Cuba: i danni dell’embargo ed i successi del sistema cubano
Il bloqueo degli USA contro Cuba causa danni di oltre 5 miliardi
Lo scorso 22 ottobre, il ministro degli esteri cubano, Bruno Rodriguez Parrilla, ha presentato il rapporto sui danni causati dall’embargo statunitense sull’Isola durante il periodo aprile 2019 – marzo 2020, segnato da un arretramento dei rapporti bilaterali tra i due Paesi e dall’inasprimento del blocco commerciale, economico e finanziario da parte degli Stati Uniti contro Cuba. Il ministro segnala che è la prima volta, negli ormai 60 anni che dura l’embargo, che i danni generati all’economia cubana superano la soglia dei 5 miliardi di dollari in un solo anno. Ai prezzi correnti, i danni complessivi durante i sei decenni di applicazione del bloqueo ammontano a oltre 144 miliardi di dollari. Considerato il deprezzamento del dollaro nei confronti dell’oro sui mercati internazionali, il bloqueo ha causato danni per più di 1.000 miliardi di dollari.
Durante la presentazione del rapporto dal titolo “La necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba” che verrà presentato all’Assemblea Generale dell’ONU nel maggio 2021, il ministro degli esteri cubano ha condannato il cinismo con cui l’attuale amministrazione statunitense conduce la sua politica nei confronti dell’isola, sottolineando che “è ormai cinico dire ai Cubani che il blocco non ha alcun impatto reale”, quando negli ultimi 18 mesi le disposizioni statunitensi contro Cuba hanno raggiunto livelli di ostilità mai visti prima. Infatti, in aprile del 2019 l’amministrazione Trump ha riattivato il Titolo III della Legge Helms-Burton contro Cuba, che prevede che le società straniere che gestiscono strutture o beni confiscati durante la rivoluzione, possano essere citate a giudizio nei tribunali statunitensi; oltre a questo il governo statunitense ha aumentato le persecuzioni sulle transazioni finanziare e commerciali cubane, ha imposto il divieto di volo tra gli Stati Uniti e gli aeroporti cubani (eccetto quello di L’Avana), ha portato avanti una politica di intimidazione contro le aziende che riforniscono di carburante l’Isola e ha montato una campagna di discredito contro i programmi di cooperazione medica cubana all’estero. Secondo il ministro, questo cinismo “in tempi di un acceso nuovo maccartismo” è immorale.
“Il blocco contro Cuba raggiunge livelli senza precedenti, perseguita tutti i settori dell’economia nazionale e implica carenze per il nostro popolo. In particolare negli ultimi due anni, le misure applicate si classificano come misure non convenzionali e inadeguate in tempi di pace”, ha affermato il ministro.
Da aprile 2019 a marzo 2020 (quindi pre-Covid), il bloqueo ha causato a Cuba perdite calcolate di 5 miliardi 570,3 milioni di dollari. Ciò rappresenta un aumento di circa 1.226 milioni di dollari rispetto al periodo precedente. Per la prima volta, l’ammontare totale dei danni causati da questa politica in un anno supera la barriera dei cinque miliardi di dollari, il che illustra l’entità dell’intensificazione dell’embargo in questa fase. Riportato ai prezzi attuali, e tenendo conto della svalutazione del dollaro rispetto all’oro, i danni complessivi generati dal bloqueo negli ultimi 60 anni superano i mille miliardi di dollari.
L’embargo criminale punta anche contro le rimesse dall’estero
Gli invii di denaro dall’estero rappresentano una delle principali fonti di reddito per Cuba e per le famiglie cubane, ed è proprio su queste rimesse che si riversano le nuove misure del blocco. Lunedì 26 ottobre l’Office of Cuban Assets Control (Ufficio per il controllo dei Beni Cubani, OFAC) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha vietato l’uso della licenza generale, che consente l’invio di denaro a titolo di rimesse, per effettuare transazioni con le società cubane inserite nella Black List del Dipartimento di Stato USA. A riguardo si è pronunciato il presidente cubano, Miguel Diaz-Canel, sul suo profilo Twitter: “Gli Stati Uniti insistono per danneggiare la famiglia cubana con una nuova misura contro le rimesse. Intenzioni perverse del governo imperiale che lo scredita e lo mette in ridicolo per il suo odio malato contro una piccola nazione il cui popolo eroico non si arrende.”
Questa nuova misura restrittiva segue la scia di una serie di provvedimenti che hanno come obiettivo colpire le entrate di denaro dall’estero. Già nel settembre 2019 la quantità massima di denaro che si poteva spedire verso Cuba era stata ridotta a 1000 dollari ogni tre mesi. Successivamente, nel febbraio 2020, la multinazionale delle rimesse, Western Union, ha sospeso ogni trasferimento di denaro verso Cuba da qualsiasi parte del mondo, eccetto gli Stati Uniti. A questo si è aggiunto che a giugno e settembre di quest’anno le società cubane Fincimex e American International Services (AIS) — legate all’invio di rimesse — sono state inserite nella black list del Dipartimento di Stato.
