VITA POLITICA INTERNAZIONALE – SEDICESIMO NUMERO
Questo numero della rassegna dedicata al movimento comunista e operaio internazionale si apre con la solidarietà al popolo e al Partito Comunista di Cuba. Focus poi sulla questione ambientale, sul “capitalismo verde” e la COP26 con i comunicati dei partiti comunisti dell’Europa centrale. La cosiddetta “transizione ecologica” secondi i criteri capitalisti è anche uno dei vari fattori che sta incidendo sul forte incremento dei prezzi di beni di prima necessità che è oggetto della dichiarazione della Iniziativa Comunista Europea. Altra questione al centro dell’attenzione internazionale è la contesa sul confine polacco-bielorusso sulla pelle dei rifugiati che viene condannata dalla Federazione Sindacale Mondiale. Infine, la Conferenza internazionale contro le armi biologiche e l’intervento del KKE.
Nei giorni 5 e 6 novembre si è riunito telematicamente il Gruppo di Lavoro dell’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai (rete SolidNet) che ha deciso di rinviare al prossimo anno il 22° IMCWP causa il persistere della pandemia. Ha espresso anche solidarietà al popolo cubano e al Partito Comunista di Cuba (PCC) di fronte ad una nuova escalation delle provocazioni imperialiste e dei gruppi controrivoluzionari, chiamando all’azione tutti i partiti comunisti e operai del mondo in difesa di Cuba socialista. Nella dichiarazione si afferma che «la Rivoluzione Cubana, della quale si avvicina il 62° anniversario, è una pietra miliare nella storia delle lotte di classe. Il popolo cubano che lotta per l’indipendenza, l’uguaglianza, la libertà e la giustizia ha ottenuto tutto ciò sotto la bandiera del socialismo e della Rivoluzione. Nonostante le gravi conseguenze di anni di blocco imperialista, la Rivoluzione ha permesso alle giovani generazioni di cubani di godere pienamente del diritto all’educazione, alla salute, alla scienza, alla cultura, all’arte e allo sport e di vivere una vita dignitosa e onorevole in tutte le sue dimensioni. Migliaia di cubani, agendo sotto la guida dell’internazionalismo, accorrendo in aiuto dei poveri e cercando di curare i malati, sono diventati l’orgoglio dell’umanità. È proprio per questo che la barbarie capitalista e la sua attuale roccaforte, gli Stati Uniti, non possono tollerare l’esistenza di un tale Paese a pochi chilometri da loro.»
Nella sua dichiarazione sul forte aumento dei prezzi di diversi beni di prima necessità, tra cui l’elettricità, il combustibile e altri beni essenziali, la Iniziativa Comunista Europea ha espresso come «questa situazione, particolarmente preoccupante quando siamo alle soglie della stagione invernale, colpisce la classe operaia e gli strati popolari dei nostri paesi, vittime dei governi borghesi e della loro gestione della recente crisi contro i popoli.» Per la ICE non si tratta di una conseguenza indesiderata della crisi ma è dovuto al sistema capitalista stesso, all’intensificazione dello sfruttamento, alla liberalizzazione totale dei mercati, alla ricerca del massimo profitto, alla speculazione sui beni di prima necessità, alla cosiddetta strategia della “transizione verde”, alla concorrenza che sono la causa dell’incremento dei prezzi, così come anche la “politica espansiva” che fornendo miliardari sussidi al grande capitale spinge l’inflazione. Le cause derivano dal fatto che «i mercati dell’energia e dell’alimentazione sono concepiti per soddisfare gli interessi dei capitalisti e non i bisogni del popolo. […] L’aumento dei prezzi dell’elettricità e del combustibile sta già influenzando la produzione di altri beni, che contribuiscono ad un aumento generale dei prezzi che sta approfondendo i problemi già esistenti di crescente povertà, rendendo ancora più difficile per la classe operaia e le famiglie popolari soddisfare le loro necessità di base. Allo stesso tempo, c’è un rischio maggiore di scontri tra le potenze imperialiste per il controllo delle fonti energetiche, dei mercati e delle vie di trasporto, derivante dal fatto che gli stati e le alleanze imperialiste non rimarranno quiete mentre gli interessi dei monopoli che rappresentano sono a rischio.» La dichiarazione mette in guardia sui pericoli dello sviluppo di piani imperialisti che avranno i popoli come vittima in relazione al fatto che «la dipendenza dell’UE dalle risorse energetiche provenienti da paesi terzi è già stata indicata come una “debolezza strategica” che sarà affrontata con azioni più aggressive nel Mediterraneo orientale.» Inoltre, la ICE evidenzia anche come questa situazione sia utilizzata «dalle potenze dell’UE per promuovere l’agenda del “capitalismo verde”, che in realtà significa la creazione di condizioni per nuovi investimenti redditizi promossi dagli stati capitalisti» e «non si preoccupa degli interessi del popolo o della protezione dell’ambiente, ma è finalizzata a difendere gli interessi di diversi settori del capitale monopolistico». «Sia le crisi capitaliste che la crescita guidata dal profitto hanno gravi conseguenze sulla classe operaia e gli strati popolari ed esprimono quanto sia insostenibile questo sistema» conclude la dichiarazione.
