Vita politica internazionale – undicesimo numero
In questo nuovo numero della rassegna dedicata al movimento comunista e operaio internazionale segnaliamo la dichiarazione congiunta sottoscritta da un centinaio di partiti comunisti e operai del mondo a sostegno del Partito Comunista di Cuba e la dichiarazione del Consiglio Mondiale per la Pace (WPC) sulla situazione in Afghanistan che è oggetto anche di un comunicato del Partito Comunista di Grecia (KKE). Proseguiamo poi con le dichiarazioni del Partito Comunista di Turchia (TKP) che esprime la sua posizione sulla questione dell’immigrazione e del Partito Comunista del Venezuela (PCV) che esprime la sua opposizione agli accordi tra il governo Maduro e l’opposizione. Infine, una riflessione della Federazione Sindacale Mondiale (FSM) sul tema del cambiamento climatico e la salvaguardia dell’ambiente.
- I partiti comunisti e operai a sostegno della lotta del Partito Comunista di Cuba
Un centinaio di Partiti Comunisti e Operai di tutto il mondo hanno sottoscritto una risoluzione congiunta, su proposta del Partito del Lavoro di Corea, in sostegno della lotta del Partito Comunista di Cuba contro i piani controrivoluzionari promossi dagli USA. “I Partiti Comunisti e Operai apprezzano molto la solenne dichiarazione del Partito Comunista di Cuba di voler difendere fino in fondo il socialismo e proteggere la sovranità e la dignità del paese, opponendosi risolutamente ai feroci tentativi degli Stati Uniti di rovesciarne il sistema ed esprimono forte solidarietà al Partito Comunista di Cuba. I Partiti Comunisti e Operai si oppongono, condannandole con la massima fermezza, alle sanzioni immorali e al blocco statunitensi contro Cuba che violano i diritti del popolo cubano all’esistenza e allo sviluppo e ne esigono la revoca totale. I Partiti Comunisti e Operai sosterranno e incoraggeranno coerentemente e attivamente la lotta del Partito Comunista di Cuba, del governo e del popolo cubani per difendere fermamente e far avanzare la causa del socialismo.” - Dichiarazione del Consiglio Mondiale per la Pace sui recenti sviluppi in Afghanistan
Il Consiglio Mondiale per la Pace esprime la sua profonda preoccupazione per i recenti sviluppi in Afghanistan a vent’anni dall’aggressione e invasione da parte degli USA e della NATO. Nella sua dichiarazione afferma che “gli sviluppi della politica estera degli USA e della NATO in Asia centrale miravano al confronto con la Russia e la Cina. Centinaia di migliaia di persone hanno perso la vita, milioni gli sfollati che sono diventati rifugiati. Più di duemila miliardi di dollari sono stati spesi in tutti questi anni dagli imperialisti per le operazioni militari, l’istituzione e il finanziamento a Kabul di regimi fantoccio. Il redditizio commercio dell’oppio è cresciuto rapidamente e si è moltiplicato negli ultimi vent’anni. In questi giorni l’amministrazione Biden ha avviato il ritiro delle forze USA dal paese dopo lunghe trattative (iniziate dall’amministrazione Trump) con le forze Talebane. Il Paese viene consegnato al “precedente nemico” con imminente pericolo di oscurantismo istituzionale e fondamentalismo. Gli USA non lasciano l’Afghanistan per tagliare le spese. Le loro priorità nell’Oceano Pacifico richiedono tale riadattamento e redistribuzione delle loro forze armate.” Il WPC conclude la sua dichiarazione esprimendo “la sua solidarietà al popolo afgano, che negli ultimi 30 anni non ha mai avuto la libertà di decidere del proprio futuro e delle sue ricchezze. L’occupazione militare USA/NATO e il governo dei Talebani sono due facce della stessa medaglia.” - Il KKE sugli sviluppi in Afghanistan
Il Partito Comunista di Grecia (KKE) in un suo comunicato sui recenti sviluppi in Afghanistan sottolinea che “è chiaramente dimostrato che l’intervento statunitense del 2001, attuato con il pretesto di “combattere il terrorismo” e l’attacco alle Torri Gemelle, aveva in realtà altri scopi e in particolare il controllo del “ventre molle” della Russia e della Cina, nel contesto della competizione di queste potenze con gli USA. L’amministrazione Biden sta ancora mentendo, presentando “il risparmio delle risorse economiche del popolo” come la ragione del ritiro delle forze militari statunitensi. I suoi obiettivi sono diversi, come spostare l’attenzione degli USA su altri “fronti” quali la regione del Pacifico e cercare di creare un “clima di instabilità” in Asia centrale che gli sarà conveniente “strumentalizzando” gli sviluppi in Afghanistan. È attraverso queste competizioni inter-imperialiste che i Talebani sembrano essere oggi favoriti.” I comunisti greci concludono che è “ulteriormente evidenziata la necessità della lotta del popolo contro ogni forza reazionaria e oscurantista indissolubilmente legata alla lotta contro il sistema capitalista e le forze e i piani imperialisti che le generano e le utilizzano”. - Il TKP sulla questione immigrazione
