VITA POLITICA INTERNAZIONALE – DICIASSETTESIMO NUMERO
In questo numero della rassegna dedicata al movimento comunista e operaio internazionale, tre dichiarazioni congiunte sulla situazione in Donbass e in solidarietà con il popolo palestinese e con il Partito Comunista del Venezuela. Poi, un articolo del KKE sugli sviluppi nel sistema imperialista internazionale alla luce del recente accordo AUKUS e la posizione dei comunisti. Spazio poi ai comunicati dei comunisti dell’Iran, della Spagna e dell’Austria rispettivamente contro la repressione antipopolare del regime teocratico iraniano, contro la repressione antioperaia dello sciopero dei metalmeccanici di Cadice da parte del governo “progressista” spagnolo e contro l’esercitazione NATO in Austria. Infine, un ricordo di Fidel Castro nell’anniversario della sua morte da parte della Federazione Sindacale Mondiale.
• I Partiti comunisti e operai nella giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese
38 partiti comunisti e operai del mondo, hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta in occasione della Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese del 29 novembre. La dichiarazione chiede la fine dell’occupazione israeliane delle terre palestinesi e arabe, l’istituzione dello Stato palestinese con il diritto al ritorno dei rifugiati, condanna «le politiche di occupazione e di insediamento del governo israeliano, il continuo smantellamento della continuità geografica delle terre sovrane del futuro stato palestinese e tutte le macchinazioni imperialiste e sioniste che mirano a eliminare la causa palestinese. Esigiamo l’immediato abbattimento di tutti gli insediamenti illegali israeliani e del muro dell’apartheid nei territori palestinesi occupati.» Inoltre, viene denunciato l’appoggio degli USA alle politiche d’aggressione e di guerra d’Israele e l’ipocrisia dell’UE nell’equiparare le vittime ai carnefici. «Condanniamo la normalizzazione dei regimi arabi reazionari insieme a Israele, promossa dagli USA e dalle macchinazioni imperialiste nella regione. Non si tratta di accordi di pace, ma dell’avvallo delle politiche di Israele e degli USA per un maggiore sfruttamento delle risorse e per l’egemonia militare ed economica nella regione.» Sostegno viene infine espresso ai detenuti e prigionieri politici e alla giusta lotta degli abitanti della Gerusalemme occupata, mentre viene denunciata «l’ultima aggressione con la messa fuori legge delle 6 organizzazioni per i diritti umani e la continua occupazione israeliana e tutte le atrocità contro tutti i diritti economici, politici e democratici del popolo palestinese.»
• Partiti comunisti e operai: In Donbass e Ucraina il fascismo non può essere curato!
Diversi partiti comunisti e operai dell’ex URSS, su iniziativa del Partito Comunista Operaio Russo, hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta sugli sviluppi dell’aggressione dell’Ucraina nel Donbass e della lotta di classe dei lavoratori. «Il popolo del Donbass, che non voleva sottomettersi all’influenza fascista, si è trovato intrappolato nelle contraddizioni tra gli imperialisti dell’Occidente (che sostengono l’oligarchia ucraina e incitano le autorità nazionaliste ucraine a scatenare la guerra), e il governo protezionista della Russia imperialista, che ha cercato di proteggere gli interessi degli oligarchi russi. Ora non c’è né pace, né guerra dichiarata nelle regioni di Donetsk e Lugansk. Ma ciò che accade è più simile a una guerra. I bombardamenti delle forze punitive ucraine sono una pratica quotidiana da 7 anni. […] La Russia capitalista non aiuta a risolvere la situazione. Secondo la decisione dei politici di Mosca, le repubbliche non riconosciute del Donbass ricevono qualche aiuto dalla Russia, ma solo per mantenere lo status quo e non inimicarsi i “partner occidentali”. […] Nessuna forza esterna è capace o disposta a punire i criminali di guerra ucraini e a condurre i popoli alla pace. Solo i lavoratori stessi, ucraini, russi e tutti gli altri, possono farlo, possono lottare per la pace, il socialismo e la felicità, contro l’imperialismo. Il fascismo non si può sconfiggere a parole. Questo ascesso deve essere rimosso. È possibile eliminare definitivamente i sintomi solo ponendo fine alla sua causa: il capitalismo. Bisogna spiegarlo ai lavoratori in Ucraina, in Russia, nella regione del Donbass e in tutto il mondo: solo un’unione di classe dei lavoratori può risolvere questa situazione incancrenita e allontanare eventuali simili ricadute del fascismo in altri paesi.»
