Le elezioni nell’occupata “Cipro Nord” rafforzano i piani turchi nella competizione nel Mediterraneo orientale
Lo scorso 18 ottobre si è svolto il secondo turno delle elezioni presidenziali nell’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro Nord (RTCN), entità statale esistente nella parte settentrionale occupata di Cipro, sostenuta e tenuta in piedi dall’appoggio militare e politico della Turchia. La tornata elettorale si è conclusa con la vittoria del candidato fortemente sostenuto dal governo di Erdogan, l’imprenditore sessantenne Tatar, primo ministro uscente, esponente del partito nazionalista di destra UBP ed ex studente di Cambridge. Al primo turno, il 12 ottobre, Tatar aveva ottenuto il 32% di preferenze contro il 29,8% del presidente uscente Mustafa Akinci, membro del partito socialdemocratico TDP, dal 1976 in politica come sindaco di Nicosia, parlamentare e ministro. Al ballottaggio, con un’affluenza maggiore (67,3%) rispetto al primo turno, Tatar è riuscito a conquistare la presidenza con un risicato vantaggio di circa 5mila voti, ottenendo il 51,7% di preferenze rispetto al 48,3% di Akinci, dato per favorito, che aveva ricevuto l’appoggio anche dei moderati del candidato Kudret Ozersoy (già Ministro degli Esteri) rimasto fuori dal ballottaggio.
Nonostante le anime politiche diverse in gioco la sfida era comunque legata all’influenza della Turchia sulla parte settentrionale occupata di Cipro; difatti, l’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord si dichiarò indipendente nel novembre del 1983 dopo che, nel 1974, la Turchia era intervenuta manu militari per bloccare il tentativo di colpo di stato, sostenuto dalla Grecia della dittatura dei Colonnelli, con lo scopo di riunificare sotto il controllo del paese ellenico i due territori. Da allora, l’isola cipriota, colonia britannica fino al 1960, è rimasta divisa in due parti, con il sud a maggioranza greco-cipriota che forma la Repubblica di Cipro (paese membro dell’UE) e il nord occupato a maggioranza turco-cipriota (RTCN, riconosciuta solo dalla Turchia) e de facto sotto l’autorità della Turchia, da cui dipende militarmente e politicamente; più di 150 mila greco-ciprioti furono cacciati con l’intervento turco che divise l’isola in due parti su base etnico-religiosa, insediando in questo territorio – che rappresenta 1/3 dell’isola – oltre 35mila soldati, insieme a migliaia di funzionari e coloni, per una popolazione totale di circa 320mila abitanti. Le due parti sono separate da una zona cuscinetto di 180 km con la presenza della base britannica di Dhekelia lungo la cosiddetta “linea verde” e quella di Akrotiri nella parte meridionale; basi che, considerate entrambe come territori d’oltremare del Regno Unito, ospitano complessivamente 7mila soldati britannici.
La vittoria di Tatar, grazie al forte sostegno e influenza del governo turco, ha come significato un rafforzamento dei piani della borghesia turca nella regione, dal momento che il neopresidente è promotore della visione ultranazionalista e separatista del mantenimento delle due entità nazionali (una greca e una turca) con il controllo turco sul nord.
In quest’ottica si inserisce anche l’iniziativa dell’apertura – poco prima delle elezioni – del lungomare di Varosha, cittadina balneare rimasta disabitata e interdetta ai civili dopo l’occupazione militare del 1974 insieme alla zona costiera di Famagosta, che ha sollevato reazioni in tutta la comunità internazionale per la violazione della Risoluzione dell’Onu n.550.
Tatar dopo la vittoria si è infatti affrettato a ringraziare pubblicamente la Turchia e il governo di Erdogan per il suo esplicito sostegno, annunciando l’ampliamento delle loro relazioni economiche tra cui anche l’annunciato progetto di costruzione di un nuovo gasdotto nella cosiddetta “Cipro Nord”. Utilizzando il risultato elettorale, ha riaffermato che nessuno sarà in grado di allontanare l’autoproclamato stato di “Cipro Nord” da Ankara mentre contestualmente ha rivolto un messaggio al governo cipriota di Nicosia per rinnovare i negoziati alla ricerca di una “soluzione pragmatica” della contesa. Da parte sua, Erdogan ha applaudito al risultato garantendo l’impegno a proteggere la RTCN che diverrà sempre più una pedina strategica nei piani imperialisti turchi, concetto ribadito anche dal ministro degli Esteri Cavusoglu che ha annunciato il supporto e la difesa degli interessi turchi nel Mediterraneo orientale.
