La lotta Mapuche: un’occasione di riscatto per il Cile
Non c’è pace in Cile per il popolo Mapuche che sta subendo nelle ultime settimane una nuova fase di violenze ed aggressioni da un lato da parte di gruppi armati di estrema destra, fortemente razzisti, e dall’altro da parte di uno Stato, quello governato da Sebastián Piñera, connivente e desideroso di estinguere le proteste della popolazione indigena. I Mapuche, popolo originario del sud del Cile e dell’Argentina, risultano essere una minoranza del paese andino (circa il 4%), con poco più di 600 mila persone censite ed un tenore di vita molto basso.
La questione nacque quando, tra il 1862 e il 1883, il governo cileno incorporò l’Araucania sottraendo ai Mapuche non solo le terre che gli appartenevano da secoli ma anche la base economica che garantiva la sopravvivenza della popolazione; da allora per questo popolo ci fu un rapido declino verso povertà e una dipendenza totale dallo Stato cileno sia politicamente sia economicamente sia culturalmente. Difatti, dopo l’espropriazione delle terre ai Mapuche non rimase che praticare un’agricoltura di pura sussistenza nelle nuove terre di qualità scadente assegnategli dallo Stato. Parallelamente si innescò anche un fenomeno di desertificazione culturale con la dispersione geografica e la diluizione della popolazione nelle terre originarie dovute all’emigrazione verso le città. Tutto ciò ha portato nell’ultimo secolo ad una progressiva esclusione, discriminazione e sfruttamento della popolazione Mapuche.
Negli ultimi anni però, il movimento Mapuche, che non ha mai smesso di lottare per i propri diritti e per la propria sopravvivenza, ha continuato a combattere le ingiustizie di uno Stato che per rimuovere questa presenza scomoda ha sempre agito tramite arresti, omicidi e depistaggi.
A far scoppiare le rivolte degli ultimi giorni è stato lo sciopero della fame, portato avanti per 80 giorni, da 27 prigionieri politici mapuche, tra cui Celestino Córdova, machi (capo spirituale) dei Mapuche, condannato senza prove a 18 anni per duplice omicidio nel 2014; in seguito alla visita del neo-ministro dell’Interno, Victor Perez, ex collaboratore di Pinochet, è stato rigettato il ricorso che chiedeva il trasferimento ai domiciliari del machi ormai in precarie condizioni fisiche; allo stesso tempo il ministro Perez dichiarava che “con tutta la chiarezza affermo che in Cile non ci sono detenuti politici, qui le persone che sono private della libertà lo sono per risoluzioni della giustizia non per decisioni del governo” lasciando intendere che i Mapuche non siano un popolo in lotta per i propri diritti ma delinquenti da assicurare alla giustizia.
La tensione si è dunque alzata con le proteste a cui sono seguite varie occupazioni di municipi nel sud del Cile e scontri con i carabineros, la forza di polizia cilena. Nella notte tra l’1 e il 2 agosto in risposta alle azioni dei Mapuche, a Victoria, Curacautín, Ercilla e Traiguén, in Araucania, si sono verificati veri e propri raid contro i manifestanti all’interno degli edifici occupati. Violando spudoratamente le norme anti-covid, in un paese che conta più di 9000 morti e quasi 350 mila contagi, gruppi di “cittadini” armati di bastoni ed incappucciati hanno assaltato le strutture, picchiando i manifestanti e dando fuoco agli edifici, sotto gli occhi dei carabineros rimasti in disparte.
Diversi video che circolano in rete mostrano come la polizia fosse a conoscenza della spedizione punitiva organizzata dall’Apra, una organizzazione di estrema destra suprematista che vede tra i suoi membri latifondisti e imprenditori, e come non sia intervenuta per fermare i linciaggi ma anzi abbia poi arrestato diversi Mapuche.
Nella cittadina di Victoria, inoltre, un audio della responsabile dell’Apra della zona che richiede partecipanti per un’azione contro i manifestanti inchioderebbe l’organizzazione come responsabile della gestione dell’attacco. Il responsabile politico, come accusato da decine di organizzazioni Mapuche, sarebbe invece lo stesso ministro dell’Interno che, accompagnato dal sottosegretario, si sarebbe incontrato con i dirigenti dell’Apra dell’Araucania e i sindaci delle zone interessate chiedendo di porre fine alle occupazioni come dimostrato da un tweet della stessa organizzazione datato 31 luglio.