• Il PCB sulla COP26: il capitalismo è la causa della distruzione dell’ambiente di vita dell’umanità
Il Partito Comunista del Belgio (PCB) ha espresso in una dichiarazione che è il capitalismo la causa della distruzione dell’ambiente e non ci sono soluzioni al suo interno. Rivolgendo l’attenzione sulla COP26 ha affermato che si tratta di «un'”asta” tra capitalisti e non fornisce una soluzione per tutta l’umanità, vuol dire una competizione per ottenere il massimo dagli investimenti “verdi”, centinaia di miliardi di sussidi pubblici. […] non prenderanno nessuna misura seria, nella misura in cui queste potrebbero inficiare il capitalismo stesso. Gli altri problemi legati al capitalismo, come le guerre e lo sfruttamento, la crescente concorrenza con il conseguente aumento della povertà di gran parte dell’umanità, non saranno certo risolti da un “vertice sul clima”. La COP26 non è una “ricerca comune” ma un riflesso delle contraddizioni all’interno del capitalismo. Le proposte sono destinate, da un lato, ad alimentare la concorrenza per la conquista del mercato da parte dei prodotti “verdi”, che graverà sul concorrente “arretrato” con il problema della sovrapproduzione di prodotti “vecchi” da fabbricazione “fossile”. I rispettivi stati borghesi aiuteranno e sovvenzioneranno i capitalisti a pagare le loro “vecchie” centrali energetiche “a combustibile fossile”, a distruggere i veicoli convenzionali e a sostituire la fornitura di combustibile “fossile” con l’espansione del combustibile elettrico. I costi saranno scaricati sulla popolazione attiva.» La dichiarazione mette in evidenza come il riscaldamento globale, le emissioni di CO2 e di metano (CH4) siano dovute al modo capitalistico di produzione, compreso nell’agricoltura e negli allevamenti intensivi. «Il fine ultimo della produzione capitalista è l’accumulazione di capitale, questo richiede che la concorrenza debba essere condotta il più ferocemente possibile, che lo sfruttamento sia intensificato e che ci si appropri il più possibile di tutto ciò che la produzione rende possibile. L’uso illimitato dei combustibili fossili sarà sostituito dall’estrazione illimitata di tutti i minerali e metalli necessari per una produzione “senza fossili”. La concorrenza feroce continuerà per il controllo e il possesso delle materie prime, con le “inevitabili” guerre e interventi che ne conseguono […]. Con il capitalismo “verde” continueranno, la distruzione dell’ambiente di vita, la deforestazione, l’inquinamento ambientale delle regioni dove si estraggono le materie prime per la produzione “verde”. Il capitalismo non può essere “aggiustato”, può solo essere rovesciato. La versione “verde” del capitalismo non significa nessun progresso per l’umanità. Non può risolvere le contraddizioni inerenti al capitalismo. Non possiamo contare su una possibile “politica diversa (ma sempre borghese)”, – che non tocca il potere del capitale -, che possa portare a una “transizione giusta” e a una “politica climatica giusta”. È solo il popolo che, attraverso la sua lotta, può spezzare il potere dei monopoli». Il PCB conclude che solo nel socialismo può esserci una soluzione al problema: «Se nessuno trae profitto dalla distruzione dell’ambiente, si può raggiungere un rapporto equilibrato tra l’uomo e la natura. Solo allora si possono soddisfare contemporaneamente i bisogni dei lavoratori, il potenziale della produzione sociale e la buona gestione dell’ambiente naturale».
