Vita politica internazionale – decimo numero
Questo numero della rassegna dedicata al Movimento comunista internazionale si apre ancora con la solidarietà a Cuba socialista e il suo popolo rivoluzionario con una dichiarazione congiunta delle gioventù comuniste d’America e l’intervento degli eurodeputati del KKE al Parlamento europeo. Infine, due articoli della Rivista Comunista Internazionale da parte del Partito Comunista di Turchia (TKP) e del Partito Comunista del Messico (PCM), rispettivamente sull’importanza e sul contenuto dell’internazionalismo proletario e sull’esperienza dell’Internazionale Comunista che proponiamo in occasione dell’anniversario del suo II Congresso.
- Le Gioventù comuniste d’America con il popolo di Cuba e la sua Rivoluzione: “Cuba non è sola!”
Nove organizzazioni giovanili comuniste del continente americano hanno espresso attraverso una dichiarazione congiunta, il loro fermo sostegno e solidarietà a Cuba socialista, denunciando il blocco e i piani imperialisti degli USA e le manipolazioni mediatiche. La dichiarazione afferma che «il proletariato è una classe unica in tutto il mondo. Pertanto, nostro compito come giovani rivoluzionari è costruire nei nostri paesi la lotta del proletariato, cercando di massificare il movimento di solidarietà internazionale congiuntamente con la lotta per il socialismo nei nostri paesi e di avanzare nella comprensione che le gioventù lavoratrici di tutto il mondo devono marciare impavide, spalla a spalla contro un nemico comune: la borghesia. Coscienti che il sistema capitalista non può offrirci alcun orizzonte di speranza di un futuro dignitoso, ci prepariamo oggi – mossi e ispirati anche dalla coraggiosa rivoluzione del popolo cubano – a conquistare il futuro, vittorioso e socialista nei nostri paesi e di costruire un mondo più umano senza sfruttatori.»
- Intervento degli eurodeputati del KKE al Parlamento europeo su Cuba
Nel corso della discussione della commissione per gli affari esteri del Parlamento europeo gli eurodeputati del Partito Comunista di Grecia (KKE) hanno denunciato il piano d’intervento orchestrato dagli USA e dalla mafia anticubana che mira a rovesciare il governo cubano. L’eurodeputato del KKE, Kostas Papadakis, ha evidenziato la pretestuosa preoccupazione dell’UE-USA per i “diritti umani” e ha espresso la solidarietà del KKE con il popolo, il governo e il Partito Comunista di Cuba nella lotta per difendere le loro conquiste.
- L’internazionalismo proletario come arma della classe operaia contro il nazionalismo e lo sciovinismo
Dalla Rivista Comunista Internazionale n. 10, proponiamo questo articolo del Partito Comunista di Turchia (TKP) che analizza e definisce l’Internazionalismo proletario come parte indispensabile della lotta di classe rivoluzionaria, pertanto per i comunisti non può essere limitato a generici appelli di solidarietà privi di contenuto. Il TKP, attraverso la disamina della propria esperienza di difesa dell’internazionalismo in alcuni casi concreti come la situazione nel mar Egeo, la questione di Cipro, dei lavoratori curdi e dei profughi e immigrati, giunge alla conclusione che il «nazionalismo è divenuto uno strumento per dividere la classe operaia su basi etniche e nazionali, per sussumere le minoranze in stereotipi che suscitano l’ostilità della maggioranza e per intensificare lo sfruttamento. In politica estera, il nazionalismo è stato utilizzato per colonizzare altri popoli e per alimentare il sostegno delle classi medie verso politiche oppressive ed espansionistiche. Il nazionalismo, in ogni sua versione e senza eccezioni, è da sempre un’ideologia reazionaria e anticomunista che corrompe la classe operaia, rendendola timorosa della propria ombra e trasformandola in un nemico di altri popoli. […] Oggi la nazione, come elemento della sovrastruttura, non può riuscire a fare ciò che fece due secoli fa; non è più in grado di creare unità nonostante l’antagonismo di classe. L’internazionalismo è uno degli strumenti più potenti e attuali di cui disponiamo per impedire ulteriori devastazioni ai danni dei lavoratori – gran parte dei quali sono sradicati, privati di una patria o si sentono «apolidi» in quanto la sovrastruttura della nazione definita dal potere borghese non è in grado di contenerli – e delle masse ingannate dalla demagogia nazionalista che li trasforma in braccio armato di antagonismi irreali e privi di basi scientifiche. L’imperialismo sta vivendo una crisi. La classe borghese e i suoi rappresentanti politici a livello nazionale e internazionale cercano di sottrarsi all’impatto della crisi scaricandone il fardello sulla classe operaia, con la forza o con altri mezzi. Sta alla classe operaia e alla sua avanguardia rivoluzionaria – e a esse soltanto – passare all’offensiva contro l’influenza dei partiti borghesi sui lavoratori, e non permettere che questa crisi si trasformi in una crisi totale per l’umanità. I partiti comunisti devono prepararsi sin da subito, in chiave internazionalista, a raccogliere le forze per la battaglia finale, per colpire in modo più efficace nelle regioni in cui la crisi potrebbe produrre situazioni rivoluzionarie. L’internazionalismo deve essere parte dell’identità dei comunisti. La ricca esperienza che abbiamo accumulato in nome dell’internazionalismo sin dalla fondazione del Comintern deve trasformarsi nell’arsenale dei partiti bolscevichi di oggi.»