Fin da subito, lo sdegno e le proteste delle organizzazioni per i diritti umani e dei cittadini cileni sono stati evidenti, portando in piazza migliaia di persone in tutto il Cile e dimostrando come ormai la questione Mapuche abbia travalicato i confini etnici saldandosi con le lotte del proletariato e dei settori popolari. Un appello alla mobilitazione firmato da 60 organizzazioni sociali, politiche e sindacali conflittuali di classe cilene ha dichiarato solidarietà e sostegno alla lotta per la liberazione del popolo Mapuche, condannando la repressione e il razzismo dei settori reazionari e forze militari e di polizia, evidenziando il legame tra la lotta dei mapuche e quella dei lavoratori e classi popolari cilene contro il capitalismo, chiedendo la liberazione di tutti i prigionieri politici (sia dei mapuche che della rivolta popolare dei mesi scorsi) e l’unione contro lo sfruttamento e l’oppressione di uno stato al servizio del capitale.
Difatti, durante le proteste degli scorsi mesi, avvenute nei confronti del presidente Piñera, è stata issata dai manifestanti la bandiera Mapuche nella ormai conosciuta Plaza de la Dignidad quando le fasce più povere della popolazione si sono ritrovate a manifestare congiunte contro le politiche antipopolari del governo che hanno messo ancor più in ginocchio una popolazione ancora provata dalla crisi del 2009, dalla quale il Paese non si è ancora ripreso. In tutto ciò la pandemia di coronavirus ha messo a nudo come il sistema sanitario pubblico e i servizi siano largamente insufficienti e come la privatizzazione feroce dei decenni passati, iniziata sotto la dittatura neoliberista di Pinochet e continuata anche grazie alla costituzione ereditata da quel periodo abbia contribuito a provocare migliaia di morti.
La battaglia dei Mapuche è rivolta non solo contro un razzismo e un’intolleranza radicata in alcuni settori del paese, ma è soprattutto una lotta contro il neoliberismo e il capitalismo che hanno creato condizioni di profonda miseria e sfruttamento tanto nel popolo cileno quanto nel popolo Mapuche.
La crescente ondata di protesta, trasversale ai settori più poveri e meno tutelati della società che si sono visti limitare libertà personali e nel contempo aumentare tasse e prelievi forzosi, ha fatto sì che il conflitto sociale cileno possa finalmente essere instradato su un principio di lotta di classe, dopo la parentesi governativa di Allende, dove la divisione non sia più etnica ma tra la classe lavoratrice che vuole ottenere i propri diritti e la classe capitalista, protetta dalle forze più estremiste, che vuole mantenere i propri privilegi.
Giovanni Sestu
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Fonti:
- https://www.telesurtv.net/news/chile-pueblo-mapuche-protestas-simbolo-20191031-0006.html
- http://www.mapuche.info/mapuint/jmar1.htm#:~:text=La%20cuesti%C3%B3n%20Mapuche%2C%20como%20
- https://www.ilperiodista.it/post/cile-raid-anti-mapuche-in-araucan%C3%ADa-razzismo-di-stato
- https://www.facebook.com/plugins/video.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2FEcotvAraucania%2Fvideos%2F594363887891500%2F&show_text=0&width=268
- http://www.hispantv.com/noticias/chile/473265/mapuches-violencia-racial-carabineros
- https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/americalatina/2020/07/29/coronavirus-cile-supera-351-mila-casi-morti-in-diminuzione_63169f56-9f37-4135-a98a-8b7ce650866c.html
- https://ilmanifesto.it/lotta-mapuche-in-27-rifiutano-il-cibo-in-carcere-da-tre-mesi/
- https://www.mapuche-nation.org/blog/machi-celestino-cordoba-in-critical-condition-amid-hunger-strike-as-mapuche-political-prisoners-defend-their-innocence/
- https://www.globalproject.info/it/mondi/cile-la-svolta-paramilitare-di-pinera/22941
- https://www.elrodriguista.org/organizaciones-llaman-a-protestar-en-solidaridad-con-el-pueblo-mapuche/
- https://www.elrodriguista.org/llaman-a-protesta-el-31-de-julio-por-pan-salud-pensiones-y-trabajo-fuera-pinera-el31lespasamoslacuenta/