Nessuna risposta se non la violenza. I sintomi di un sistema in crisi
L’omicidio di George Floyd a Minneapolis[1] non è rimasto un caso fra i molti di violenza e oppressione verso i ceti e i gruppi sociali più discriminati e abbandonati dal sistema americano. La totale indifferenza, mostrata da vari video, con cui il poliziotto ha soffocato col suo ginocchio Floyd – che non aveva opposto alcuna resistenza al fermo – è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il giorno seguente sono scoppiate proteste a Minneapolis, cresciute in risposta alla reazione violenta della polizia e culminate nell’incendio della caserma di polizia del terzo distretto della città, saccheggiata e data alle fiamme.
Un altro fattore che ha sicuramente favorito lo sviluppo delle rivolte è stato la stessa ambiguità iniziale, da parte delle forze dell’ordine, verso Derek Chauvin. L’omicida inizialmente era stato semplicemente licenziato, salvo poi – di fronte al crescere della protesta, non più limitata a Minneapolis – venire denunciato per omicidio di terzo grado: il livello più lieve di omicidio, riconosciuto solo in alcuni stati americani fra cui il Minnesota. Esso riguarda chiunque abbia causato la morte di una persona senza intento volontario di uccidere, ma agendo con brutale violenza e con particolare indifferenza alla vita altrui[2] (non va dimenticato che Chauvin ha tenuto il ginocchio sulla carotide di Floyd per ben 8 minuti e 46 secondi e per ben 2 minuti e 56 secondi dopo che Floyd aveva perso coscienza[3]). La pena massima per questo reato è di 25 anni di carcere.
La protesta, come detto, non si è limitata a Minneapolis, ma ha coinvolto differenti stati americani, assumendo non solo un connotato antirazzista e contro le violenze della polizia, ma di scontro contro un sistema economico che favorisce l’accumulazione di ricchezza smodata per pochissimi e conseguentemente condanna alla povertà assoluta le classi proletarie e i gruppi sociali più sfruttati. Non va dimenticato come, oltre alla crisi sanitaria che negli Stati Uniti ha causato, soprattutto fra le fasce di popolazione più abbandonate, più di 100.000 morti[4], si prevede che il tasso di disoccupazione raggiungerà il 20% circa della popolazione[5]. Tutto questo mentre i miliardari americani hanno visto le loro ricchezze, durante la pandemia, crescere di più di 400 miliardi[6] (noi vi abbiamo accennato qui). L’omicidio di Floyd, come detto, è stato di conseguenza la miccia che ha fatto esplodere delle tensioni su più fronti e fra loro legate da un filo comune: un sistema che non sa tutelare i diritti basilari delle masse.
La stessa protesta contro la violenza razzista non è infatti slegabile dalle disuguaglianze prodotte dal capitalismo statunitense, la cui organizzazione è basata anche – oltre che sulla generale emarginazione degli strati proletari – sul mantenere enormi fasce di popolazione di colore in situazioni tremende di povertà[7].
Queste contraddizioni si son rese palesi nelle rivolte scoppiate nelle diverse città (fra cui Minneapolis, Los Angeles, Philadelphia, New York City, Houston, Washington D.C., Detroit, Atlanta, Cincinnati, Las Vegas, Chicago, Boston, New Orleans, Kansas City, ecc.). Certamente il panorama di queste rivolte è variegato, con differenti realtà locali che le organizzano (come, a Minneapolis, Communities united against police brutality, attiva in zona dal 2000 e in prima linea ora nell’organizzazione dei manifestanti), in aggiunta ai movimenti nazionali fra cui (oltre a realtà di sinistra o di ispirazione marxista come Antifascist action o Party for socialism and liberation) centrale è sicuramente il movimento internazionale Black lives matter, realtà di carattere decentralizzato i cui gruppi hanno guidato le proteste in diverse città statunitensi.