- Il nostro tributo all’Internazionale Comunista: tenere alta la bandiera dell’internazionalismo proletario
In questo articolo presentato dal Partito Comunista del Messico (PCM) nella Rivista Comunista Internazionale n. 10, viene analizzato e valorizzato il ruolo fondamentale dell’Internazionale Comunista nella formazione dei partiti comunisti e della lotta rivoluzionaria in ogni paese in rottura con l’opportunismo e il riformismo, soprattutto con il suo II Congresso di cui ricorre l’anniversario in questi giorni (19 luglio – 7 agosto 1920) e l’elaborazione di una strategia rivoluzionaria unitaria. L’articolo, scritto da Pavel Blanco Cabrera, SG del PCM, trae insegnamenti per l’oggi, confutando alcune calunnie e falsità relative all’esperienza dell’IC e al contempo fornisce valutazioni su alcuni passaggi critici che ebbero ripercussioni negative e che aprirono la strada al policentrismo e alle vie nazionali. «L’internazionalismo proletario concepiva la fratellanza dei lavoratori di tutti i Paesi non soltanto in riferimento alle necessarie azioni di solidarietà e agire comune, ma anche come contesto per l’elaborazione politica, cioè per la formulazione di una strategia rivoluzionaria unitaria. […] La lotta contro l’opportunismo, il revisionismo e il riformismo, incessante, senza concessioni e finalizzata a difendere il marxismo, ripristinandone il carattere di ideologia rivoluzionaria del proletariato, costituì una premessa fondamentale per la nascita della III Internazionale. Una volta creata l’Internazionale Comunista, la sua esistenza e le sue attività contribuirono qualitativamente alla lotta di classe internazionale del proletariato. […] In tutti i continenti e in gran parte dei Paesi, con la creazione di sezioni dell’Internazionale Comunista, la classe operaia si dotò di una sua avanguardia, di un suo partito politico – il partito comunista. Inoltre, i partiti nati dagli sforzi del COMINTERN, ispirati alle 21 condizioni per l’ingresso nella struttura, furono costruiti come partiti di tipo nuovo, basati sulla teoria organizzativa leninista, il che implicò un enorme progresso rispetto alle forme esistenti dei partiti socialdemocratici. […] Nei suoi congressi e nelle sue sedute plenarie, così come nelle sue commissioni e organizzazioni, la III Internazionale condusse uno studio costante della lotta di classe, della situazione economica e delle sue tendenze, delle politiche reazionarie, delle azioni politiche dei rivoluzionari in ciascun Paese, della costruzione del socialismo e delle sue difficoltà, delle contraddizioni inter-imperialiste, dell’antagonismo tra sfruttati e sfruttatori, tra oppressi e oppressori – ed elaborò strategie, tattiche e slogan. Il cervello mondiale della classe operaia si mise all’opera nella lotta contro il capitale. […] Dobbiamo confutare la calunnia secondo cui la III Internazionale – e ogni eventuale futura forma di unità o coordinamento nell’ambito del movimento comunista internazionale – sarebbe stata destinata al fallimento nel suo sforzo di elaborare una strategia rivoluzionaria, in quanto non avrebbe tenuto conto delle specificità e delle particolarità. Al contrario, come vedremo più oltre, una strategia rivoluzionaria comune è necessaria oggi come lo era in passato, quando la gloriosa Internazionale Comunista ne dimostrò l’efficacia. […] Esiste la necessità, per i lavoratori di tutto il mondo e per il movimento comunista internazionale, di affrontare le questioni strategiche dello scontro con il capitale e con il sistema imperialista. Per questo combattiamo a favore di questa corrente dei partiti comunisti leninisti, con pazienza e consapevoli delle difficoltà, senza prendere decisioni improvvisate malgrado l’urgenza, ma con la convinzione profonda e incrollabile che si debba dare continuità all’opera della III Internazionale.»
- PCRF: Questioni fondamentali quando si tratta di violenza e delinquenza.
Il Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF) analizza dal punto di vista di classe la questione della delinquenza e della sicurezza nella società francese, in particolare nei quartieri popolari, e i relativi compiti dei comunisti. I marxisti-leninisti francesi respingono la deriva securitaria e con un approccio di classe e materialista legano la questione della delinquenza al sistema capitalista, alla segregazione e alla discriminazione nazionale e razziale, alla disoccupazione. «La delinquenza è il prodotto dell’esclusione e della miseria sociale, dell’assenza di prospettive personali ma soprattutto collettive, deriva anche dal parassitismo di certe attività economiche. L’imperialismo cerca il massimo profitto con tutti i mezzi, in tutti i mercati: traffico di vite umane, traffico di droga, vendita illegale di armi, sfruttamento di ragazze e ragazzi, anche bambini. In Francia, il traffico ha reso 5 milioni di persone dipendenti dalla cannabis (2 milioni di consumatori regolari), 100.000 dalla cocaina. Così ci sono spacciatori dappertutto, con i loro leader a capo della rete che accumulano fortune e lavoratori sfruttati in fondo alla scala. Inoltre, i media capitalisti, grazie ai canali televisivi, diffondono un vero e proprio culto dell’arricchimento individuale con tutti i mezzi, e le serie tv e i reality come La Maison o Koh-lanta hanno sostituito i giochi circensi, con la stessa funzione: uscire dalla propria condizione di schiavitù individuale ai danni degli altri. I grandi trafficanti sono i veri colpevoli dell’insicurezza e poiché si tratta di notabili borghesi, che sono diventati amministratori di società o che hanno quote nei monopoli bancari, i media e le autorità pubbliche si soffermano solo sulla “piccola criminalità”. Il nostro partito denuncia l’abbinamento quartieri popolari e bande: le fonti del crimine organizzato si trovano nei quartieri alti! Anche se, naturalmente, i traffici di piccolo cabotaggio si trovano più facilmente tra gli “esclusi”.»