Sierra Maestra, i medici, anche a costo di sobbarcarsi alcuni giorni a cavallo, non rinunciano ad assistere bambini e donne incinte o persone con problemi di salute.
Alla base del socialismo cubano, vi è infatti l’idea di non escludere o abbandonare nessuno alla propria sorte.
Inoltre, ogni donna lavoratrice cubana riceve dallo Stato un permesso di maternità retribuito (prima e dopo il parto) e la libertà di adottare scelte lavorative temporanee, compatibili con le sue funzioni materne.
Anche la ricerca scientifica a Cuba è all’avanguardia: il Paese dispone di una rete di centri di ricerca di alta specializzazione nel campo dell’ingegneria biomolecolare, della biotecnologia, dell’ingegneria genetica; è il caso del rinomato Polo Scientifico all’Avana, in cui diversi istituti altamente specializzati lavorano in sinergia.
Attualmente esistono 22 facoltà di medicina, distribuite in tutte le province del Paese e diverse sedi rurali. La Escuela Latinoamericana y Caribeña de Medicina (ELACM), definita dalle Nazioni Unite come la scuola di medicina più avanzata al mondo, riceve solo studenti stranieri provenienti da oltre 123 Paesi, tra cui diversi statunitensi delle comunità afroamericane con poche risorse economiche, che mai avrebbero potuto studiare negli USA.
La solidarietà e cooperazione medica internazionale di Cuba è un aspetto di cruciale importanza: dal 1963 ad oggi, 407.000 professionisti della salute hanno prestato servizio in 164 Paesi, salvando milioni di vite in migliaia di comunità in Africa, Asia, America Latina e Caraibi.
Solo per fare qualche esempio ricordiamo:
- L’’Operazione “Milagro”, lanciata nel 2004 dai Comandanti Fidel Castro e Hugo Chávez per i Paesi dell’ALBA (Alianza Bolivariana para las Américas), un’operazione umanitaria con risultati senza precedenti in tutto il mondo (da quella data più di sei milioni di persone in 34 Paesi hanno recuperato la vista grazie ai medici cubani).
- La campagna di profilassi contro la Malaria, lanciata nel 2014 in 15 Paesi africani.
- La titanica lotta contro l’epidemia di Ebola, condotta nel 2014 in Sierra Leone, Liberia e Guinea. Cuba è stato il primo Paese ad attivarsi; ha fornito il maggior contingente di medici ed infermieri (quasi 500), in netto contrasto con il comportamento dei governi occidentali, la cui priorità era fermare l’epidemia ai confini piuttosto che curarla in Africa occidentale. Grazie all’intervento dei medici cubani il tasso di mortalità del virus, che inizialmente si attestava tra il 50% ed il 90%, scese sotto il 24%.
Nel 2017 Cuba ha ricevuto il Premio della Salute Pubblica, la più alta onorificenza conferita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Premio quanto mai meritato, come testimoniano le recenti statistiche sul Sistema di Salute Pubblica a Cuba; ne citiamo solo qualcuna:
- possiede uno dei più bassi tassi di mortalità infantile al mondo (4,4 per mille);
- l’aspettativa di vita è di 81,4 anni per le donne e 76,6 anni per gli uomini, un primato nell’America Latina e superiore a quella statunitense;
- è una delle nazioni che dispongono del maggior numero al mondo di medici per abitanti (8 medici ogni 1.000 abitanti), con 90.000 professionisti su 11,2 milioni di abitanti;
- è stato il primo Paese al mondo ad eliminare la trasmissione madre-figlio dell’HIV e della sifilide (nel 2015);
- possiede 5,5 posti letto ogni 1000 abitanti, davanti a Regno Unito, USA, Italia, Svezia, Svizzera, solo per citarne alcuni.
Tutto ciò è sorprendente se si considera che da circa sessant’anni gli Stati Uniti sottopongono il Paese a continui atti di terrorismo e ad un blocco genocida di carattere economico, commerciale e finanziario, avente il deliberato proposito di colpire in modo criminale tutta la popolazione, per generare un malcontento e una disperazione che propizino la caduta del regime rivoluzionario;
tutto ciò in violazione della sovranità nazionale e a totale discapito del rispetto dei diritti umani di cui gli USA stessi pomposamente si professano paladini. Nel 2019, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, per l’ennesima volta, la stragrande maggioranza dei Paesi membri (187) ha votato a favore della rimozione del blocco; gli USA, con Israele e Brasile, hanno votato contro e, violando reiteratamente il diritto internazionale, non solo hanno continuato ad imporre a Cuba il blocco, ma lo hanno acuito ulteriormente.
