Il prezzo dei loro profitti è la nostra salute: i casi Giappone e Germania
È di pochi giorni fa la notizia che in Hokkaido, provincia settentrionale del Giappone, già vittima della pandemia e costretta al lockdown, si è dovuto ricorrere ad una seconda fase di stretto contenimento sociale al fine di arginare una nuova violenta circolazione del Coronavirus.
Ecco la storia. Nella citta di Sapporo alla fine di gennaio, dopo la “Festa della Neve”, evento che richiama nell’isola turisti non solo da tutto il paese ma anche dalla Cina, è stato scoperto un primo caso di Coronavirus imputabile ad una turista cinese proveniente da Wuhan e in seguito, al crescere rapido dei contagi, a fine febbraio, è stato necessario procedere al lockdown di tutta la provincia.
L’impossibilità in Giappone di imporre legalmente la chiusura obbligata delle attività e dei luoghi pubblici e la tuttavia serena “obbedienza” dei cittadini ha permesso di abbassare rapidamente la curva dei contagi dopo solo un mese. Questo, purtroppo, ha generato un falso senso di sicurezza nelle istituzioni che, spinte inoltre dalle pressioni economiche degli imprenditori del comparto Turistico e Agroalimentare, colpiti dalla chiusura degli esercizi commerciali e dalla mancanza di turisti nella regione, hanno portato ad allentare il lockdown dal 18 marzo.
Ebbene sono bastate 3 settimane in cui le popolazione è tornata per le strade, in cui i lavoratori, senza i corretti presidi di sicurezza, sono rientrati nei luoghi di lavoro, per avere un improvviso aumento dei casi che ad oggi hanno raggiunto già numeri a 3 cifre e costretto il governo a nuove e più drastiche chiusure.
Incerta, invece, ma altrettanto preoccupante, la situazione in Germania dove, ad oggi, dopo un mese in cui il fattore R0 di contagio era sceso sotto la fatidica soglia di 1, fino a mantenersi intorno allo 0,7 , a seguito delle prime riaperture sospinte principalmente dai governi autonomi regionali, influenzati dagli interessi economici delle grandi aziende, si è tornati a valori del mese precedente tra 1 e 0,9 e quindi ad un discreto aumento nel numero delle persone malate. Le fluttuazioni in corso del valore R0 (cioè il numero medio di nuovi contagi che genera una persona infetta), secondo i dati del Robert Koch Institute che all’inizio di marzo, davano un numero pari a 3 poi diminuito e stabilizzatosi intorno al 1,2 fino alla prima decade di aprile, attualmente rientrano all’interno dell’intervallo di confidenza del 95% che in numeri corrisponde approssimativamente a dei valori che oscillano tra +0,2 e -0,2 o poco meno rispetto al R0 calcolato. Attualmente dunque in Germania con un valore R0 calcolato prossimo a 1 potremmo in realtà trovarci in una situazione R0 (pericolosa per la nascita di nuovi focolai) di 1,2 o molto più tranquillizzante di R0 0,8
Il virologo berlinese, Christian Drosten, ha affermato, in via precauzionale: «Se il tasso di riproduzione dopo l’allentamento delle misure salisse di nuovo sopra il valore 1, l’epidemia potrebbe riesplodere con un’irruenza inaspettata».
Dagli esempi che abbiamo raccontato risulta evidente come gli interessi di chi chiede a gran voce una veloce riapertura del sistema industriale siano scarsamente compatibili con la salute dei lavoratori e della larga maggioranza della popolazione. Potremmo trovare molti altri esempi, guardando alla situazione internazionale. Basti pensare a quanto accade negli Stati Uniti. Pare allora necessario trarre un insegnamento da ciò che sta succedendo: la salute della popolazione è più importante delle riaperture forzate, dettate principalmente dalla convenienza economica dei grandi gruppi padronali.
Questi giorni di crisi ci mostrano con nettezza come gli interessi del grande capitale non corrispondano alle esigenze dei lavoratori e dei cittadini: “Bisogna lavorare” – ci dicono, “è necessario produrre” – urlano, “riapriamo tutto” – affermano; senza pensare però alle conseguenze, senza trarre insegnamento da fatti inequivocabili, senza tener conto che la salute è un diritto di tutti mentre il guadagno e sempre e solo il loro.
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FONTI
https://www.focus.it/scienza/salute/che-cosa-succede-se-si-allenta-troppo-presto-il-lockdown