Da vari decenni la borghesia italiana, come in molti altri paesi europei e non solo, ha portato avanti con forza la retorica secondo la quale i soggetti privati, oppure soggetti pubblici vincolati da criteri aziendalistici e di mercato, sarebbero i più “efficienti” nella gestione dei servizi pubblici, nel combattere gli sprechi e la malagestione e garantirebbero un migliore servizio. Tuttavia la realtà della gestione privata (o privatistica) dei servizi pubblici non è sinonimo di efficienza, ma anzi subordina al profitto privato la garanzia di un servizio efficiente ed universale (si pensi alla sanità). A questo si aggiunge, spesso, un peggioramento delle condizioni economiche e di lavoro dei lavoratori, ai quali una certa retorica sempre più diffusa addebita la responsabilità delle mancanze dei servizi pubblici anziché imputarle al definanziamento, alle responsabilità dei dirigenti e delle forze politiche che dovrebbero vigilare su di essi o, ancora, alla logica del profitto, inconciliabile con una erogazione di servizi che tenga conto delle necessità di lavoratori e cittadini.
Questo articolo documenta l’ennesima storia di comportamenti antisindacali e mancato rispetto degli accordi da parte di una azienda privata che si trova a gestire un servizio pubblico, questa volta a Bracciano (RM).
Nel novembre 2016 il tribunale fallimentare di Civitavecchia ha certificato il fallimento di Bracciano Ambiente s.p.a., società partecipata del comune di Bracciano responsabile dei servizi di igiene ambientale (nettezza urbana), affidandola a un curatore fallimentare. Nel febbraio 2018 il Comune ha affidato l’appalto del servizio pubblico alla TEKNEKO Sistemi Ecologici SRL con un bando di gara e da subito è iniziata la fase più travagliata per i lavoratori dell’ex società pubblica, culminata nel licenziamento di due lavoratori. Il primo di questi è Giancarlo Crispino, delegato Flaica-CUB: il sindacato denuncia la condotta antisindacale dell’azienda, sia riguardo la sospensione e poi il licenziamento di Giancarlo, dovuto alla condivisione di un volantino sindacale in cui si proclamava anche uno sciopero, sia per quanto riguarda il mancato rispetto degli accordi sindacali da parte della Tekneko1. Ma andiamo con ordine.
Dopo il fallimento della Bracciano Ambiente, il Comune di Bracciano ha approvato un bando di gara per sole 35 unità (su 52 occupate dalla società municipalizzata). Per salvare i posti di lavoro la CUB, il sindacato maggioritario nell’azienda, ha siglato un accordo di prossimità, in deroga al CCNL, che prevedeva la rinuncia da parte dei lavoratori ad alcune ore di lavoro settimanali e un loro demansionamento, ma solo fino a che pensionamenti e/o altre riduzioni del costo del lavoro non avessero permesso di ridiscutere le condizioni contrattuali. Quando ciò è avvenuto, a causa appunto di pensionamenti e trasferimenti in altre sedi, il sindacato ha cercato di intavolare una discussione con l’azienda, che però si è sistematicamente sottratta agli incontri in Comune.
È a quel punto che è stato annunciato uno sciopero per il 21 novembre dello scorso anno con un volantino che, inoltre, esprimeva altre denunce nei confronti dell’azienda, come il risparmio derivante dall’uso di cassonetti della vecchia municipalizzata, la mancata creazione dei punti di raccolta degli esausti previsti (uno su dieci), l’insufficiente fornitura di DPI2. La minaccia dello sciopero ha convinto finalmente l’azienda a convocare i rappresentati sindacali nella sede centrale ad Avezzano (AQ) per un incontro. In questa sede, tuttavia, la Tekneko ha adottato una “interpretazione strumentale di comodo” degli accordi sindacali (come si legge in un secondo comunicato della CUB) accampando varie scuse per giustificare la mancata modifica delle condizioni lavorative dei dipendenti dell’azienda, parlando di assenteismo e sostenendo di non aver mai ricevuto contestazioni dal Comune, affermazione contestata dal sindacato in quanto il Comune avrebbe invece assicurato di interessarsi a quelle che sono state le rimostranze di cittadini e lavoratori.
