Intervento del Segretario generale del PC del Venezuela alla teleconferenza della Rivista Comunista Internazionale
Lo scorso 9 ottobre si è svolta una Conferenza Telematica dei Partiti Comunisti e Operai della Rivista Comunista Internazionale in solidarietà con il Partito Comunista del Venezuela (PCV), la classe operaia e il popolo venezuelano. Hanno partecipato le delegazioni dei seguenti partiti: Partito Comunista di Grecia, Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna, Partito Socialista di Lettonia, Partito Comunista del Messico, Partito dei Lavoratori Ungherese, Unione dei Comunisti d’Ucraina, Partito Comunista Operaio Russo, Partito Comunista di Turchia e Partito Comunista del Venezuela. Tutti Partiti membri della Rivista Comunista Internazionale. Il segretario generale del CC del PCV, Oscar Figuera, ha tenuto l’intervento centrale in cui ha informato e spiegato la politica del Partito nel contesto dell’aggressione imperialista e dell’intensificazione della lotta di classe in Venezuela. In seguito ognuna delle delegazioni dei Partiti Comunisti e Operai partecipanti ha formulato domande ed espresso solidarietà al PCV e alle lotte della classe lavoratrice venezuelana. L’incontro si è concluso con l’adozione di una dichiarazione congiunta di solidarietà e sostegno.
Come ulteriore contributo al dibattito relativo al processo bolivariano e gli sviluppi della lotta di classe in Venezuela, pubblichiamo di seguito la traduzione dell’intervento di Oscar Figuera alla teleconferenza dei Partiti Comunisti e Operai della Rivista Comunista Internazionale in solidarietà con il PCV, la classe operaia e il popolo venezuelano.
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Cari compagni,
vi giunga il fraterno e combattivo saluto a nome dell’UP del CC del Partito Comunista del Venezuela (PCV). Prima di tutto, vogliamo ringraziare il Partito Comunista di Grecia (KKE) per aver organizzato questa riunione telematica dei Partiti Comunisti e Operai facenti parte della Rivista Comunista Internazionale (RCI) al fine di realizzare questa giornata di solidarietà con il PCV e le lotte della classe operaia e il movimento popolare venezuelano.
Al contempo, estendiamo il nostro abbraccio e ringraziamento ad ognuno dei Partiti Comunisti e Operai della RCI per la loro disponibilità a partecipare a questo sforzo, che è un esempio concreto dell’esercizio della solidarietà tra i nostri Partiti Comunisti.
Il tema di questo contributo riguarda la politica del nostro Partito nel complesso quadro dell’acutizzazione dell’aggressione imperialista contro il nostro paese, gli sviluppi della lotta di classe interna e le prossime elezioni parlamentari.
Come sicuramente saprete, la nostra posizione sta generando polemiche e anche attacchi contro il PCV a livello nazionale, con alcune ripercussioni internazionali. Questo perché la XVII e XVIII sessione del CC del PCV, riuniti rispettivamente nei mesi di luglio e agosto del 2020, hanno deciso un adeguamento della nostra tattica politica rispetto alle prossime elezioni, che consiste nel dare priorità al nostro lavoro per il necessario raggruppamento e l’unificazione delle forze operaie, contadine, comunarde e popolari in uno spazio che abbiamo chiamato Alternativa Popolare Rivoluzionaria (APR).
Si tratta di uno sviluppo che corrisponde agli interessi della lotta di classe dei lavoratori venezuelani di fronte all’offensiva dei capitalisti, nel contesto della crisi del modello di accumulazione dipendente e redditiera e della multiforme aggressione dell’imperialismo.
Il PCV nel processo Bolivariano
Prima di addentrarci nell’analisi di questo punto, crediamo sia necessario condividere con voi un breve resoconto storico della politica del PCV nei 20 anni del processo bolivariano.
Come ben sapete, il nostro Partito si è integrato sin dall’inizio nella coalizione di forze che portò alla vittoria elettorale del Presidente Hugo Chavez alle elezioni presidenziali del 1998. Il PCV fu la prima organizzazione politica che decise di appoggiare la sua candidatura presidenziale dopo la nostra Conferenza Nazionale del 1998. Le concordanze programmatiche tra l’Agenda Bolivariana che allora il Presidente Chavez proponeva al Paese e il contenuto del nostro Programma del 1980, in riferimento ai compiti della rivoluzione di liberazione nazionale, democratica, antimperialista e antimonopolista, furono la base del l’integrazione e del sostegno del PCV al processo bolivariano, iniziato nel 1999 sotto la direzione di Hugo Chavez.