A seguito degli eventi in Afghanistan e l’arrivo di una nuova ondata di profughi, il tema dell’immigrazione è al centro del dibattito pubblico in Turchia dove si registra la crescita di un sentimento “anti-immigrazione” che ha portato ad una serie di attacchi contro immigrati. Alla luce di ciò, il CC del Partito Comunista di Turchia (TKP) ha espresso la sua posizione relativa alla questione dell’immigrazione, affermando “che vede i lavoratori immigrati come un elemento essenziale della lotta di classe, assumendo l’avanzamento di questa lotta come uno dei suoi compiti principali”. La posizione dei comunisti turchi si oppone sia alla gestione del governo borghese di Erdogan che li strumentalizza nella disumana contrattazione con le potenze imperialiste, sia all’opposizione borghese che discrimina i rifugiati a seconda della loro provenienza e li colpevolizza per i problemi del paese. Il TKP sottolinea che la causa dei problemi che vivono i lavoratori turchi è il capitalismo, così come l’immigrazione ha la sua origine nell’avidità dei capitalisti, nelle guerre e interventi imperialisti e nei piani espansionistici a cui partecipa la Turchia stessa. I comunisti turchi si impegnano a rafforzare i loro sforzi per unire i lavoratori immigrati e i lavoratori turchi nella lotta di classe. - Il Partito Comunista del Venezuela sul patto d’élite in Messico
L’Ufficio politico del Partito Comunista del Venezuela (PCV) esprime la propria critica e opposizione agli accordi siglati in Messico tra il governo di Maduro e il PSUV con l’opposizione di destra. Il PCV considera ciò come il consolidamento del patto d’élite tra “i rappresentanti politici delle due frazioni più importanti della borghesia nazionale” che “si sono messi d’accordo in Messico al fine di stabilire le basi per dare continuità a un processo di negoziazioni politiche che si svilupperà nel tempo e darà risultati concreti a beneficio dei nemici del popolo venezuelano”. “Da un lato, abbiamo il Governo di Nicolas Maduro e la direzione capitolatrice del Partito Socialista Unificato del Venezuela (PSUV), in rappresentanza degli interessi dei poderosi nuovi ricchi formati all’ombra degli affari statali. Dall’altro lato, l’ala della destra, guidata da Juan Guaidò, Henrique Capriles e i partiti socialdemocratici, in rappresentanza della borghesia nazionale tradizionale e gli interessi dei gruppi monopolistici transnazionali statunitensi ed europei.” “Denunciamo al popolo venezuelano che l’obiettivo dei dialoghi del Messico è quello di consolidare il patto borghese per la spartizione delle ricchezze del paese tra i capitalisti nazionali e stranieri, mentre si impone un aggiustamento economico antipopolare. Tutto questo, inoltre, garantendo una grottesca impunità a coloro che hanno accumulato grandi fortune protetti nella corruzione e a coloro che hanno propiziato sanzioni illegali straniere contro il paese e si sono appropriati di risorse di proprietà della nazione. Oggi più che mai, i lavoratori devono esser uniti per lottare contro l’offensiva che il patto borghese del Messico imporrà contro i nostri diritti e la sovranità del paese. Ieri fu il patto di Punto Fijo; oggi sarà il Patto del Messico. Con nuovi e vecchi attori, ma sempre contro gli interessi del popolo lavoratore e della Patria.” - Federazione Sindacale Mondiale: Cambiamento climatico e ipocrisia
In occasione degli incendi che hanno colpito molte parti del mondo, la Federazione Sindacale Mondiale esprime una sua riflessione sul tema del “cambiamento climatico” e l’ipocrisia intorno a questo dibattito da parte della borghesia. Respingendo la logica della “responsabilità individuale”, la FSM precisa che “l’unico fattore che realmente può contribuire o accelerare il cambiamento climatico è l’azione propria dei monopoli, il capitalismo stesso. […] Seguiamo il dibattito scientifico e i punti di vista contradditori sia sull’estensione, la profondità del problema, i tassi di sviluppo di questi cambiamenti, come sugli strumenti scientifici per identificarli con precisione. Ci sono stime e previsioni divergenti. Diffidiamo inoltre dalle previsioni che tendono ad esser catastrofiche o compiacenti del tipo “non accade nulla”. Perché molte di queste inchieste sono finanziate e i dati si presentano in modo conforme agli interessi di grandi gruppi di monopoli, stati capitalisti e associazioni imperialiste che spesso li costruiscono secondo le gerarchie e le aspirazioni, a seconda di dove vogliono “spingere” la produzione capitalista per spodestare i loro concorrenti”. L’organizzazione internazionale dei sindacati con orientamento di classe, precisando che il dibattito e la lotta su queste questioni sono aperti, chiama il movimento sindacale a mettere in evidenza gli “interessi popolari che coincidono con il vero salvataggio e protezione dell’ambiente, rivelando che i gruppi imprenditoriali e la protezione ambientale sono incompatibili, che solo una società in cui la ricchezza naturale è del popolo può assicurare la protezione dell’ambiente.” “Solo la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici e delle masse proteggerà l’ambiente a tutti i livelli”, conclude la FSM sollecitando l’impegno ad aumentare l’interesse dei lavoratori per le questioni ambientali.