Settimana di fuoco per la destra genovese. Il 9 febbraio, infatti, Mario Mascia (Forza Italia) è riuscito a far passare un ordine del giorno senza precedenti. Con il sostegno di Lega, Fratelli d’Italia e delle varie liste civiche che costituiscono poi la maggioranza di centrodestra in comune, ha impegnato il sindaco, Marco Bucci, all’istituzione di una “anagrafe antifascista, antinazista e anticomunista”. Proposta che arriva proprio mentre a livello nazionale si raccolgono firme per una stretta sulla propaganda di tipo neofascista, a cui sembra rispondere. Il voto è stato favorevole, con solo il parere contrario del Movimento 5 Stelle e l’astensione del Partito Democratico.
Mascia, responsabile regionale di FI non ha fatto altro, d’altronde, che proseguire un percorso iniziato da anni a tutti i livelli istituzionali, nazionali e non.
Era il 2009 quando Berlusconi proponeva di far diventare il 25 aprile una più generica “Festa della libertà”, mentre Napolitano chiosava che era necessario avere “rispetto e pietà per tutti.”
A settembre 2019 il Parlamento Europeo votava una risoluzione in cui tanto il nazismo quanto il comunismo vengono condannati parimenti.
A riprova del lavoro ideologico di discredito del comunismo che è stato condotto con forza nel corso degli anni si pensi che, se nel maggio del 1945 un sondaggio tra i cittadini francesi assegnava per il 58% il merito della sconfitta nazista all’URSS, nel 2004 solo il 20% ripeteva la stessa scelta.
D’altronde il percorso ideologico che si traccia in questa maniera è tanto assurdo quanto efficace. In questo senso il nazifascismo fa comodo: identificato in automatico con quanto di più negativo si possa trovare nel nostro passato, basta associarvi la qualunque per fare in modo che anche questa subisca lo stesso destino. Inoltre, in questo modo si cancellano le responsabilità del capitalismo che fu quello che realmente generò il fascismo. La comoda e antiscientifica categoria del “totalitarismo” si presta così ad una equiparazione che non tiene conto di differenze sostanziali ed avvenimenti storici che diventano termini di un paragone insensato ma utile al mantenimento di uno dei pilastri ideologici del nostro presente: il sistema nel quale viviamo è l’unico possibile. Non è un caso che nel corso degli anni la retorica in questa direzione si sia spinta sempre più in là. Sono tanti, forse troppi gli esempi in proposito: “i fascisti rossi”, “in Italia vi sono due tipi di fascisti: i fascisti e gli antifascisti”, “gli estremismi si toccano” e via così in una carrellata di banalità, oltremodo false, che non hanno altro scopo se non quello di appiattire il discorso.
Perché è questo che uomini come Mascia vorrebbero: eliminare completamente l’alternativa, l’idea che quello in cui viviamo non sia l’unico sistema possibile. Screditare questa immagine e, se possibile, criminalizzarla, alimentando la repressione contro le lotte del movimento operaio, mentre si cerca di giustificare e riabilitare in qualche modo il fascismo e si assolve il capitalismo.
Farebbe sorridere, se si potesse sorridere in certe occasioni, che l’astensione dei consiglieri PD – nemmeno il voto contrario, ma la ben più tenue astensione – sia stata impugnata dal gruppo Lega per denunciare come tale partito non riesca a prendere le distanze dall’ideologia comunista.
Un’equiparazione, in ogni caso, che non solo è antistorica e dannosa, ma anche profondamente scorretta. Mussolini, una volta espulso dal PSI, si fece un nome come bastione contro il bolscevismo. Hitler si presentò come l’ultima difesa contro il comunismo in Germania e all’estero il suo prestigio si basava proprio sul suo ruolo in funzione anticomunista.
Questo fare di tutta l’erba un fascio non è, però, solo espressione di malafede e ignoranza, ma denota anche una profonda mancanza di rispetto. Comunisti erano i soldati che liberarono Auschwitz e Treblinka, comunisti erano i partigiani che combatterono in Val Scrivia, Val Bisagno e Val Trebbia sull’Appennino ligure. Comunisti erano i caduti fucilati a Forte Castellaccio del Righi dalle squadracce repubblichine. “Falsificando la storia, le destre e il PD insultano Genova, città medaglia d’oro della Resistenza e la memoria dei tanti comunisti che hanno dato la propria vita per la liberazione dell’Italia e dell’Europa dalla barbarie fascista” – si legge nel comunicato della federazione di Genova del Fronte Comunista che ha condannato la scelta dell’amministrazione e il comportamento del consiglio comunale. Per poi proseguire:
Ai “compagni” del PD, che non sono nuovi a queste imprese – ricordiamo il loro voto a favore di un’analoga risoluzione del Parlamento Europeo nel settembre 2019, in compagnia di tutti i fascisti continentali – suggeriamo di meditare sulle parole di Thomas Mann: “Collocare sul medesimo piano il comunismo russo e il nazifascismo in quanto entrambi sarebbero totalitari, nel migliore dei casi è superficialità, nel peggiore è fascismo. Chi insiste su questa equiparazione può ben ritenersi un democratico, in verità e nel fondo del cuore è in realtà già fascista e di certo solo in modo apparente e insincero combatterà il fascismo, mentre riserverà tutto il suo odio al comunismo”.
Niccolò Rettagliata