Il carattere progressista del Governo del Presidente Hugo Chavez si esprimeva nello sviluppo di una politica che ha permesso importanti conquiste nella democratizzazione dello stato venezuelano, il recupero dell’industria petrolifera, la nazionalizzazione di settori economici strategici, il ristabilimento del salario e dei diritti contrattuali per la classe lavoratrice, il riscatto delle terre nazionali in mano al latifondo, l’ampliamento dell’accesso universale e di massa della popolazione ai servizi pubblici e lo sviluppo di una politica internazionale basata sulla difesa della sovranità nazionale, sull’integrazione latinoamericana e caraibica e sulla solidarietà con i popoli vittime delle aggressioni imperialiste.
L’inizio delle divergenze tra il PCV e il presidente Chavez ha un suo primo precedente nel 2007, quando quest’ultimo propose la costruzione di un Partito unico della rivoluzione Bolivariana. Il PCV, nel suo XIII Congresso Straordinario di marzo del 2007, decise di non aderire al Partito proposto da Hugo Chavez, che interpretò questa decisione come un disconoscimento della sua leadership. Le nostre ragioni si basavano sull’impossibilità politica di sciogliere il reparto politico della classe operaia per aderire a un progetto elaborato senza un processo di dibattito, senza un’identità ideologica e di classe definita, quando tutto indicava che si sarebbe concluso con la sua trasformazione in un’organizzazione di carattere interclassista.
La nostra posizione non solo non fu compresa da Chavez e dalla dirigenza del nascente partito, ma si tradusse in attacchi contro la nostra organizzazione che sfociarono in sproporzionate prese di posizione e pratiche contro il PCV.
Nonostante questi incidenti e contraddizioni, le concordanze programmatiche tra la nostra organizzazione politica e il progetto che il Presidente Chavez promuoveva permisero di superare rapidamente le divergenze e riprendere i processi di articolazione, tra cui quello del Grande Polo Patriottico.
Nel 14° Congresso Nazionale del PCV del 2011, facemmo un bilancio dei risultati concreti del processo bolivariano in riferimento all’attuazione degli obiettivi tracciati dal nostro programma. Fu in quel Congresso che il nostro Partito iniziò a mettere in guardia circa la tendenza della politica governativa ad avanzare in una direzione opposta agli obiettivi della costruzione di un’economia di sviluppo indipendente e basata sulla crescita delle forze produttive nazionali, rilevando l’acuirsi di fenomeni contrari, come la dipendenza quasi esclusiva dalle entrate petrolifere, l’aumento delle importazioni, lo smantellamento dell’apparato produttivo nazionale, la fuga di capitali, la crescita del debito estero e l’introduzione di un regime fiscale e di tassazione regressivo.
Negli anni successivi, nonostante le critiche, gli avvertimenti e le proposte del PCV, questa tendenza contraria agli obiettivi programmatici della rivoluzione di liberazione nazionale si è consolidata, ponendo le basi dell’acuta crisi capitalistica attuale.
Nella misura in cui la caduta dei prezzi del petrolio ha ridotto le entrate da rendita in Venezuela – una situazione aggravata anche dalle scadenze degli obblighi finanziari del paese con i creditori esteri –, il processo di accumulazione del capitale basato sull’appropriazione interna della rendita mineraria-petrolifera è diventato insostenibile.
Il Presidente Maduro iniziò la sua gestione condizionato da questo crollo improvviso delle entrate petrolifere che mise a nudo le debolezze dell’apparato produttivo nazionale e la sua incapacità di svilupparsi indipendentemente dall’introito della rendita. La continuazione di politiche economiche incoerenti si tradusse immediatamente nella chiusura di aziende, in problemi di penuria e scarsità nel mercato interno, nel deterioramento dei salari dei lavoratori, nella tendenza all’aumento rapido dei prezzi di beni di consumo essenziali, in processi di collasso dei servizi pubblici e in un regresso generale delle conquiste sociali ottenute durante il processo bolivariano.