L’esito delle votazioni nella RTCN si inserisce, infatti, proprio nel quadro del rinnovato scontro tra Grecia e Turchia sulla questione territoriale per il controllo e lo sfruttamento dei ricchi giacimenti di idrocarburi nel mare Egeo e a largo dell’isola di Cipro, dove si sovrappongono per il 40% le Zone Economiche Esclusive (ZEE) della Repubblica di Cipro e quelle rivendicate dalla RTCN con il coinvolgimento anche di grandi colossi energetici statunitensi, italiani, francesi, russi ecc. che lì possiedono le licenze di esplorazione e sfruttamento in concessione dalla Repubblica di Cipro. A completamento del quadro non si trascurino gli obiettivi anche di altri paesi che si affacciano su questa infuocata porzione del mediterraneo, ossia Israele, Libia, Libano e Egitto.
Tatar diviene quindi un elemento importante nella promozione dei piani della Turchia per mantenere saldo il controllo sulla occupata “Cipro Nord” ed arrivare magari ad un riconoscimento internazionale dello stato fantoccio nel quadro dei negoziati sulle competizioni e sui conflitti in corso, tenendo sempre aperta anche l’opzione di una annessione sullo sfondo.
A fronte di un’analisi degli interessi del governo Erdogan nella regione è evidente la volontà di controllare e sfruttare le risorse energetiche che circondano i fondali di Cipro e della Grecia. In questo senso la nave da esplorazione scientifica Oruc Reis è tornata nelle acque contese dell’Egeo scortata da naviglio turco in un déjà-vu delle tensioni di questa estate, mentre continua la contesa, con tanto di dispiegamento di navi da guerra, sulle acque attorno all’isola ellenica di Kastellorizo, situata a soli 3 km dalla costa turca. Sulla questione Erdogan ha inviato una lettera aperta agli stati membri dell’UE (esclusi Cipro e Grecia) in cui formalmente si dichiara favorevole al dialogo con il paese ellenico ma sulla base delle “situazioni di fatto” create con la forza e la messa in discussione dei trattati internazionali, considerando sempre il sottofondo rappresentato dai piani promossi dagli USA, dalla NATO e l’UE nella competizione con Russia e Cina.
I paesi del blocco euroatlantico, al fine di mantenere la coesione della NATO, cercano di promuovere la Turchia nella posizione di partner nello sfruttamento condiviso dell’Egeo e del Mediterraneo orientale.
Il governo di Atene, pur esprimendo gli interessi della borghesia greca e le sue ambizioni geo-strategiche all’interno dei piani di UE, USA e NATO di cui mira a diventare sempre più protagonista, anche attraverso l’assunzione del ruolo di hub sia militare che energetico, con l’obiettivo di una maggiore “garanzia” della difesa dei suoi diritti sovrani, lamenta la continua violazione dei suoi spazi di sovranità con lo sconfinamento turco e nelle ultime votazioni del consiglio europeo straordinario ha posto il veto, sostenuto anche da Cipro, alle sanzioni contro la Bielorussia di Lukashenko provando così a mandare un segnale di insoddisfazione all’Unione Europea.
La stessa UE da un lato verbalmente condanna duramente le azioni della Turchia nella zona mentre dall’altro non è in grado attualmente di mettere in campo un’azione compatta a causa delle sue contraddizioni interne, derivanti dagli interessi diversi dei vari stati, e nelle relazioni con la Turchia: la Francia, che attacca duramente la Turchia, sostiene una prova di forza che corrisponde ai suoi interessi strategici nell’area in cui sta aumentando la sua presenza militare puntando ad accrescere nuovamente l’influenza nella sua ex colonia libanese; la Germania, che tra le altre cose ospita una grande comunità turca e ha diversi legami economici con la Turchia, assume una linea più prudente di promozione della mediazione tra le parti in causa nella direzione di una integrazione della Turchia nell’UE; l’Italia, che nel Mediterraneo orientale e in particolare intorno a Cipro ha notevoli interessi legati allo sfruttamento dei giacimenti in concessione a ENI e a progetti di gasdotti come l’EastMed (promosso dall’UE), da parte sua si è attivata incontrando separatamente i rappresentanti di Cipro e Turchia tramite il ministro della Difesa Lorenzo Guerrini che al termine delle riunioni riferisce che ci si è confrontati sul Mediterraneo orientale e si è “riflettuto sulla necessità di fare ogni sforzo per allentare le tensioni”.
