Lavoratori stagionali: gli eterni discriminati. Bonus in ritardo e zero certezze contrattuali (2/2)
Segue dalla prima parte.
La vita del lavoratore stagionale: le esperienze concrete
Nella prima parte abbiamo parlato del quadro giuridico contingente che caratterizza il lavoro stagionale, integrato nella sua cornice generale. Ma come viene percepito tutto questo dai diretti interessati? Abbiamo qui raccolto diverse testimonianze di giovani che sono o hanno vissuto come lavoratori stagionali sulla costa tirrenica del vibonese. I nomi sono di fantasia, per ovvie ragioni.
Andrea, tu sei disoccupato da due anni e nella vita hai potuto lavorare solo sporadicamente come stagionale o aiutante per imprese a gestione familiare. Quali sono i disagi maggiori che la vita quotidiana presenta?
Beh, innanzitutto la cosa più triste è che nonostante viva in una famiglia in cui tutti e quattro i membri sono disoccupati, non siamo riusciti ad usufruire del reddito di cittadinanza perché sono in possesso di una moto di cilindrata superiore a 250. La cosa potrebbe sembrare sensata all’apparenza, ma non lo è se si pensa che da quando ero adolescente ho lavorato e guadagnato (poco) con il solo sogno di acquistare questa singola moto. Non posseggo nulla, eppure per avere un sussidio minimo per avviarmi al lavoro dovrei separarmi dall’unica soddisfazione che mi ha dato il lavoro finora. Ormai tendo a perdere la speranza: mando ogni giorno decine di curriculum ma nessuno va mai a buon fine.
Tra i disagi maggiori che ho constatato durante i periodi di lavoro qui in Calabria voglio citare il fatto di lavorare a chiamata senza ore minime giornaliere: mi sono capitate giornate in cui non riuscivo a coprire neanche il costo della benzina.
Per non parlare delle piccole imprese che pretendono che tu faccia la partita IVA quando è palese che lavorerai solo per loro, senza dunque le tutele di un dipendente e senza i clienti numerosi che dovrebbero caratterizzare un professionista avviato.
Paola, tu che hai praticato diversi lavori nell’ambiente stagionale, come vedi un’iniziativa unitaria di mobilitazione?
Sono d’accordissimo e potete contare su di me! Io sono una volontaria del servizio civile dal febbraio 2020, ovviamente ho fatto anche io domanda per il bonus dei lavoratori stagionali in quanto ho sempre e solo lavorato come receptionist per uno stipendio che lascio immaginare, ma non ho percepito nulla. Studio e mi mantengo completamente da sola con 430 euro al mese (paga dei volontari)! Quindi qualora si volesse organizzare una protesta, io ci sono!
Un primo risultato della mobilitazione dei lavoratori stagionali vibonesi è la creazione di un gruppo informale di coordinamento, che domenica 24 Maggio ha fatto la sua prima apparizione pubblica manifestando a Tropea per le tutele contrattuali e contro il ritardo degli uffici INPS nell’erogazione del bonus di emergenza a tutti gli stagionali di fatto. Questa protesta ha fatto seguito a quelle organizzate dall’Associazione Nazionale Lavoratori stagionali, soprattutto sulla costiera amalfitana.
Benedetto, come assistente bagnanti, cosa pensi dell’idea di costituire un gruppo stabile intercategoriale per rivendicare maggiori tutele per i lavoratori del tuo settore?
Grazie al gruppo che è stato creato finalmente si dà a tutti noi la possibilità di dire la nostra. È inaccettabile ancora oggi vedersi sfruttati da questo meccanismo orribile quale è lo sfruttamento stagionale. È assurdo, per tutte le persone che ci lavorano, che mettono il proprio impegno ed il proprio tempo, e non parlo solo a livello stagionale: purtroppo qui questo succede anche in tante altre categorie! Bella iniziativa. Io sono a favore di smuovere un qualcosa per raggiungere obiettivi positivi per tutti noi e per tutti coloro che lavorano durante l’estate con tanto impegno per guadagnarsi un pezzo di pane.
Fabio, come cuoco hai lavorato in tanti ambienti diversi, anche all’estero. Puoi dirci la tua prospettiva sul problema dello sfruttamento stagionale e le prospettive che può avere un coordinamento unitario?
Beh, le problematiche sono molte. Non tutti avrebbero il coraggio magari di rifiutare un lavoro senza contratto e diritti perché purtroppo qui c’è letteralmente la fame. Io sono d’accordo con l’iniziativa e sono sicuro che con una ribellione collettiva le cose cambierebbero, ma ci sono di mezzo anche “gli uomini d’onore“ che governano sul 70% delle strutture.
Purtroppo ricevere l’offerta di un lavoro viene vista come un favore, chiedere poi i diritti diventa uno scandalo e si viene scartati perché c’è chi prende il reddito di cittadinanza e lavorare in nero gli conviene! Ho passato 10 anni della mia vita in un paese europeo estero e, credimi, qui siamo indietro anni luce! Manca il senso civico, siamo abituati ad essere sottomessi!
Io nel mio piccolo faccio molte battaglie ma vengo il più delle volte visto come una mina vagante solo perché combatto per i miei diritti (mi viene da pestarmi la testa al muro quando ci penso).
Antonio, tu fai il cameriere stagionale in una cooperativa. Che ambiente di lavoro è?