Fu in questo contesto che la XXXVI sessione del CC del PCV, riunitasi a gennaio del 2016, decise di promuovere la politica di “individuare, formare e accumulare le forze per avanzare”, per cambiare il corso della politica economica e costruire rapporti di forza per un’uscita rivoluzionaria dalla crisi capitalistica.
Il XV Congresso del PCV, convocato nel giugno del 2017, ratificò questa linea d’azione, riconoscendo la necessità di dedicare maggiori sforzi alla costruzione del blocco di forze operaie, contadine, comunarde e popolari come referente politico e organico della lotta di classe contro l’offensiva del capitale per conquistare un’uscita rivoluzionaria alla crisi come unica via per sconfiggere l’ingerenza imperialista.
L’aggressione imperialista contro il Venezuela
La crisi del capitalismo dipendente e redditiero venezuelano e i suoi effetti sulla classe lavoratrice e i settori popolari si sta acuendo con la radicalizzazione delle aggressioni imperialiste contro il Venezuela, dopo il disconoscimento internazionale delle elezioni presidenziali del 2018.
Quest’anno in particolare, anche nel contesto della pandemia mondiale, abbiamo subito un’escalation delle aggressioni del governo degli USA e dei suoi alleati in tutti i campi: politico, commerciale, finanziario e militare.
Si sono intensificate le operazioni di tracciamento e confisca delle risorse finanziarie all’estero di proprietà della Repubblica; esempi ne sono il trasferimento alla Federal Reserve degli USA dei fondi di proprietà del Venezuela, depositati presso la banca Citibank e la recente decisione dei tribunali britannici di riconoscere a Juan Guaidó i diritti sull’oro venezuelano.
Nel campo militare, si mantiene l’appoggio finanziario, logistico e organizzativo a gruppi mercenari che vengono addestrati per invadere militarmente il Venezuela. La fallita operazione Gadeon ha rivelato parte di questa struttura e i suoi stretti legami con i governi degli USA e della Colombia. Nonostante il fallimento militare della suddetta azione, l’imperialismo nordamericano ha rafforzato la sua presenza militare nei Caraibi e in territorio colombiano usando come pretesto la lotta contro il narcotraffico.
Il dispiegamento di forze militari d’élite alle frontiere marittime con il Venezuela e lungo la frontiera terrestre con la Colombia fa parte degli sviluppi del piano di massima pressione e accerchiamento contro il Venezuela.
Questi movimenti militari diretti contro il Venezuela servono d’appoggio alla messa in pratica di nuove e sempre più aggressive sanzioni unilaterali contro il commercio estero venezuelano. Negli ultimi mesi, l’amministrazione Trump ha incrementato la persecuzione e le sanzioni contro le imprese, le compagnie di navigazione e i paesi che commerciano con il Venezuela. Tali misure si traducono in grandi perdite economiche per il paese e nell’aggravamento della situazione di carenza di beni essenziali per la popolazione nel contesto della pandemia. Uno degli esempi più evidenti è il blocco e la persecuzione da parte dell’amministrazione Trump per impedire al paese il commercio di combustibili.
L’imperialismo statunitense e quello europeo conducono contro il nostro popolo un’aggressione criminale che sta causando perdite enormi all’economia del paese e provocando grandi sofferenze al popolo venezuelano. Ironicamente, come da costume della narrazione imperialista, questi crimini, che rappresentano una flagrante violazione dei diritti umani e il saccheggio arbitrario delle nostre ricchezze, vengono perpetrati in nome della tutela del popolo del Venezuela e della difesa dei diritti umani, usando come tirapiedi le fazioni più reazionarie del Partiti della destra venezuelana.
La nostra posizione sull’Ampia Alleanza Antimperialista
Di fronte a questo complesso scenario di assedio imperialista che mette a rischio la sovranità e autodeterminazione del paese, il Partito Comunista del Venezuela (PCV) insiste sulla necessità di costruire la più ampia alleanza di forze democratiche, popolari, patriottiche, progressiste, antimperialiste e rivoluzionarie che trascenda l’azione congiunturale e prenda corpo in una direzione collettiva e in un programma comune che consentano di battere l’aggressione imperialista per mezzo della trasformazione rivoluzionaria della società venezuelana.