• RCI: Solidarietà con il PCV contro gli attacchi ai suoi diritti
I partiti comunisti e operai della Rivista Comunista Internazionale hanno espresso la loro solidarietà con il Partito Comunista e la classe operaia del Venezuela alla luce del nuovo attacco ai loro diritti in occasione delle recenti elezioni locali del 21 novembre. Ancora una volta il PCV ha subito abusi e ostacoli illegittimi da parte delle autorità statali e governative del PSUV che hanno comportato l’esclusione di candidati dell’Alternativa Popolare Rivoluzionaria e la censura mediatica. Nonostante ciò, il PCV ha ottenuto rappresentanza in 20 delle 23 regioni e in 335 comuni. La dichiarazione del PC di Grecia, del PC del Messico, del PC del Venezuela, del PC dei Lavoratori di Spagna, del PC Operaio Russo, del Partito Socialista di Lettonia, del Partito Operaio Ungherese, del PC di Turchia e del Movimento Socialista del Kazakistan, afferma che «è riprovevole e rivelatore che le istituzioni di un paese che si definisce “progressista” e “antimperialista” si dedichino ad attaccare i diritti dei comunisti e della classe operaia, mentre forniscono diverse garanzie ai candidati di destra, responsabili di sostenere le sanzioni imperialiste illegali contro il paese e di promuovere colpi di stato. La svolta del governo venezuelano verso le riforme neoliberali sembra condurlo a ritenere che il PCV sia il suo nuovo nemico.»
• KKE: L’impatto dell’AUKUS sugli sviluppi internazionali e la posizione dei comunisti
Articolo della sezione relazioni internazionali del KKE sul significato del recente accordo AUKUS (Australia, Gran Bretagna, USA) negli sviluppi nella struttura delle alleanze imperialiste e i compiti del movimento comunista internazionale. L’articolo approfondisce l’analisi sul contesto da cui nasce questo accordo e l’importanza della regione indo-pacifica – che rappresenta uno snodo fondamentale del commercio mondiale – nella competizione interimperialista e in particolare nello scontro USA-Cina per la supremazia nel sistema imperialista. «Il nuovo «bipolarismo» non è affatto paragonabile al conflitto tra USA e URSS. Oggi Stati Uniti e Cina sono in conflitto a causa dei rapporti di produzione capitalisti che dominano in entrambi i Paesi, e che conducono alla competizione per le materie prime, per le rotte di trasporto delle merci, per le quote di mercato e per l’influenza geopolitica – il che non può celare il fatto che stiamo assistendo a un conflitto inter-imperialista per la supremazia all’interno del sistema imperialista.» L’articolo fornisce preziosi elementi d’analisi per la lotta rivoluzionaria dei comunisti, mettendo in evidenza le posizioni errate e opportuniste che persistono tutt’ora all’interno del movimento comunista internazionale in relazione all’analisi dell’imperialismo e la natura della Cina. Tra le altre cose viene rilevato che «la valutazione che ha dominato nel passato il movimento comunista internazionale – che definiva Stati capitalisti anche potenti come «subordinati» e «colonie USA» e promuoveva la loro «indipendenza» in politica estera – era errata. In molti casi, tale percezione operava una differenziazione nell’ambito della borghesia tra elementi «patriottici» ed elementi «asserviti agli stranieri», tentando di stabilire alleanze con il cosiddetto settore «patriottico» della borghesia. In realtà, la borghesia di ogni Paese persegue i propri interessi, innanzitutto allo scopo di consolidare il proprio potere, e stipula le sue alleanze internazionali precisamente su queste basi. […] Oggi da molte parti si levano appelli a favore del cosiddetto mondo multipolare, e vi è chi esorta l’UE o i Paesi europei a porre fine alla loro «subordinazione» agli Stati Uniti e ad agire «autonomamente» in funzione dei propri interessi. Tali percezioni, a prescindere dalle intenzioni, non