Bologna, 2 agosto 1980 – la verità negata
Il 2 agosto 2020 ricorre il quarantennale della strage di Bologna. Quest’anno il consueto corteo, a causa delle misure di distanziamento anti-Covid, verrà trasformato in un evento su prenotazione dal quale, ovviamente, sono escluse le voci più critiche e le posizioni più radicali.
Tra i partecipanti istituzionali, oltre al sindaco Merola ci saranno Vito Crimi, e la presidente del senato Casellati, esponente di Forza Italia, partito fondato da un noto iscritto alla P2.
Al contempo, le forze di destra organizzano una contromanifestazione per negare la responsabilità fascista nella strage, in barba ad ogni evidenza, anche giudiziaria.
Ma facciamo un passo indietro.
Gli avvenimenti
Bologna, 2 agosto 1980. Erano le 10:25 quando nella sala d’aspetto di seconda classe della Stazione di Bologna Centrale, un potente ordigno di fabbricazione militare esplodeva, distruggendo l’ala Ovest della stazione, uccidendo 85 persone e ferendone altre 200. È il peggiore attentato terroristico della storia d’Italia.
L’esplosione è talmente forte che riesce a sentirsi a svariati chilometri dal luogo, lasciando nell’aria e sui feriti l’inconfondibile odore della polvere da sparo. Nonostante questo, la prima ipotesi delle istituzioni, tra cui il presidente del consiglio Francesco Cossiga, è quella dell’esplosione di una caldaia. Iniziano così a venire a galla i primi sospetti di depistaggio.
Già, perché appena vengono ritrovati i resti della valigetta contenente 23 kg di esplosivo, 5 kg di Compound B (composto di tritolo e T4) e 18 kg di nitroglicerina per potenziare l’esplosione, il terrorismo di destra diventa subito il principale indiziato, in particolare l’organizzazione eversiva NAR. I NAR (Nuclei armati rivoluzionari) nati a Roma nel 1977, si costituirono come un gruppo di neofascisti distaccatosi dall’MSI e dagli altri gruppi terroristici di estrema destra in visione di un approccio ancor più radicale. A differenziare i NAR dagli altri movimenti “neri” anche la gerarchia interna molto liquida, una struttura non definita, più simili ad un’associazione paritaria.
Tra i membri più quotati si trovavano Valerio Fioravanti e suo fratello Cristiano, Francesca Mambro e Lugi Ciavardini, ma anche personaggi come Massimo Carminati, tornato alla ribalta delle cronache negli ultimi anni come figura centrale dell’inchiesta “Mafia Capitale”.
E’ proprio su Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, la cui presenza alla stazione di Bologna nella mattinata di quel 2 agosto è stata confermata dalle indagini e dalla sentenza di condanna, che si poggia il primo mattone per ricostruire la catena di mandanti ed esecutori della più grande strage della storia della Repubblica. Nel 1995 la sentenza definitiva della Cassazione confermerà l’ergastolo per i due NAR responsabili di decine di omicidi, ma verranno condannati a dieci anni di carcere anche Licio Gelli, a capo della loggia massonica della P2, e Francesco Pazienza, agente del SISMI, insieme a due alti funzionari dei servizi segreti, Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte.
Infatti, fin dai primi istanti dopo l’attentato inizieranno i tentativi di depistaggio e mistificazione ai danni delle indagini da parte dei servizi segreti italiani e di membri importanti della società. Emblematico fu il ritrovamento, pochi mesi dopo, sul treno Espresso 514 Taranto-Milano, di una valigetta esplosiva, simile a quella di Bologna, di armi e documenti falsi riconducibili ad una pista di estremisti di destra italiani in collaborazione con gruppi francesi e tedeschi. In realtà, quella che doveva rappresentare l’operazione “Terrore sui treni”, in continuità con la strage di Bologna, si rivelò essere un depistaggio operato da membri del SISMI e da esponenti dei Carabinieri.