Per il PCV, la lotta coerente contro l’assedio imperialista e in difesa della sovranità è inseparabile dalla lotta per una soluzione rivoluzionaria alla crisi capitalistica. In questo senso, il rafforzamento delle politiche liberiste di taglio antipopolare moltiplica solamente gli effetti della crisi capitalistica e delle sanzioni imperialiste a danno dei lavoratori e delle lavoratrici, mentre indebolisce la capacità del movimento operaio e popolare di intervenire sull’urgente obiettivo dello sviluppo agrario e industriale, indispensabile per contrastare le sanzioni, il blocco e il sabotaggio all’economia nazionale. Nel PCV siamo convinti che non è attraverso la via delle concessioni e della subordinazione agli interessi dei capitalisti che si potrà sconfiggere l’imperialismo.
Da questa prospettiva del comune riconoscimento che l’imperialismo è il nemico principale del nostro popolo, la nostra proposta dell’Alternativa Popolare Rivoluzionaria (APR) non rappresenta, pertanto, una rottura con il governo del Presidente Nicolas Maduro, né con il Grande Polo Patriottico Simon Bolivar (GPPSB), né, tanto meno, con la nostra linea di costruzione di un’ampia alleanza patriottica e antimperialista per far fronte al nemico comune. Il PCV è coerente con la sua tattica unitaria di fronte alle attuali minacce imperialiste e, pertanto, non cessiamo di lavorare e di insistere sulla necessità di sostenere questa unità sulle solide basi degli accordi programmatici, al fine di riprendere gli obiettivi della rivoluzione di liberazione nazionale di carattere democratico, antimperialista e antimonopolista, così come sulla necessità di costruire spazi per il dibattito e l’elaborazione collettiva della politica tra le forze democratiche, antimperialiste, popolari e rivoluzionarie.
Contrariamente alla linea del PCV, il PSUV ha tenuto, invece, una condotta di rifiuto dell’importanza di costruire spazi di unità delle forze antimperialiste, nei quali sia possibile dibattere e costruire collettivamente il corso della politica nazionale. Analogamente, il Grande Polo Patriottico non è mai andato oltre l’essere un’istanza decorativa con un ruolo utile solo agli obiettivi del PSUV nei momenti elettorali e in congiunture di aggressione interna o straniera.
L’essenza capitalistica della crisi venezuelana
L’escalation dell’aggressione imperialista aggrava in modo aggiuntivo la crisi del capitalismo dipendente e redditiero venezuelano. Come abbiamo segnalato nelle nostre analisi, l’azione dell’imperialismo non è la causa delle principali problematiche che oggi colpiscono il popolo lavoratore della città e della campagna venezuelana. Il contenuto della crisi venezuelana è rappresentato dall’esaurimento e dalle contraddizioni del particolare processo di accumulazione del capitale in Venezuela, basato sull’appropriazione privata della rendita petrolifera.
In questo senso, le conseguenze che la crisi capitalistica in Venezuela ha sui lavoratori si acuiscono non solo come risultato delle illegali sanzioni unilaterali dell’imperialismo, ma anche della riaffermazione della tendenza del Governo venezuelano a gestire la crisi in favore degli interessi del capitale.
Si rafforza la risposta riformista e arrendevole alla crisi del capitalismo dipendente e redditiero
Di fronte a questa tendenza della politica economica del governo, la 14° Conferenza Nazionale del PCV, tenutasi nel febbraio del 2018, decise di condizionare il sostegno alla candidatura del Presidente Maduro alla firma di un accordo bilaterale tra il PCV e il PSUV che comprendesse assi programmatici comuni. Così venne firmato un ”Accordo-Quadro Unitario PSUV-PCV per affrontare la crisi del capitalismo dipendente e redditiero del Venezuela con azioni politiche e socioeconomiche antimperialiste, patriottiche e popolari”.
Nei 30 mesi trascorsi dalla firma di questo documento, il Governo del Presidente Nicolas Maduro e la Direzione Nazionale del PSUV, nonostante gli sforzi del PCV, non hanno mai mostrato la volontà politica di adempiere a nessuno degli impegni contenuti nell’Accordo bilaterale inerenti all’ambito nazionale.