Sì, sono uno dei tanti assunti attraverso lo stratagemma delle cooperative create ad hoc che, ho saputo, cambiano letteralmente ogni anno. Purtroppo, io ho capito che molti non si espongono perché, pur non soddisfatti, lavorano ogni anno al solito posto, per paura di perdere il proprio lavoro.
L’anno scorso nel mio villaggio turistico c’erano parecchie persone insoddisfatte ma le stesse persone ogni stagione sono lì a lavorare perché non trovano di meglio. Purtroppo, come si suol dire, il “pane” serve a tutti.
Secondo me quello che succederà in questi mesi sarà decisivo riguardo alla sorte dei dipendenti e per la possibilità di creare qualche mobilitazione concreta perché, ad esempio, adesso tutti si tengono stretto quel poco che hanno: chi lavora quest’estate si considera fortunato. Quando si accorgeranno che i villaggi molto probabilmente non apriranno e non ci saranno né sussidi sufficienti per vivere decentemente, né NASPI (e con l’inverno saremo rovinati) credo che si faranno avanti in molti.
Per non parlare che fino all’anno scorso c’erano persone a Tropea assunte per 2 ore e neanche sono riuscite a prendere la NASPI: sembra sempre che ci facciano il favore di farci lavorare.
Dario, da cameriere rimasto quest’anno senza occupazione, ti vedi trascurato da parte delle istituzioni?
È la realtà: siamo l’ultima ruota del carro, nessuno ne parla, nessuno ci difende, eppure il turismo genera il 5 o 6 % del PIL nazionale; molte volte vengo sottopagato o nemmeno vengo assunto ufficialmente oppure, ancora, vengo assunto part-time ma faccio 13 ore di lavoro al giorno.
Le rivendicazioni immediate e più urgenti dei lavoratori stagionali
La sensazione di pressione quotidiana che caratterizza costantemente il modello lavorativo stagionale non può essere più a lungo sostenibile.
Alla luce delle insufficienze normative sul contratto stagionale, esposte nella prima parte dell’articolo, e del basso potere contrattuale che i lavoratori stagionali subiscono da decenni, alcuni lavoratori si sono mobilitati portando avanti le seguenti rivendicazioni:
1 – Nel rispetto nelle norme relative al periodo di prova, il quale potrà essere modulato liberamente dalle parti con il limite però che non potrà, in nessun caso, essere disposto di una durata superiore alle due settimane, l’utilizzo di una causale verificabile nel caso in cui il lavoratore venga riassunto con contratto stagionale entro 10 giorni dalla data di scadenza di un contratto di durata fino a 1 mese, oppure entro 20 giorni dalla data di scadenza di un contratto di durata superiore a 1 mese. In caso di mancanza della causale, dopo un anno dalla stipula del primo contratto o al primo rinnovo, un’assunzione stagionale viene a prendere la forma di un contratto a tempo indeterminato che contempli la particolare ciclicità e intermittenza del lavoro stagionale.
2 – La trasformazione del contratto stagionale in forma indeterminata in ogni caso, dopo che siano trascorsi 24 mesi dalla stipula del primo contratto stagionale, purché il lavoratore abbia prestato attività lavorativa almeno per un mese ad ogni intervallo di 12 mesi e abbia realizzato almeno 4 mesi di prestazione lavorativa totale. Alle eventuali chiusure anticipate giustificate del contratto si applicano quindi le norme del contratto a tempo indeterminato.
3 – Per assicurare il rispetto delle ore massime giornaliere, del giorno libero settimanale, del pagamento di tfr e tredicesima, aumento del 50% del personale dell’Ispettorato del Lavoro, la rotazione degli ispettori tra le zone, il raddoppio delle attuali 74 sedi e l’abolizione del divieto di maggiori oneri per lo Stato per il finanziamento dell’Ispettorato; la creazione di un sistema pubblico con supporto informatico e dotato, grazie al raddoppio delle sedi, di sale adibite alle riunioni, per la coordinazione dei lavoratori stagionali regionali, e la preparazione di istanze e denunce comuni prodotte sia attraverso rappresentanza libera sia attraverso organizzazione sindacale.
4 – Il salario minimo orario intercategoriale stagionale di 10 euro l’ora.
5 – Che il calcolo della NASpI tenga conto dei periodi coperti da contributi figurativi che hanno già dato luogo al pagamento di prestazioni di disoccupazione, in modo da coprire tutti i mesi di disoccupazione nei mesi non estivi.
Tutto questo deve essere posto nell’ottica delle rivendicazioni di prospettiva, che hanno natura spiccatamente politica e presuppongono la volontà di rovesciare da capo a piedi il sistema produttivo attuale, fondato sulla rendita di potere di pochi alle spalle di molti.
Solo un sistema in cui le imprese siano gestite in maniera collegiale da parte dei lavoratori inclusi in esse, i quali – sotto le regolamentazioni e le linee guida di una pianificazione nazionale circa la politica industriale generale – decidano come distribuire il ricavo, come investirlo, come e dove produrre può assicurare l’esistenza di una società fondata sul riconoscimento dei contributi reciproci e sul solidarismo.
La strada verso la costruzione di una comunità socialista passa attraverso la comprensione dei bisogni immediati, per iscriverli negli obiettivi di lungo corso, e passa per la lotta per le esigenze immediate al fine di creare la coscienza della forza organizzativa dei lavoratori e al fine di dare ad essi la forza economica per proseguire con maggiore vigore le battaglie.
Domenico Cortese e Costantino Talia