Il 21 gennaio del 1921 veniva fondato al teatro San Marco di Livorno il Partito Comunista d’Italia (PCdI). La ricorrenza di oggi, che mette esattamente cento anni fra noi e quegli avvenimenti, ha rappresentato un’importante occasione di approfondimento per la redazione dell’Ordine Nuovo, approfondimento che condividiamo con i nostri lettori con questo numero speciale.
Alla base del lavoro svolto c’è, innanzitutto, sicuramente la volontà di oltrepassare il campo della semplice rievocazione storica di eventi passati o del mero ricordo di quelli che furono gli artefici della scissione di Livorno, elementi comunque importanti ma non sufficienti per tracciare un quadro nitido della vicenda. In questo senso l’analisi di quei fatti è importante perché permette di mettere a nudo posizioni, scelte e dibattiti utili a quanti oggi lavorano per la ricostruzione del movimento comunista. Al di là di richiami attualizzanti che non terrebbero conto delle differenze fra il contesto odierno e quello in cui si trovarono ad operare i protagonisti della nascita del PCdI, la conoscenza del percorso che portò alla scissione di Livorno rappresenta un patrimonio dal quale sarebbe un errore pensare di poter prescindere: la battaglia contro l’opportunismo non come intransigenza fine a sé stessa ma come battaglia necessaria per l’esistenza stessa di un partito realmente promotore degli interessi del proletariato, la ricerca di forme di lotta all’altezza della propria contemporaneità, l’importanza del legame fra partito e movimento di lotta reale, la scelta, sulla scorta della cesura rappresentata dalla Rivoluzione d’Ottobre, dell’opzione rivoluzionaria nella sostanza pratica dell’attività politica sono solo alcuni degli ambiti d’analisi ancora gravidi di insegnamenti, tanto più alla luce della situazione attuale del movimento operaio e comunista nel nostro paese come a livello internazionale.
In secondo luogo, va considerato che una ricorrenza così importante offre l’occasione per letture di comodo, parziali quando non apertamente ostili, di quegli eventi. Si faccia riferimento ai tentativi di descrivere la scissione di Livorno come l’errore primigenio, che addirittura avrebbe favorito il fascismo, di una sinistra votata alla frammentazione, con evidente riferimento a vicende della storia più recente e con l’obiettivo di cementare afflati unitari con forze appartenenti al campo borghese. Si pensi, ancora, ai tentativi di ricomprendere la nascita del PCdI all’interno della storia di partiti del centrosinistra, che lo hanno rinnegato alla Bolognina, o della sinistra più o meno radicale, che hanno tentato di richiamarsi alla storia e al patrimonio del movimento comunista in chiave strumentale, pur essendo complici della gestione del sistema capitalistico. Questi sono solo alcuni degli esempi di narrazioni di fronte alle quali è utile avere degli strumenti per rispondere. Se riusciremo a fornire, anche solo in parte, questi strumenti ai nostri lettori, avremo raggiunto un altro degli obiettivi legati a questo numero.
Gli articoli, frutto del lavoro delle componenti che compongono la redazione politica de L’Ordine Nuovo, tentano di offrire un percorso che tocchi le questioni principali legate alla fondazione del Partito Comunista d’Italia: un’analisi del contesto socioeconomico in cui si produsse, la ricostruzione dei punti su cui si sostanziò la battaglia contro il riformismo nel PSI, i fermenti del “biennio rosso” ed il lavoro delle avanguardie di classe e una disamina dei fattori internazionali e nazionali che influirono sulla scissione di Livorno. Si prosegue poi con la sintesi dei principali punti politici dei documenti del primo anno di vita del PCdI e, infine, con un’analisi del significato storico della fondazione del PCdI. Consapevoli che molto ancora può essere analizzato e studiato, per ora auguriamo a tutti una buona lettura.