Inoltre, le contraddizioni nelle relazioni PCV-PSUV si sono inasprite nella stessa misura in cui si approfondiva l’attuazione di una politica economica governativa sempre più subordinata agli interessi del capitale a discapito delle conquiste e dei diritti raggiunti dai lavoratori e dalle lavoratrici, dai contadini e dai settori popolari nel corso del processo bolivariano e, in particolare, durante la gestione del Presidente Hugo Chavez.
L’attuazione di una politica economica liberista, riformista e arrendevole, totalmente opposta a quanto stabilito negli Accordi PSUV-PCV, configura il progredire di un contesto di rottura, a livello programmatico e pratico, del Governo e della maggioranza della Direzione del PSUV con la classe operaia e il popolo lavoratore della città e della campagna, il che, come prevedibile, pone al PCV il compito di organizzare le lotte per contrastarlo.
Questa realtà concreta si può constatare nella tendenza aperta della politica economica a creare condizioni per proteggerei capitali e ridurre gli effetti su di essi della crisi e delle sanzioni. Per questo vengono approvati decreti che esentano le imprese del settore petrolifero dal pagamento delle imposte sulla rendita e le imprese importatrici dal pagamento delle imposte di importazione e di altri oneri.
La politica salariale regressiva è un altro dei favori offerti dallo Stato ai capitalisti. Ciò ha comportato un rapido deterioramento del reddito reale dei lavoratori e delle lavoratrici, l’eliminazione dei diritti contrattuali contenuti nei contratti collettivi, l’evaporazione dei risparmi e dei servizi sociali e illegali licenziamenti di massa di lavoratori del settore pubblico e privato, in aperta complicità con le autorità del Ministero del Lavoro.
Per “stimolare” il capitale privato si è favorita la dollarizzazione dell’attività economica, mentre è stata riconosciuta e permessa alle imprese la piena libertà di fissare i prezzi dei loro prodotti in base alla fluttuazione del dollaro. L’impatto di questa politica a beneficio dei capitalisti aggrava ulteriormente il deterioramento del salario della forza-lavoro che, a differenza delle altre merci, continua ad esser pagato in moneta nazionale e non è agganciato alla libera oscillazione del dollaro. L’aumento dei prezzi in moneta dei beni di consumo essenziali per le famiglie di lavoratori, insieme al progressivo deterioramento dei servizi pubblici, che in alcuni casi avanzano verso la privatizzazione, acutizza la tendenza alla precarizzazione delle condizioni di vita dei lavoratori.
Questi regressi nelle conquiste sociali della classe operaia hanno generato una resistenza combattiva a cui lo Stato venezuelano contrappone una politica di repressione, criminalizzazione e persecuzione giudiziaria delle legittime lotte operaie e sindacali dirette contro queste nuove condizioni di sfruttamento della forza lavoro nel contesto della crisi capitalistica.
Anche nel settore agrario si stanno imponendo gli interessi dei settori capitalistici dell’agro-business e la ricostituzione della proprietà terriera nelle campagne. Negli ultimi due anni l’offensiva criminale dei proprietari terrieri contro i contadini e i lavoratori agrari si è intensificata con un aumento delle espulsioni delle famiglie contadine dalle loro terre, con l’assassinio di militanti contadini e con la persecuzione giudiziaria delle lotte anti-latifondiste. Il 31 ottobre 2018 fu assassinato, per ordine dei proprietari terrieri, il compagno Luis Fajardo, membro del CC del PCV e dirigente contadino del Sud del Lago de Maracaibo, insieme all’attivista popolare Javier Aldana e, fino ad oggi, non è stata fatta giustizia né nei confronti dei criminali, né per le 300 famiglie contadine in lotta.
Certamente, il governo continua a mantenere sussidi e programmi sociali per ampi settori della popolazione, i quali contribuiscono a diminuire l’impatto dell’immensa crisi che colpisce le famiglie venezuelane; tuttavia, nella misura in cui aumenta la disoccupazione e si allarga il divario tra salario nominale e salario reale, questi stessi programmi si trasformano in un sussidio indiretto al capitale, che beneficia di una forza lavoro altamente precarizzata, tragicamente obbligata a vendersi a un prezzo molto più basso del suo valore. Tali politiche sociali assistenzialiste sono lontane dal rappresentare una giusta distribuzione del peso di una crisi capitalistica aggravata dall’aggressione imperialista.