Dopo questo nulla di fatto, era stato previsto un nuovo incontro il 15 dicembre, mai avvenuto. Il sindacato, con un comunicato del 12 dicembre, ha denunciato il disinteresse dell’amministrazione comunale (guidata dal sindaco Armando Tondinelli, eletto con una lista civica per poi aderire a Fratelli d’Italia), sia per quanto riguarda la vertenza sindacale e la difesa dei lavoratori, sia nel rassicurare sul controllo pubblico del servizio offerto dall’azienda.
Nello stesso comunicato, inoltre, veniva denunciata una serie di gravi mancanze igienico-sanitarie dei locali dell’azienda, aggravate dall’attuale situazione pandemica, che potrebbero aver facilitato il contagio da Covid-19 dello stesso Crispino. A queste denunce il padrone dell’azienda, Umberto di Carlo, ha replicato in una dichiarazione pubblica che la colpa sarebbe dei dipendenti “sporchi, se non proprio barbari”, declinando ogni responsabilità dell’azienda3.
L’altra denuncia del sindacato riguarda la sospensione e in seguito il licenziamento del delegato Giancarlo Crispino, avvenuto per via della condivisione sul proprio profilo social del comunicato sindacale che annunciava lo sciopero del 21 novembre e conteneva le denunce già citate in precedenza nei confronti della Tekneko.
Questa vicenda, in particolare, è stata da subito seguita dal GASP – Associazione Antifascista di Promozione Sociale di Bracciano – e dal circolo Lo Spazio, che ha organizzato due presidi di solidarietà a Crispino e ai lavoratori della Tekneko. Il primo presidio, tenuto il 5 dicembre 2020 nella piazza del Comune di Bracciano, ha visto interventi di diversi attivisti e cittadini e la presenza di alcuni lavoratori dell’azienda in solidarietà all’ex-collega; ancora una volta, nel totale silenzio istituzionale. Durante il presidio è arrivata anche la notizia della sospensione (e in seguito il licenziamento) di un altro lavoratore dell’azienda. Diversi giornali locali hanno seguito la vicenda della Tekneko e molte sono state le attestazioni di solidarietà a Crispino da parte della cittadinanza.
Il secondo presidio in solidarietà ai lavoratori colpiti dal mancato rispetto degli accordi sindacali e dalla repressione aziendale, svoltosi il 19 dicembre poco fuori gli stabili dell’azienda, ha raccolto una testimonianza di un lavoratore, il quale, dopo averli ringraziati per la solidarietà, ha spiegato agli attivisti presenti come ci fosse “un clima di terrore” all’interno dell’azienda. Nel frattempo, la CUB e i due lavoratori licenziati hanno avviato procedimenti legali per quanto riguarda il mancato rispetto degli accordi sindacali e per il reintegro.
Ai presidi di solidarietà a Crispino e ai lavoratori della Tekneko, organizzati dal GASP e dal circolo Lo Spazio di Bracciano, erano presenti e hanno portato il proprio sostegno anche delegazioni del Fronte della Gioventù Comunista di Viterbo, dell’Assemblea dei lavoratori e lavoratrici combattivi del Lazio, SI COBAS Viterbo, Cobas Bracciano, varie organizzazioni politiche della sinistra di classe e singoli lavoratori e lavoratrici.
1 https://www.orticaweb.it/wp-content/uploads/2021/01/LOrtica-del-Venerd%C3%AC-5.pdf?fbclid=IwAR0fhooVU9BBB6m4uJx3jhiTx7GqQQx6IzzqbOxwiu4zh1SreWMLSSD8OrU la denuncia è stata ripresa in un articolo del settimanale l’Ortica del Venerdì del 29/01/2021, p.32
3 La dichiarazione originale è pubblica ed è stata parzialmente riportata in questo articolo, consultato il 16/02/2021 https://www.terzobinario.it/tellaroli-a-tekneko-i-dipendenti-sono-una-risorsa-serve-rispetto/