Nonostante l’eterogeneità e la genericità delle rivendicazioni abbinate alle proteste cui abbiamo fatto cenno, si palesa comunque il comune e diffuso malessere per le ingiustizie perpetrate dal sistema americano. In molte delle suddette città non sono mancate sommosse violente, caratterizzate dalla distruzione di veicoli della polizia, espropri e danneggiamenti in negozi di lusso o di grandi catene multinazionali, nonché forme di redistribuzione e di mutuo aiuto fra le masse popolari.
Bisogna anche contestualizzare come tali reazioni siano anche dovute al pugno duro della polizia, che in molti Stati sta cercando di reprimere i moti di protesta: gli arresti sembra abbiano superato le 4.400 persone[8], con lo Stato di Los Angeles che da solo ha raggiunto i 971 arresti. Molti governatori hanno inoltre preso misure pesanti e di ricatto verso i moti di rivolta: sempre a Los Angeles, il sindaco Eric Garcetti ha chiuso i centri per i test covid presenti in città, con la scusa di voler mettere in sicurezza le strade[9]. Il tutto è poi amplificato dalla direzione generale del governo federale, con Donald Trump che ha accusato le rivolte di “infangare” il nome di George Floyd e non si è trattenuto dall’accusare i rivoltosi di essere guidati da realtà di estrema sinistra e anarchiche – ovviamente affermando ciò con scopi denigratori dal suo punto di vista – e da affermare, in uno dei tweet più recenti, che gli Stati Uniti d’America designeranno l’organizzazione “Antifascist-action” come un gruppo terroristico, a guida delle attuali rivolte.
Queste accuse avvengono mentre immagini eloquenti mostrano l’obelisco di Washington coperto dal fumo proveniente da incendi innescati dalle recenti rivolte, e con Trump che, incapace di sedare le proteste, non fa altro che buttare benzina sul fuoco twittando “LAW & ORDER!” dal bunker in cui è stato portato per il rischio di possibili attacchi alla sua persona.
Si delinea così, al momento, una situazione di enorme tensione e in continuo sviluppo, dove la risposta principale delle forze dell’ordine sembra essere la repressione.
Per quanto vi siano rari casi dove la polizia ha deciso di marciare assieme ai manifestanti[10], la situazione attuale mostra scontri molto violenti e il coprifuoco dichiarato in 25 città di 15 stati americani, sintomo di un sistema che di fronte alla perdita del consenso non trova altra via che non sia soffocare il malcontento.
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[1] https://www.lordinenuovo.it/2020/05/29/george-floyd-quando-la-violenza-della-polizia-e-oppressione-di-classe/.
[2] https://www.revisor.mn.gov/statutes/cite/609.195.
[3] https://edition.cnn.com/2020/05/29/us/derek-chauvin-third-degree-murder/index.htmlhttps://edition.cnn.com/2020/05/29/us/derek-chauvin-third-degree-murder/index.html.
[4] https://www.theguardian.com/us-news/2020/may/28/us-coronavirus-death-toll-racial-disparity-inequalityhttps://www.theguardian.com/us-news/2020/may/28/us-coronavirus-death-toll-racial-disparity-inequality.
[5] https://www.cnbc.com/2020/05/29/expect-more-shocking-economic-data-in-the-week-ahead-with-the-unemployment-rate-set-to-near-20percent.html.
[6] https://www.foxbusiness.com/money/american-billionaires-richer-since-coronavirus-pandemic-began.
[7] https://www.dinamopress.it/news/critica-della-ragione-suprematista-bianca/.
[8] https://www.nbcnews.com/news/us-news/live-blog/2020-06-01-nationwide-protests-over-george-floyd-death-live-n1220761/ncrd1220781#liveBlogHeader.
[9] https://www.complex.com/life/2020/06/la-mayor-closes-covid-19-testing-sites-city-wide.
[10] Un esempio nella città del New Jersey: https://www.youtube.com/watch?v=EIY8L0FLcYA.