L’Alternativa Popolare Rivoluzionaria
In conseguenza di questa situazione, segnata dall’incoerenza della politica governativa, dall’inadempimento dell’Accordo-Quadro Unitario e dal progredire delle azioni di attacco e criminalizzazione delle lotte operaie e contadine, la XVII e XVIII sessione del CC ha approvato l’orientamento politico di “…promuovere la costruzione di un’alleanza Alternativa Popolare Rivoluzionaria, di carattere ampio, unitario, non escludente, patriottico e antimperialista, che adotti un Programma di Lotta per l’uscita rivoluzionaria dalla crisi del capitalismo dipendente e redditiero venezuelano, che trascenda l’appuntamento elettorale e esprima l’unità rivoluzionaria operaio-contadina, comunarda e popolare e l’ampia alleanza patriottica e antimperialista…”.
Tale decisione, corrisponde all’applicazione della politica approvata dal 15° Congresso Nazionale del PCV (giugno 2017) e sviluppata dalla nostra 14° Conferenza Nazionale (febbraio 2018), che ha precisato: “La costruzione di nuovi rapporti di forza, improntati a una solida unità rivoluzionaria operaio-contadina, comunarda e popolare, è un obiettivo strategico per assicurare l’attuazione di politiche, misure e azioni di governo che non solo puntino a uscire dalla crisi del sistema capitalistico a vantaggio della classe operaia e del popolo lavoratore della città e della campagna, ma abbiano anche l’obiettivo del trionfo della rivoluzione proletaria e popolare…”.
L’Alternativa Popolare Rivoluzionaria (APR) è uno sforzo unitario, diretto a costruire un referente organico delle correnti rivoluzionarie nel campo operaio, contadino, comunardo e popolare, nel quadro dello sviluppo della nostra politica di “individuare, formare, raggruppare e accumulare le forze per avanzare e trionfare contro l’imperialismo e il riformismo arrendevole”. Si tratta di un adeguamento nella tattica politica del PCV nelle nuove condizioni dell’aggressione imperialista e all’acutizzazione della lotta di classe generata dal progredire delle politiche riformiste e arrendevoli.
Con questa prospettiva strategica, il Partito Comunista del Venezuela (PCV), insieme ai partiti politici e movimenti sociali rivoluzionari, alle correnti popolari e ai nuclei del chavismo di base popolare, fa parte dell’Alternativa Popolare Rivoluzionaria (APR), che parteciperà alle elezioni parlamentari del 6 dicembre 2020, presentando le proprie liste e candidature indipendenti nelle circoscrizioni di tutto il territorio nazionale, espressione vera dell’unità nella diversità popolare rivoluzionaria, costruita in un confronto dinamico con le basi delle nostre organizzazioni.
Questa decisione politica del PCV, coerente con gli interessi e gli obiettivi della classe lavoratrice delle città e delle campagne, nel descritto contesto di offensiva dei capitalisti contro le sue conquiste e i suoi diritti sociali, è oggetto di un attacco spropositato da parte di settori della Direzione Nazionale del PSUV e del Governo.
La nostra posizione ha scatenato una feroce campagna anticomunista, mascherata da false argomentazioni antimperialiste e di difesa della sovranità che partono dalla negazione dell’essenza capitalistica della crisi per attribuire alle sanzioni e all’aggressione imperialista tutta la responsabilità del collasso economico e dei suoi effetti sulla classe lavoratrice. Partendo da questo approccio utile agli interessi dei capitalisti, [questi settori] considerano che il corso riformista della politica economica governativa attuale non solo sia necessario, ma addirittura inevitabile. In quest’ottica fatalista, la legittima resistenza della classe operaia, dei contadini e dei settori popolari finisce per esser svilita come anti-patriottica, divisionista e persino funzionale ai piani dell’imperialismo statunitense.
Ripetono costantemente che la decisione del PCV di costruire per le prossime elezioni un’alternativa basata sulle forze operaie, contadine, comunarde e popolari rappresenta un tradimento che mette in pericolo gli “interessi della patria” nel corso della feroce offensiva dell’imperialismo statunitense. Tuttavia, nascondono che gli unici Partiti della destra che partecipano alle elezioni parlamentari sono quelli con cui stanno da tempo negoziando e stipulando accordi al cosiddetto Tavolo del Dialogo Nazionale, dal quale promanano anche i regolamenti per le elezioni parlamentari, ad esempio, senza che i Partiti della sinistra possano parteciparvi ed esprimere le loro proposte sulle garanzie elettorali.