Cuba non ha quindi il diritto di difendere le sue eccellenze come vorrebbe. Il “bloqueo” non permette al governo cubano di poter acquistare strumentazioni mediche e farmaci se non con enormi maggiorazioni,
non soltanto perchè le imbarcazioni che consegnano merci a Cuba non possono poi attraccare negli Stati Uniti per 6 mesi ma anche per l’alto rischio commerciale (legato alle sanzioni che gli USA realizzano nei confronti di Paesi ed imprese che vendono a Cuba). Come se non bastasse, è l’unico Paese che ha l’obbligo di pagare in anticipo e senza finanziamenti di credito qualsiasi merce importata, compresi medicinali, apparecchiature e presidi medico-sanitari. È inoltre impossibile per Cuba ottenere medicinali e materiali di laboratorio coperti da brevetti USA, tenendo conto che il 70% dei brevetti è statunitense.
Cuba dimostra quindi che la negazione del diritto universale alla sanità nel mondo non è una fatalità derivante dalla scarsità di risorse, ma discende piuttosto dalla volontà delle classi dominanti di perpetuare politiche genocide di tagli alla spesa pubblica, sulla base di un’allocazione scellerata e criminale delle risorse.
Se poniamo a confronto il sistema sanitario USA e quello cubano, appare evidente che il primo tratta i pazienti come clienti paganti, il secondo come persone bisognose di soddisfare un diritto fondamentale nella loro dimensione individuale e collettiva.
Anche in questa contingenza, si distinguono chiaramente le priorità degli Stati Uniti da una parte e di Cuba dall’altra: la principale preoccupazione degli USA è quella di incrementare la propria presenza militare in Europa con 20.000 soldati, rigorosamente senza mascherine, per l’esercitazione NATO “Defender Europe 2020”, bombardieri da attacco nucleare e migliaia di pezzi di artiglieria.
Cuba invece offre il suo aiuto in nome della solidarietà internazionale e in modo totalmente disinteressato, con 53 medici e paramedici già sbarcati in Italia, che da subito hanno iniziato a lavorare a Crema, una delle zone più critiche della Lombardia.
Cuba socialista dà al mondo un contributo preziosissimo nella lotta al Coronavirus con l’interferone Alfa2B ricombinante, già inserito nei protocolli terapeutici da alcuni Paesi (come Cina, in cui 1.500 persone sono state curate con successo, e Spagna) e richiesto da svariate nazioni. Cuba sta inoltre lavorando ad un vaccino contro il Coronavirus: ha la tecnologia, le capacità e la motivazione per farlo, e per un piccolo Paese bloccato del Terzo mondo non è cosa di poco conto.
Oggi e sempre, in Italia e ovunque, occorre ribadire con forza che la sanità deve essere pubblica, gratuita, universale e di qualità, proprio come a Cuba, altrimenti finisce inesorabilmente per essere un privilegio per pochi, a partire dagli USA.
Come diceva Fidel Castro “la salud humana no puede ser mercancía”: la salute non deve essere una merce in quanto non si può mercificare la sofferenza e lucrare sulla vita umana. Per il benessere dell’umanità tutta è imperativa una visione ugualitaria, preventiva ed umanitaria della salute come diritto inalienabile dei popoli.
*di Maddalena Saccone e Michelangelo Granata
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Dati sulla sanità USA tratti da:
- https://www.application-esta.us/sistema-sanitario-americano/
- https://www.tuttoamerica.it/assicurazione-sanitaria-usa/costi-sanita-negli-usa/
- http://www.outsidernews.it/sanita-confronto-tra-il-sistema-italiano-e-quello-americano-ai-tempi-del-coronavirus/
Dati sulla sanità cubana tratti da:
- https://www.indexmundi.com/cuba/
- https://www.who.int/mediacentre/news/releases/2015/mtct-hiv-cuba/en/
- http://www.cubadebate.cu/especiales/2018/12/21/cual-es-el-presupuesto-del-estado-cubano-para-2019-infografias/
- http://it.granma.cu/cuba/2019-05-24/collaborazione-medica-cubana-una-fonte-di-vita
- http://www.fidelcastro.cu/es/internacionalismo/programa-integral-de-salud
- http://www.cubadebate.cu/noticias/2014/09/13/apoyo-de-cuba-a-la-lucha-contra-el-ebola-responde-a-la-solidaridad-de-su-revolucion/
- https://www.marx21.it/index.php/internazionale/america-latina-e-caraibi/30281-cuba-contro-lamministrazione-trump-prima-parte