Alla luce di ciò, le dichiarazioni susseguitesi negli anni da membri di governo ed esponenti politici — come Cossiga o Spadolini, che parlarono prima di una caldaia e poi di una pista araba dietro l’attentato — hanno reso la ricerca della verità sui mandanti della strage ancora più fumosa e confusa.
La condotta tenuta a parole e fatti da enormi pezzi dell’apparato statale ha evidenziato come durante gli Anni di Piombo questo fosse legato a più livelli a reti e rapporti con organizzazioni terroristiche di destra, attraverso le quali si era organizzata una collaborazione anticomunista.
In questi giorni, un altro tassello della verità storica di quegli anni sembra poter finalmente venire alla luce. Un’indagine dell’Espresso condotta da Paolo Biondani, indicherebbe in Licio Gelli, capo della loggia P2, il mandante e il finanziatore di quel 2 agosto 1980. Seguendo le inchieste della procura di Bologna, le testimonianze ed i documenti dell’epoca, si è svelato un filo ininterrotto che conduce dal Banco Ambrosiano del banchiere Calvi, a una valigetta contenente 1 milione di dollari americani, consegnata dallo stesso Gelli ai NAR qualche giorno prima della strage. Nel giro di 15 milioni di dollari, movimentati dal capo della P2, e smossi nel luglio del 1980, una traccia conduce anche a Londra dove, tramite alcuni antiquari italiani, i soldi sarebbero serviti per finanziare la latitanza di alcuni esponenti dei movimenti di estrema destra rifugiatisi nella capitale inglese, tra cui Roberto Fiore (fondatore e leader di Forza Nuova e all’epoca appartenente all’organizzazione armata neofascista Terza Posizione), Stefano Tiraboschi e Vittorio Spadavecchia, questi ultimi due ex-NAR tutt’ora residenti a Londra dove gestiscono un business di circa 12 milioni di sterline[1].
Gladio e i servizi segreti atlantici
Le ultime indagini hanno poi messo per iscritto il segreto di Pulcinella: la strage della stazione va ricollegata all’esistenza di uno stretto rapporto tra istituzioni, massoneria, neofascismo, soldi sporchi e servizi segreti nazionali e internazionali. Infatti, due dei tre agenti del SISMI condannati (Musumeci e Belmonte) risultano affiliati alla massoneria; per di più Musumeci compare nelle liste della P2 con tessera 487. Affiliato alla P2 è anche l’allora capo del SISMI, Giuseppe Santovito (tessera 527).
Benzina sul fuoco aggiungono le dichiarazioni fatte dall’ex-terrorista nero Vincenzo Vinciguerra, condannato all’ergastolo per la strage di Peteano del 1972: «Fin dal dopoguerra sarebbe stata costituita una struttura parallela ai servizi di sicurezza e che dipendeva dall’Alleanza atlantica; i vertici politici e militari italiani ne erano perfettamente a conoscenza. Si trattava di una struttura attrezzata anche sul piano operativo ad interventi di sabotaggio nel caso si verificasse un’invasione sovietica. Il personale veniva selezionato e reclutato negli ambienti di estrema destra. Quindi la strategia della tensione che ha colpito l’Italia, e mi riferisco a tutti gli episodi che partono dal 1969 e anche prima, è dovuta all’esistenza della struttura occulta di cui ho detto e agli uomini che vi appartenevano e che sono stati utilizzati anche per fini interni da forze nazionali ed internazionali. Per forze internazionali intendo principalmente gli Stati Uniti d’America»[2].
Questa dichiarazione si riferisce evidentemente agli stretti rapporti tra i servizi segreti dei paesi NATO con elementi della destra eversiva come parte della rete Stay-behind, in Italia nota come Gladio.