• Dichiarazione congiunta del DKP, KPL e NCPN: Cambia il sistema, non il clima!
Il Partito Comunista Tedesco (DKP), il Partito Comunista del Lussemburgo (KPL) e il Nuovo Partito Comunista dei Paesi Bassi (NCPN) hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sulla questione del “cambiamento climatico”. «L’aumento delle temperature e gli eventi meteorologici estremi minacciano sempre più la salute umana e la sicurezza alimentare. Inoltre, eventi meteorologici estremi come inondazioni, siccità e cicloni tropicali diventeranno più frequenti. Le guerre, le manovre militari, il trasporto di truppe e armi in tutto il mondo, e la crescente produzione di armamenti sono i maggiori responsabili delle alte emissioni di CO2 e di altri problemi ambientali. Il corso della Conferenza sul Clima dell’ONU a Glasgow ha finora dimostrato che gli impegni e gli obblighi degli stati non sono sufficienti per fermare il cambiamento climatico. Nelle condizioni del modo di produzione capitalista, tutti gli sforzi, anche se seri, si scontrano con i limiti posti dal principio della ricerca del massimo profitto. Il “Green Deal” dell’Unione Europea e le cosiddette politiche verdi dei governi dei paesi dell’UE servono spesso come copertura per enormi sussidi ai monopoli capitalisti, i cui costi ricadono sui lavoratori», affermano congiuntamente i partiti comunisti tedesco, del Lussemburgo e dei Paesi Bassi. I tre partiti comunisti sottolineano come il costo venga attualmente scaricato sui lavoratori anche con nuove tasse e l’incremento dei prezzi mentre dovrebbe esser finanziato attraverso il taglio delle spese militari e tassando i profitti delle banche e dei monopoli. «La richiesta di un cambiamento del sistema non deve limitarsi al modo in cui l’energia viene prodotta, ma deve includere anche un cambiamento del sistema sociale: l’abolizione del capitalismo e l’istituzione di un sistema socialista.»
• FSM: Bielorussia-Polonia, la vita dei rifugiati strumento delle contese imperialistiche
La Federazione Sindacale Mondiale (FSM) denuncia «la tensione al confine bielorusso con la Polonia» che «si intensifica ogni giorno a spese di migliaia di migranti e rifugiati bloccati e trattati come una pallina da tennis nel confronto geopolitico UE – USA – NATO con Bielorussia e Russia». «Con il pretesto di questi eventi, – prosegue – l’UE e la NATO esprimono la loro disponibilità a intervenire sul confine polacco-bielorusso per “occuparsi” delle migliaia di rifugiati e migranti coinvolti nell’antagonismo geopolitico. L’interesse di Bruxelles per i rifugiati e i migranti può essere descritto solo come ipocrita, quando in altri paesi come la Grecia, l’Italia, la Spagna, la Turchia, ecc. costringe migliaia di persone in campi di prigionia. […] Le stesse persone che trasformano i popoli in rifugiati con le loro guerre e i loro accordi, a volte appaiono come salvatori e a volte preparano azioni militari e nuove sanzioni che porteranno nuove sofferenze ai popoli. Questi innocenti si aggiungono alle migliaia di rifugiati che muoiono in terra o in mare per sfuggire alle conseguenze delle guerre generate dagli imperialisti. Non sono incidenti, sono crimini. Gli immigrati e i rifugiati sono costretti in questa posizione dalle politiche imperialiste della NATO, degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, attraverso la loro aggressività e intervento». Infine, la FSM chiama i popoli ad esser vigili in quanto «non hanno alcun interesse nei mercanteggiamenti dei loro governi» e nel chiedere lo stop agli interventi imperialisti e il ritiro degli eserciti di occupazione, esprime la «solidarietà con gli oppressi» che «significa lottare contro le cause che li spingono fuori dai loro paesi, lottare contro gli interventi imperialisti la cui testa sono l’UE, gli USA e la NATO.»