fanno che imbellettare ideologicamente la barbarie imperialista che domina il mondo, suggerendo che sia possibile cambiarla senza che sia necessario rovesciare il capitalismo. Rifiutano la concezione leninista dell’imperialismo, separando l’economia dalla politica. Per queste forze, l’imperialismo non è che l’insieme delle attività politiche e militari messe in atto dai soggetti più «aggressivi» ai danni della «sovranità nazionale» di altri Paesi.» Il KKE conclude che questo tipo di interpretazioni che vedono la Russia e la Cina come “aggrediti” e “anti-imperialisti” non ha «nulla a che vedere con la concezione leninista dell’imperialismo, che ovviamente non è semplicemente una politica estera aggressiva, bensì il capitalismo dei monopoli. E non ha nulla a che vedere con la concezione che il leader della Rivoluzione d’Ottobre aveva delle guerre, delle loro cause e del loro carattere. […] I comunisti, di conseguenza, non devono lasciarsi irretire da visioni che, deliberatamente o meno, imprigionano il movimento popolare in posizioni pacifiste senza sbocco, esortano le classi borghesi o le organizzazioni imperialiste come l’UE a dimostrarsi «autonome» o nascondono il carattere imperialista del conflitto per la supremazia mondiale, per poi chiamare il popolo a schierarsi all’interno di tale conflitto. Il dilemma che si pone ai comunisti – la scelta di un imperialismo contro un altro – non è nuovo. Come sappiamo, si manifestò con forza durante la Prima guerra mondiale, e condusse alla dissoluzione della II Internazionale. […] Oggi, alcune forze nell’ambito del movimento internazionale comunista e dei lavoratori ci esortano a sostenere la Cina nel nuovo scontro inter-imperialista, presentandola come «socialista con caratteristiche cinesi» e distorcendo o ignorando la realtà e la nostra visione del mondo. In tale contesto, è importante opporsi non soltanto alla guerra imperialista, ma anche a ogni tendenza imperialista, a ogni alleanza imperialista vecchia o nuova, e lottare per lo sganciamento di ogni Paese dai piani e dalle alleanze imperialiste, per il potere dei lavoratori – per il socialismo.»
• Il Partito Tudeh sul brutale attacco contro il popolo e i contadini di Isfahan
Comunicato del Partito Tudeh dell’Iran in relazione alla repressione antipopolare del 24-25 e 26 novembre contro i contadini in protesta a Isfahan, terza città più grande del paese. Almeno 214 persone sono state arrestate e decine ferite nell’assalto compiuto dalle forze repressive del regime teocratico. «Il Partito Tudeh dell’Iran condanna fermamente l’ultima brutale aggressione da parte degli sgherri del regime teocratico contro il popolo che ha protestato pacificamente contro l’oppressione e la dittatura, e chiede a tutte le forze progressiste e amanti della libertà del mondo di esprimere urgentemente la loro solidarietà con le lotte del nostro paese e chiedere il rilascio immediato e incondizionato di coloro che sono stati arrestati negli ultimi giorni. Il moltiplicarsi degli scioperi dei lavoratori – compresi quelli della [casa automobilistica] Iran Khodro, delle miniere e delle industrie manifatturiere – insieme alle proteste popolari in tutto il paese, riflette la crisi sempre più profonda e incurabile di un regime disumano e anti-popolare che oggi, agli occhi della stragrande maggioranza del popolo della nostra nazione, è una grande barriera al progresso e all’istituzione della libertà, della democrazia e della giustizia sociale in Iran. La necessità di esprimere la solidarietà popolare e coordinata e di continuare a sfidare pubblicamente il regime, paralizzando così il suo apparato statale repressivo, è l’unico mezzo per aprire la strada alla transizione da un regime e uno stato di cose la cui continuazione è sinonimo di disastro, povertà, privazione e miseria nel paese.»
