I pirati dell’imperialismo contro il Venezuela bolivariano
Giovedì scorso l’Alta Corte d’Inghilterra ha emesso una sentenza di piratesca memoria in cui si sancisce che l’oro venezuelano custodito nella Banca d’Inghilterra appartiene al golpista Juan Guadó e non al governo del presidente Nicolás Maduro Moros. Il Governo Bolivariano aveva chiesto l’oro per combattere gli effetti della pandemia tramite il Programma delle Nazione Unite per lo sviluppo (UNDP), il quale avrebbe dovuto gestire il denaro frutto della vendita delle riserve.
La vicenda si protrae dal 2018, quando il governo venezuelano sollecitò il rimpatrio di 31 tonnellate d’oro che si trovano nelle casseforti della Banca d’Inghilterra — valutate in circa un miliardo di dollari — per fare fronte alle continue sanzioni internazionali.
Il rimpatrio è entrato in fase di stallo quando nel gennaio del 2019, in una piazza di Caracas, il deputato oppositore Juan Guadó si è autoproclamato “presidente ad interim” del Venezuela, basandosi sull’articolo 233 della costituzione[1], che conferisce al presidente del legislativo la presidenza della Repubblica in caso di “assenza assoluta del Presidente”; questo partendo dal fatto che una parte dell’opposizione venezuelana non riconobbe come valide le elezioni presidenziali svolte il 20 maggio del 2018, dove Maduro vinse prendendo oltre 6 milioni di voti. Pochi minuti dopo la sua autoproclamazione arrivò il riconoscimento da parte di Trump e, nei giorni successivi, quello di una cinquantina di Paesi allineati con Washington, tra cui la quasi totalità dell’Unione Europea. Da questa sua “carica” (totalmente priva di riscontro nella realtà all’interno del Paese ma con importanti appoggi all’estero), Guaidó ha permesso di portare avanti una sistematica rapina delle aziende pubbliche venezuelane operanti all’estero, come per esempio la petrolifera CITGO — sequestrata dal governo statunitense — e la petrolchimica Monómeros, di cui si è impadronito lo Stato colombiano[2]. Guaidó ha anche esortato la comunità internazionale a inasprire le sanzioni contro il popolo venezuelano e le misure di pressione su Maduro. Infatti, pochi giorni dopo la sua autoproclamazione, il leader oppositore sollecitò, tramite una lettera indirizzata all’ex premier britannica Theresa May, di non restituire l’oro al governo bolivariano, in quanto sarebbe servito a finanziare “attività illecite”.
Con l’arrivo della pandemia, e in segno di buona fede, il Governo Bolivariano ha insistito per il rimpatrio chiedendo che i soldi venissero trasferiti al Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) e che fossero le Nazioni Unite a gestire gli acquisti di materiale medico e generi alimentari per il Venezuela.
Lo scorso maggio, la Banca Centrale del Venezuela (BCV) è ricorsa ai tribunali inglesi per sbloccare le risorse. La prima udienza si è svolta il 22 giugno e la polemica sentenza è stata pubblicata il 2 luglio. In essa, l’Alta Corte d’Inghilterra e Galles ha dichiarato che “senza equivoco” il legittimo presidente del Venezuela è Juan Guaidó, e che spetta a lui la gestione dell’oro. Suddetta sentenza trova però parecchie incongruenze, tanto pratiche come legali. Innanzi tutto, sia legalmente che de facto, il potere in Venezuela lo continua ad esercitare il Governo Bolivariano. Inoltre, le rappresentanze diplomatiche venezuelane presenti e accreditate nel Regno Unito sono state nominate da Maduro, così come le cariche diplomatiche britanniche a Caracas, le quali hanno presentato le credenziali davanti a Maduro e non a Guaidó.
La sentenza è stata qualificata come “assurda” da parte del governo venezuelano in un comunicato pubblicato su Twitter dal ministro degli esteri Jorge Arreaza. “Questa decisione trova supporto in un’allucinante autoproclamazione di un deputato come presunto presidente ad interim del Venezuela, a capo di un’organizzazione criminale internazionale che mira ad impadronirsi illegalmente delle risorse della Repubblica Bolivariana del Venezuela”, recita il comunicato. Successivamente la BCV ha annunciato che farà ricorso immediatamente per questa “insensata decisione”[3].
Cosa ci fa dell’oro venezuelano a Londra?
Custodire le proprie riserve in oro in banche estere è un’usanza molto diffusa tra le nazioni piccole, le quali non hanno le infrastrutture adatte a garantire la sicurezza del metallo prezioso. La Banca d’Inghilterra offre anche la possibilità di pignorare l’oro e di venderlo molto più rapidamente sul mercato europeo. Circa 30 banche centrali conservano le loro riserve auree nella Banca d’Inghilterra, rendendola la seconda maggiore detentrice d’oro al mondo, superata solo dalla Federal Reserve degli Stati Uniti.
Dopo l’aggressione imperialistica alla Libia del 2011 e il conseguente congelamento e saccheggio dei conti libici all’estero da parte delle potenze occidentali, l’allora governo del comandante Hugo Chávez aveva avviato il processo di rimpatrio di tutto l’oro venezuelano. Circa 160 tonnellate d’oro furono rimpatriate solo quell’anno.