L’Italia mantiene importanti interessi economici e militari legati all’intervento della Turchia nella polveriera libica (ma non solo) e non può dunque attaccare direttamente Erdogan, in quanto anche la stessa Italia cerca di ritagliarsi un ruolo di mediatrice, pur sostenendo Grecia e Cipro.
La Turchia invece, dopo l’intervento nel fronte siriano, in quello libico ed ora nel conflitto in Nagorno Karabakh, si è impegnata a fondo nell’espandere la propria influenza e le proprie ambizioni imperialistiche nel mar Mediterraneo, dove da secoli arrancava.
In questo quadro la questione greco-cipriota rimane calda, data la vicinanza alle coste turche dell’isola contesa – con le sue aree marine ricche di giacimenti – e la continua migrazione turca verso Cipro del Nord, operata e sostenuta fortemente da Erdogan negli ultimi anni, che ha portato ad una divisione culturale sempre più ampia nell’isola. Ormai da decenni, in particolare, la popolazione che vive a Cipro vive in un limbo continuo sospeso tra tensioni e militarizzazione del territorio che va via via aumentando con il crescere degli interessi in gioco.
Nel mezzo di questa competizione interimperialista per il controllo di risorse, territori e sfere d’influenza ci sono i popoli di Turchia, Cipro e Grecia che continuano ad essere divisi e messi gli uni contro gli altri a beneficio degli interessi e profitti dei monopoli capitalistici e delle borghesie che promuovono i rispettivi piani di spartizione delle risorse. I negoziati intorno alla questione di Cipro si sviluppano sulla base di questi interessi in competizione che non corrispondono a quelli dei popoli della regione e dell’isola stessa. Solo liberandosi di questi interessi e delle rispettive borghesie questi popoli riusciranno a rimuovere le cause alla base delle tensioni, competizioni e dei venti di guerra che oggi spirano nel Mediterraneo orientale (con il coinvolgimento anche del nostro paese) così da poter poi convivere in pace e prosperità. Non ci può esser soluzione alla questione cipriota che non parta dalla liberazione dalle influenze e dai piani imperialisti, la rimozione di tutte le forze straniere di occupazione presenti sull’isola, per una Cipro unita ed indipendente guidata dai lavoratori e dal popolo con il rispetto e la garanzia dei diritti delle diverse comunità presenti.
Giovanni Sestu
Fonti:
- https://www.linkiesta.it/2020/10/turchia-grecia-mediterraneo-elezioni-cipro/
- https://news.sol.org.tr/northern-cyprus-government-falls-176944
- https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/cipro-tra-elezioni-e-perforazioni-27825
- https://www.lastampa.it/politica/2020/10/10/news/il-ruolo-dell-italia-nella-mediazione-tra-cipro-e-turchia-1.39403794
- https://www.agi.it/estero/news/2020-10-10/cipro-nord-vota-presidente-9917071/
- https://web.archive.org/web/20111114213143/
- http://mlahanas.de/Cyprus/History/TurkishInvasionOfCyprus.html
- https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/10/11/news/cipro_nord_elezioni_presidenziali_all_ombra_di_erdogan-270154627/
- http://www.senzatregua.it/2019/12/22/sui-pericolosi-sviluppi-nel-mediterraneo-orientale/
- https://www.lordinenuovo.it/2020/06/13/firmato-ad-atene-laccordo-per-la-zee-tra-italia-e-grecia-nel-mezzo-delle-rivalita-nel-mediterraneo/
- https://www.affaritaliani.it/esteri/elezioni-cipro-nord-vince-tatar-erdogan-si-allarga-ancora-mediterraneo.html?ref=rss
- https://nena-news.it/analisi-le-mani-di-erdogan-su-cipro-nord-sullo-sfondo-la-guerra-del-gas/