Così i lavoratori pagheranno (di nuovo) i dividendi della Fiat
Pochi giorni fa è balzata agli onori delle cronache nazionali ed internazionali la notizia per cui la FCA Italy avrebbe richiesto la possibilità di usufruire della garanzia statale sui prestiti bancari inserita all’interno del DL Liquidità per la salvaguardia delle imprese colpite dalla crisi economica dovuta al corona-virus. La notizia è ormai confermata e sono in corso le trattative con il MEF e il MISE non senza pesanti strascichi di polemiche tra le forze politiche.
Andiamo con ordine.
A metà dicembre 2019 è stato dato l’annuncio della fusione tra il gruppo automobilistico FCA e il gruppo PSA (detentore di importanti marchi come Peugeot, Opel, Citroen), la quale ha dato il via alla creazione del secondo gruppo automobilistico più grande d’Europa.
I punti da tenere a mente di questo evento e su cui torneremo più avanti sono 2:
- La sede legale del nuovo gruppo verrà situata in Inghilterra mentre la sede fiscale sarà in Olanda.
- Prima della chiusura verranno staccati dalla FCA due cospicui dividendi, il primo nel 2020 di 1,1 miliardi e uno per il 2021 di ben 5,5 miliardi di euro.
Due giorni fa, dunque, come già accennato, la FCA, tramite la controllata italiana FCA-Italy, ha avviato la procedura per un prestito all’interno delle regole sulle garanzie statali presenti del DL Liquidità. Come funzionano le garanzie previste dal DL? In soldoni una società che ha subito perdite economiche a causa della pandemia di corona-virus può chiedere un prestito ad un istituto bancario pari al 25% del fatturato dell’anno precedente ed avrà come garante, fino al 70% del totale, lo stato italiano tramite la SACE, una controllata della Cassa Depositi e Prestiti (CDP) a sua volta di proprietà del ministero delle Finanze e alimentata dai conti del risparmio postale dei lavoratori italiani.
Il prestito, a tasso agevolato, durerà 3 anni e nel caso l’impresa diventasse insolvente sarebbero perciò le casse statali a rifondere la banca del denaro mancante.
La FCA Italy, quindi, a fronte di un fatturato pari a circa 25,2 miliardi di euro, potrebbe ottenere dal gruppo Banca Intesa-San Paolo a cui si è rivolta, un finanziamento di ben 6,3 miliardi di euro con però una garanzia all’80%, poiché a detta del MEF si tratterebbe di una azienda strategica italiana e di un’importante operazione di politica industriale. Trattandosi di una cifra elevatissima, prima di avviare la procedura, sarà necessario un apposito nulla osta del Ministero del Tesoro il quale, attraverso alcune norme già previste all’interno del DL, ha posto alcune clausole stringenti: “È un prestito, non un regalo. Abbiamo chiesto a FCA impegni aggiuntivi rispetto a quelli esistenti – afferma il Ministro Gualtieri – tra cui rafforzare e confermare tutti gli investimenti in Italia. Abbiamo anche detto no a delocalizzazioni. La garanzia dello Stato è legata a queste condizioni.”
La FCA nella sua storia (ex Gruppo FIAT) è sempre stata una inesauribile succhia soldi per lo stato italiano.
Facciamo solo qualche esempio: 350 miliardi di lire negli anni 70 investiti nello stabilimento di Termini Imerese, 6000 miliardi di lire derivati dal contributo a titolo di incentivo per gli investimenti nel Mezzogiorno in base a un contratto stipulato con il governo nel 1988, tra il 1996 e il 2000 328 miliardi per una legge meridionalista e poi con i primi incentivi alla rottamazione altri 800 miliardi nel 1997. L’elenco è lungo, potremmo arrivare ad oggi, potremmo elencare tutti i soldi spesi in cassa integrazione, prepensionamenti, indennità di mobilità ma ci sembrerebbe solo di scrivere un lungo elenco della spesa fatta a scapito dei cittadini, atto solo a garantire il profitto di pochi a discapito dei lavoratori, come si evince ad esempio dal numero dei posti di lavoro andati perduti a fronte degli ingenti investimenti, infatti negli ultimi 10 anni in Piemonte sono stati persi 18 mila posti di lavoro nel settore metalmeccanico, il 90 per cento in provincia di Torino e di questi circa il 70-80 per cento sono nella filiera dell’auto.