Con il progressivo aumento delle sanzioni da parte dell’imperialismo americano ed europeo, la vendita dell’oro è diventata via a via più importante per il sostegno dell’economia pubblica venezuelana. Non a caso, da quanto si apprende dal recente libro di memorie di John Bolton, l’osteggiare il rientro di riserve in Venezuela è uno dei punti fondamentali del piano di strangolamento della Casa Bianca.
“Fa tutto parte del nostro piano”, assicura John Bolton
“The room where it happened” è il titolo del libro di memorie di John Bolton (consigliere per la sicurezza nazionale del governo Trump da aprile 2018 a settembre 2019), recentemente pubblicato. Bolton nel suo libro afferma che il Regno Unito “è sempre stato felice di collaborare” con gli USA nel fare pressione sul Venezuela, per esempio “congelando i depositi di oro venezuelano nella Banca d’Inghilterra”. In un tweet, il ministro venezuelano Jorge Arreaza ha catalogato il passaggio del libro come l’ennesima prova della rapina illegale contro il Venezuela[4].
Il libro di Bolton ha suscitato non poche polemiche e la sua pubblicazione — approvata da un giudice federale — ha scatenato le proteste dell’amministrazione Trump. Nel libro, Bolton dichiara che Trump avrebbe voluto ritirare l’appoggio a Guaidó appena 30 ore dopo la sua autoproclamazione perché proiettava “un’immagine di un bambino debole davanti a un Maduro forte”. Considerando i successivi sviluppi, probabilmente questa non sarebbe stata una pessima idea.
Il deterioramento dell’immagine pubblica di Guaidó
Sono ormai 19 mesi che Juan Guaidó tenta invano di insediarsi al potere in Venezuela e il suo tentativo di rovesciare Maduro è pressoché al punto di partenza. L’opposizione venezuelana è spaccata tra chi lo ritiene ancora utile e chi lo vede come un semplice ostacolo per il rovesciamento del modello bolivariano. Oltre a questo, il suo ex-ambasciatore in Colombia, Humberto Calderón Berti, ha accusato formalmente Guaidó di avere sperperato i fondi erogati dagli Stati Uniti in feste a luci rosse e alcol. Le feste si sarebbero svolte in Colombia nel febbraio del 2019, quando il leader oppositore cercava di fare entrare gli “aiuti umanitari americani” in Venezuela[5]. Fu proprio in Colombia che Guaidó venne fotografato insieme a due capi narco-paramilitari. Dopo la comparsa di queste foto, la procura generale del Venezuela ha avviato un’indagine sui presunti rapporti tra il leader oppositore e il narcoterrorismo[6].
Possibili sviluppi
Sebbene la sentenza della corte inglese segnali Guaidó come la persona responsabile della gestione dell’oro, difficilmente avverrà il passaggio effettivo di queste 31 tonnellate nelle sue mani, principalmente perché i trasferimenti si svolgono tramite le rispettive banche centrali e la BCV è sotto il controllo del governo di Maduro. Plausibilmente l’oro rimarrà sequestrato a Londra, privando il popolo venezuelano delle sue legittime risorse.
Risulta chiaro che stiamo assistendo a una nuova fase della politica imperialista degli Stati Uniti contro il Venezuela, caratterizzata dalla rapina delle riserve all’estero e inquadrata nella già prolungata guerra di strangolamento economico composta da sanzioni formali e sabotaggi interni, grazie anche alla complicità della borghesia locale. Lo scopo ultimo è quello di impossessarsi delle riserve petrolifere venezuelane (le più grandi al mondo) e, pur di raggiungerlo, gli Stati Uniti e i suoi alleati non si fanno scrupoli di passare sopra la vita e la salute di milioni di persone, chaviste o anti-chaviste che esse siano.
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Altre fonti:
– https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-53078808
– https://actualidad.rt.com/actualidad/358655-reino-unido-realmente-entregara-oro-guaido
– https://actualidad.rt.com/actualidad/358548-justicia-britanica-deniega-gobierno-venezuela-oro
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[1] https://www.lavanguardia.com/internacional/20190124/454281865845/legal-autoproclamacion-guaido-venezuela.html
[2] https://www.telesurtv.net/news/guaido-saqueo-citgo-perdidas-millonarias-petroleo-venezuela-20191211-0026.html, https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-47243157], [https://www.youtube.com/watch?v=zQMN5GjXdzs
[3] https://twitter.com/jaarreaza/status/1278757430390919169?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1278757430390919169%7Ctwgr%5E&ref_url=https%3A%2F%2Factualidad.rt.com%2Factualidad%2F358613-caracas-rechaza-decision-tribunal-britanico-oro
[4] https://actualidad.rt.com/actualidad/357334-bolton-reino-unido-encantado-cooperar-eeuu-congelar-oro-venezuela
[5] https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-47243157
[6] https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2019/09/20/venezuela-nuove-foto-guaido-con-narcos-colombiani_O0iBiwnbWx7ISrMBnoW0WI.html?refresh_ce