• Contributo del KKE alla teleconferenza contro le armi biologiche
Lo scorso 3 novembre si è tenuta una teleconferenza contro “la crescente minaccia di diffusione e di uso di armi biologiche e la necessità di creare un movimento internazionale a sostegno del suo divieto e dell’eliminazione dei laboratori”, su iniziativa della coalizione del Movimento Socialista del Kazakistan, Partito Comunista Unito di Georgia, Partito Socialista della Lettonia e Partito Comunista del Pakistan. Alla conferenza hanno partecipato 18 partiti comunisti e operai, tra cui il Fronte Comunista (Italia), che hanno emesso un comunicato congiunto. Nel suo intervento, il Partito Comunista di Grecia (KKE) ha affermato che «le armi biologiche sono naturalmente comprese tra le armi di distruzione di massa, come le armi chimiche e nucleari, il cui uso può causare gravi danni alla popolazione civile. Tuttavia, la concezione e la fabbricazione criminale di queste armi non deve sviare dalla questione principale che è, secondo noi, che nell’epoca attuale dell’imperialismo, cioè del capitalismo monopolistico, l’uso di mezzi violenti e bellici è il culmine della concorrenza e dello scontro tra le classi borghesi e i monopoli; è la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra è il frutto di questo sistema di sfruttamento capitalista. Così, vediamo che le guerre condotte oggi sono direttamente legate alla distribuzione delle quote di mercato, delle materie prime e delle vie di trasporto; sono guerre imperialiste. Tale fu la seconda guerra mondiale, che si differenzia dalla prima guerra mondiale per l’esistenza dell’URSS.» Sottolineando come gli imperialisti non esitano ad usare armi di distruzioni di massa come quelle nucleari, biologiche e chimiche, come fatto dagli USA a Hiroshima e Nagasaki, in Vietnam, a Cuba ecc., il KKE mette in rilievo che «l’esperienza di vita ha dimostrato l’errore commesso in passato dal movimento comunista internazionale di separare gli imperialisti in “colombe” e “falchi” e di distinguere tra le forze politiche borghesi i socialdemocratici come più “pacifici” e “democratici” a differenza dei conservatori e neoliberali.» Non escludendo la possibilità che i comunisti, attraverso il movimento antimperialista, possano sostenere accordi sul controllo e il divieto di fabbricazione delle armi di distruzione di massa, osserva che è però «necessario proteggere i lavoratori dall’errata percezione che la questione delle armi di distruzione di massa possa essere separata dalla natura criminale del sistema capitalista, dalla competizione imperialista e dalle guerre e che possa essere risolta in questo sistema. Purtroppo, tale percezione che ha dominato il movimento comunista internazionale dopo il XX Congresso del PCUS, con la cosiddetta “competizione pacifica” tra i due sistemi, ha favorito in una parte significativa dei popoli la fallimentare percezione pacifista. Indipendentemente dalle loro intenzioni, tale percezione giustifica il barbaro sistema capitalista e reitera l’illusione fallimentare che attraverso accordi e organizzazioni internazionali si possa arrivare a un presunto capitalismo pacifico e umanizzato senza armi di distruzione di massa o di conflitti militari.» Infine, osservando come si stia inasprendo il confronto tra USA e Cina, che si manifesta anche sullo scontro sull’origine del COVID-19, afferma che si tratta di una lotta per la supremazia nel sistema imperialista «tra due potenti forze del capitalismo contemporaneo, che trascinano anche altre forze, come dimostra l’alleanza AUKUS (tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti) di recente formazione. Tuttavia, questa lotta non ha niente a che vedere con gli interessi delle popolazioni e viene condotta per gli interessi dei monopoli.» In conclusione, «la lotta coerente contro la guerra deve essere legata alla lotta per la presa del potere in ogni paese» ed è «necessario identificare le cause delle guerre imperialiste che risiedono nello stesso sistema capitalista sfruttatore ed è anche necessario collegare la lotta contro tutti i tipi di armi di distruzione di massa con la lotta per il rovesciamento del capitalismo e la costruzione di una società socialista-comunista».