La storia non pare finita. La FCA all’atto della fusione con PSA erogherà una serie di cospicui dividendi ai suoi azionisti e seppur il già menzionato dividendo da 1,1 miliardi di euro sembrerebbe essere stato bloccato dalle norme presenti del DL liquidità, lo stesso non possiamo dire di quello da 5,5 miliardi che, guarda caso, sarà di poco inferiore al prestito garantito dallo stato in questi giorni; difatti la FCA Italy con questo prestito non farà altro che pagare i propri fornitori garantendo alla casa madre FCA di prelevare tutta la liquidità necessaria presente nelle casse della controllata italiana e garantirsi i famigerati dividendi che per altro essendo le sedi legali e fiscali fuori dall’Italia (punto I.), e quindi sottoposti ad altre leggi, saranno totalmente esentasse.
Come se non bastasse al fine di garantirsi l’approvazione di una parte dell’opinione pubblica in questi giorni ovvero, guarda caso, da quando il gruppo GEDI, proprietario de La Repubblica e dell’Huffington-post, è stato acquistato dalla holding finanziaria degli Elkann, è partita una importante campagna “promozionale” a favore della FCA da La Stampa (tramite il nuovo direttore Giannini) e La Repubblica (grazie all’influsso del Direttore Molinari appena arrivato).
Le polemiche politiche scoppiate, dunque, in questi giorni tra l’on. Calenda (A), il sen. Renzi (IV), l’on. Orlando (PD), il Segretario della CGIL Landini ed altri, ingigantite dai giornali e su cui non ci soffermiamo, non vedono una posizione in campo che metta in discussione l’impianto generale delle garanzie statali per il gruppo FCA. Ci si limita, nei casi più “estremi” a chiedere un comportamento congruo nella gestione dei profitti. Sempre che questo voglia dire qualcosa. Ad oggi, sebbene per l’accesso alle misure di garanzia statale l’azienda FCA Italy – che è solo il distaccamento italiano di FCA – si debba impegnare a non distribuire dividendi, così non è per il gruppo FCA nel suo complesso che si è già vincolato a staccare la sua cedola nell’ambito della sua trattativa con PSA. Quello su cui la politica è d’accordo in maniera unanime è che lo Stato debba, in questa fase, farsi garante dei profitti dei privati attraverso prestiti e garanzie, anche nei confronti di chi, come FIAT ha già ricevuto miliardi e miliardi di finanziamenti.
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FONTI
- https://www.ilriformista.it/fca-psa-nasce-il-quarto-produttore-di-auto-elkann-presidente-e-tavares-ceo-24539/?refresh_ce
- https://www.open.online/2019/12/18/fiat-chrysler-peugeot-missione-compiuta-annunciata-la-fusione-ecco-i-punti-principali/
- https://quifinanza.it/soldi/fca-prestito-sace-6-miliardi-reazioni/383378/
- https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/05/18/prestito-a-fca-renzi-che-male-ce-ridicolo-evocare-i-poteri-forti-orlando-parliamo-di-sedi-e-garanzie-calenda-ai-renziani-siete-appecoronati-ai-grandi-gruppi/5805350/
- https://quifinanza.it/finanza/fca-conferma-chiesto-allitalia-un-prestito-pubblico-di-63-miliardi/383602/
- https://www.repubblica.it/economia/2020/05/18/news/fca_gualtieri_e_un_prestito_non_un_regalo_chieste_condizioni_stringenti_-257036199/
- https://www.open.online/2020/05/19/fca-prestito-stato-stop-dividendi-2020/
- https://www.internazionale.it/notizie/roberta-carlini/2020/05/19/fca-prestito-italia
- https://ilmanifesto.it/la-filiera-salvata-da-fca-quella-che-non-e-gia-stata-uccisa/
- https://www.sialcobas.it/2016/03/come-gli-agnelli-hanno-rapinato-litalia-lungo-un-intero-secolo/