Sempre Vinciguerra, interrogato da un giudice nel 1984 dice, riferendosi allo stragismo: «Con la strage di Peteano, e con tutte quelle che sono seguite, la conoscenza dei fatti potrebbe far risultare chiaro che esisteva una reale viva struttura, segreta, con le capacità di dare una direzione agli scandali… esisteva in Italia una struttura parallela alle forze armate, composta da civili e militari, con una funzione anti-comunista che era organizzare una resistenza sul suolo italiano contro l’esercito russo… una organizzazione segreta, una sovra-organizzazione con un rete di comunicazioni, armi ed esplosivi, ed uomini addestrati all’utilizzo delle stesse… una sovra-organizzazione, la quale mancando una invasione militare sovietica, assunse il compito, per conto della NATO, di prevenire una deriva a sinistra della nazione. Questo hanno fatto, con l’assistenza di ufficiali dei servizi segreti e di forze politiche e militari».
Stando a queste ricostruzioni, dunque, Gladio era un’organizzazione paramilitare di stampo reazionario, pilotata dall’intelligence americana e composta da ufficiali dell’esercito italiano, uomini di potere e agenti dei servizi che, tramite la strategia della tensione, mirava a manipolare l’opinione pubblica e gli apparati statali, onde evitare possibili rovesciamenti di campo nella collocazione internazionale e nella politica nazionale dell’Italia.
Gli obiettivi di Gladio combaciano perfettamente con il “Piano di Rinascita Democratica” della P2, per cui risulta plausibile che entrambe le organizzazioni abbiano condiviso obiettivi, metodi e uomini o, addirittura, che una sia stata funzionale all’altra.
A 40 anni di distanza, si farà giustizia?
I dati emersi dalle nuove inchieste hanno permesso di riformulare con più dettagli i ruoli dei mandanti e hanno chiarito lo scenario che li lega agli autori materiali. Grazie a questo, l’11 febbraio 2020 la procura di Bologna ha indicato Federico Umberto D’Amato (ex-ministro degli interni e tessera P2 #1643), Licio Gelli, Umberto Ortolani (imprenditore e presidente dell’AGI e dell’INCIS, tessera P2 #494) e Mario Tedeschi (repubblichino ed esponente del MSI, tessera P2 #853) come mandanti della strage alla stazione.
Eppure, mentre i responsabili invecchiano e muoiono la giustizia appare ancora lontana, lo stato, che ogni anno commemora la strage, dimentica di chiarire il ruolo fondamentale delle istituzioni italiane nell’ideare, condurre e insabbiare questo gravissimo crimine.
Al contrario, invita personaggi come la Casellati, perfetta esemplificazione della continuità tra la politica di allora e quella odierna. Non si può quindi più tacere, non si può rimandare oltre: quella del 2 agosto 1980 è stata una strage guidata dallo stato, compiuta attraverso manovalanza fascista. Bologna, i lavoratori, le vittime, chiedono verità.
__________________________________________
[1] https://www.stylo24.it/vittorio-spadavecchia-latitante-nar/
[2] Paolo Cucchiarelli, Aldo Giannuli, Lo Stato parallelo, Roma, 1997.
Link Correlati:
- https://www.rai.it/programmi/report/news/2020/07/Esclusivo-le-carte-inedite-sulla-Strage-di-Bologna-Gli-agenti-di-influenza-americani-e-lalleanza-tra-Gelli-neofascisti-e-Sismi-c1ca2727-e696-472a-97cf-91063e95e397.html
- https://www.corriere.it/cronache/20_luglio_26/strage-bologna-p2-gelli-milioni-dollari-finanziare-terroristi-neofascisti-812040ec-cf0c-11ea-ad37-c8c15ec5de19.shtml
- https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Bologna
- https://www.raicultura.it/webdoc/strage-bologna/index.html#undefined
- https://www.lastampa.it/cronaca/2020/05/19/news/strage-di-bologna-del-2-agosto-1980-chiesto-il-rinvio-a-giudizio-di-bellini-esecutore-dell-attentato-alla-stazione-1.38863798
- https://www.corriere.it/cronache/20_giugno_26/vittima-piu-mai-identificata-misteri-strage-bologna-c77722d0-b7de-11ea-b7f2-bfb2b67ec0ad.shtml
- https://www.youtube.com/watch?v=hnlYVrXk40A