Siamo davanti a una nuova stretta sul blocco, proprio ridosso delle elezioni presidenziali statunitensi, e la Florida, uno degli stati decisivi per vincere la corsa alla Casa Bianca, ospita la maggiore colonia al mondo di cubani-statunitensi, con posizioni radicalmente controrivoluzionarie e che rappresentano una fascia di elettorato che gradisce sempre nuove misure contro il popolo cubano.
Il bloqueo nell’era del Covid e i successi del sistema cubano
Il capo della diplomazia Cubana ha ribadito il carattere criminale e genocida del bloqueo, soprattutto nel contesto dell’attuale pandemia, poiché l’imperialismo statunitense si è avvalso della componente extraterritoriale dell’embargo per privare deliberatamente il popolo cubano di respiratori, dispositivi di protezione individuale, tamponi, test rapidi e altre forniture mediche necessarie per gestire la pandemia. La disponibilità di queste risorse può fare la differenza tra la vita e la morte per i pazienti portatori del virus, così come per il personale sanitario che si prende cura di loro.
Ma non per questo lo sforzo cubano nella lotta contro il Covid19 è venuto a meno, anzi. Il modello cubano di prevenzione e contenimento del virus ha riscontrato grande successo sia in numero di contagi che di decessi, rimanendo uno dei più bassi e costanti al mondo. Già il 27 gennaio scorso, solo quattro giorni dopo che a Wuhan venisse decretata la quarantena, Cuba aveva già messo in atto un piano di prevenzione e gestione della, allora ipotetica, pandemia che prevedeva le mascherine obbligatorie anche all’aperto, la progressiva chiusura di certe attività come palestre e piscine, la sospensione dei trasporti interni e la chiusura dei confini. Oltre a questo — ed è qui dove troviamo la sostanziale differenza rispetto al resto del mondo — il sistema sanitario cubano è basato da decenni nella prevenzione e l’individuazione precoce delle malattie, permettendo così cure più semplici ed efficaci mantenendo le spese ridotte. I cittadini cubani, al posto di rivolgersi di persona a ospedali e pronto soccorso, ricevono visite periodiche di medici a domicilio. Tutto questo è possibile grazie al fatto che Cuba possiede il più alto tasso di medici per abitante al mondo (più di 84 medici ogni 10 mila abitanti. Il doppio che in Italia). I casi sospetti vengono portati in centri di isolamento, dove si svolgono gli accertamenti e i pazienti positivi vengono ricoverati in ospedale a prescindere dalla gravità del loro quadro clinico. È così che Cuba è diventata un esempio di successo nel contenimento del virus, mantenendo un tasso di contagi che non ha mai superato i 93 casi in un giorno e un ridotto numero di morti (123 al 29 ottobre).
Anche i laboratori cubani si sono dati da fare, sviluppando un test proprio che viene utilizzato in simultaneo ai test di uso internazionale. Di fabbricazione cubana sono anche i medicinali antivirali che vengono somministrati ai malati di coronavirus. L’eccellenza in ambito medico è uno dei fattori che ha storicamente contraddistinto la rivoluzione cubana, non è quindi un caso che l’Isola stia sviluppando ben due vaccini contro il Covid19 (Soberana 01 e Soberana 02) i quali hanno già passato le prime fasi di sperimentazione e potrebbero iniziare a distribuirsi nel febbraio 2021.
Ma le aggressioni contro Cuba socialista non si sono limitate esclusivamente all’ambito economico. Negli ultimi mesi gli Stati Uniti hanno cercato di screditare e ostacolare le missioni mediche cubane all’estero, diffondendo calunnie e arrivando a esigere da altri Paesi di astenersi di chiedere aiuti medici a Cuba, anche durante i peggiori momenti della pandemia.
Nonostante queste azioni, il governo statunitense non è stato in grado di impedire che fino al 1° luglio 2020 più di 3.000 collaboratori cubani, organizzati in 38 brigate mediche, contribuissero alla lotta contro questa pandemia in 28 paesi (tra cui l’Italia) e 3 territori non autonomi. A questi sforzi si sono uniti gli oltre 28.000 professionisti sanitari cubani che già fornivano i loro servizi in 59 nazioni prima del COVID-19.
La nuova stretta su Cuba non fa altro che mostrarci il vero volto dell’imperialismo statunitense, fatto di prevaricazione e avidità, ignorando gli insistenti richiami della comunità internazionale di porre fine all’embargo. Ma l’accanimento degli Stati Uniti contro il popolo cubano di certo non può negare i successi in ambito medico (e non solo) della rivoluzione cubana e del socialismo. Invece di risolvere i problemi che sorgono ogni giorno al suo interno, gli Stati Uniti cercano di soddisfare gli interessi economici e politici di pochi, soffocando un popolo che ha scelto la strada dell’emancipazione e del socialismo.
di Inti Vasquez
Fonti:
https://www.telesurtv.net/news/cuba-presenta-informe-sobre-afectaciones-bloqueo-20201022-0016.html
https://twitter.com/CubaMINREX/status/1319275074571005954
https://www.telesurtv.net/news/cuba-denuncia-nueva-medida-recrudecimiento-bloqueo-20201024-0008.html
https://www.youtube.com/watch?v=3yxWohFv9yw&t=186s&ab_channel=Ah%C3%ADlesVa