Il connubio tra PSUV-Governo e questo gruppo di partiti di destra al Tavolo del Dialogo Nazionale si rivela, inoltre, nell’ampia copertura che i mezzi di comunicazione statali danno ai portavoce di quei partiti e alle posizioni pubbliche che diffondono. Tale politica di promozione dei partiti di destra da parte dei mezzi governativi è diametralmente opposta alla censura comunicativa che applicano contro il PCV e le organizzazioni dell’APR.
Ossia, mentre nei discorsi si sviluppa una campagna anti-PCV nel nome dell’unità antimperialista, la realtà concreta è che il PSUV, nel quadro del Tavolo del Dialogo Nazionale, sta consolidando un’alleanza stretta con questo gruppo di partiti di destra, con la quale intende creare un clima governativo favorevole all’attuazione di politiche incoerenti.
Non è il PCV che affossa l’unità antimperialista; questo lo fanno le correnti egemoniche che, dall’interno del PSUV e del Governo, danno priorità all’alleanza e agli accordi con la destra e il capitale come strategia per affrontare la crisi e le sanzioni imperialiste.
Questa condotta di attacco contro il PCV e la proposta dell’APR va oltre le parole, materializzandosi in azioni concrete. La sentenza della Corte Suprema di Giustizia di intervenire giuridicamente sul partito Patria Para Todos (PPT), violando il diritto dei militanti di questo partito di esercitare la democrazia interna e di deciderne la politica senza ingerenze esterne e i casi di provocazioni poliziesche contro diversi nostri candidati, sono solo alcuni esempi.
Secondo il PCV, l’acuirsi delle contraddizioni interne all’ampio spettro dell’alleanza di forze politiche e classi sociali, con cui condividiamo la lotta antimperialista per la difesa della sovranità del Venezuela, è in relazione con l’oggettivo conflitto tra gli interessi di classi antagoniste che si verifica al suo interno. Le forme e l’intensità con cui si manifestano queste contraddizioni sono determinate dal differente impatto che la crisi capitalistica, le sanzioni imperialiste e le politiche del governo hanno su ciascuna classe sociale. Finché si continuerà ad offrire condizioni favorevoli e protezione ai capitalisti, la classe operaia, i contadini e i settori popolari perderanno i loro diritti, retrocederanno dalle loro conquiste e le loro condizioni di vita peggioreranno.
Tuttavia, non mancano ideologi corrotti e falsi che manipolano la realtà per negare le condizioni oggettive che oggi spingono la classe operaia a lottare contro una politica economica che scarica su di essa tutto il peso della crisi e delle sanzioni imperialiste al fine di attenuarne gli effetti sui capitalisti.
L’APR è, di conseguenza, un risultato inevitabile di questo sviluppo della lotta di classe. Un processo di raggruppamento delle forze rivoluzionarie capace di avanzare un programma di uscita dalla crisi capitalistica e dall’aggressione imperialista sulla base degli interessi e delle aspirazioni della classe operaia, dei contadini e degli strati popolari. Costruire questo nuovo referente politico è oggi un compito fondamentale per poter incidere in modo più determinante sul corso dello sviluppo del processo rivoluzionario in Venezuela.
Cari compagni dei Partiti Comunisti e Operai della Rivista Comunista Internazionale, ci siamo sforzati di esporvi in forma succinta e sintetica il complesso quadro della lotta di classe in Venezuela. Speriamo che l’informazione vi sia di utilità, affinché possiate spiegare ai militanti dei vostri Partiti, ai lavoratori e alle organizzazioni antimperialiste del vostro paese, il contenuto e il carattere della nostra politica negli attuali e complessi momenti della lotta dei lavoratori in Venezuela.
Vi ringraziamo anticipatamente per tutta la vostra solidarietà con il nostro Partito e il nostro popolo venezuelano, così come per tutti i vostri sforzi per spiegare e divulgare le nostre posizioni nei vostri paesi, sforzi che ci aiutano a contrastare gli attacchi e le falsità che alcuni settori in mala fede lanciano contro il PCV.
Viva l’internazionalismo proletario!
Viva la lotta rivoluzionaria dei lavoratori del mondo!