• Feroce repressione dello sciopero. Il PCTE chiede la destituzione del Ministro dell’Interno
Il Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna (PCTE) ha fortemente condannato la feroce repressione dello sciopero prolungato dei metalmeccanici di Cadice da parte del governo “progressista” PSOE-Podemos-PCE e ha chiesto la destituzione del Ministro dell’Interno, Fernando Grande-Marlaska. «Lo Stato non ha risparmiato alcuna risorsa nel tentativo di boicottare il diritto dei lavoratori a scioperare. Proiettili di gomma, gas lacrimogeni e mezzi militari – come i tristemente famosi blindati BMR- sono stati utilizzati nelle cariche contro la legittima lotta dei lavoratori. Le cariche contro i lavoratori e coloro che partecipano alla mobilitazione si susseguono una dopo l’altra, arrivando a colpire spietatamente anche minori e anziani, proprio come abbiamo assistito oggi, quando è stata attaccata una manifestazione pacifica di migliaia e migliaia di persone. Il Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna (PCTE) considera tutto il governo spagnolo responsabile della feroce repressione contro la legittima lotta dei metalmeccanici. […] Chiediamo all’insieme della classe operaia spagnola di essere solidale con lo sciopero dei metalmeccanici di Cadice e con tutte le lotte operaie che stanno scoppiando in tutto il paese. Il PCTE trasmetterà la presente denuncia ai partiti appartenenti al movimento comunista internazionale, per chiedere la loro solidarietà internazionalista per denunciare a livello internazionale i gravi fatti a cui stiamo assistendo.»
• PdA: Fuori la NATO dall’Austria
Il Partito del Lavoro d’Austria (PdA) ha condannato l’esercitazione militare “NATO Evaluation Level 2″ (NEL2)” che si è svolta nell’area di addestramento dell’esercito federale austriaco ad Allentsteig, in Bassa Austria, con 1.700 soldati, in cui, tra le altre cose, è stata addestrata la guerra urbana. Oltre all’esercito austriaco era coinvolta anche un’unità di paracadutisti tedeschi, che opera esplicitamente come una forza NATO. Nell’opporsi con «veemenza a questa manovra militare», il PdA afferma che «per il diritto costituzionale, l’Austria è un paese neutrale che non ha nulla a che fare con l’alleanza bellica imperialista occidentale NATO. Né i soldati della NATO hanno a che fare con il territorio austriaco, né le forze armate austriache hanno a che fare con il comando della NATO. È completamente incompatibile con la neutralità austriaca e la libertà di alleanza intraprendere esercitazioni di combattimento congiunte o missioni reali con unità della NATO o della RFT. La NATO è un’alleanza militare imperialista guerrafondaia responsabile di guerre reali, interventi militari, aggressioni e occupazioni in tutto il mondo. […] La NATO è uno dei principali portatori di pericolo per la pace mondiale.» «Il continuo e crescente coinvolgimento dell’Austria nei piani della NATO implica un pericolo per il popolo austriaco. Non solo significa che i figli e le figlie dell’Austria rischiano la loro vita come soldati nelle missioni della NATO. L’Austria diventa così anche un bersaglio nei piani e nei conflitti imperialisti così come negli attacchi terroristici», conclude il comunicato del PdA che rivendica il ritiro dei soldati austriaci nelle missioni all’estero e il ritiro dal partenariato con la NATO.
• FSM: Fidel Castro, un esempio luminoso per sempre
In occasione del quinto anniversario della sua morte, la Federazione Sindacale Mondiale rende omaggio al Comandante Fidel Castro Ruz. «La vita e l’azione di Fidel continueranno attraverso l’amore dei lavoratori e del popolo cubano per la Rivoluzione e le sue conquiste; attraverso la loro lotta quotidiana per preservare il carattere operaio del loro Stato; attraverso i loro enormi risultati nell’affrontare la pandemia, in netto contrasto con la gestione dei paesi capitalisti, e attraverso l’aiuto internazionale degli scienziati cubani a decine di altri paesi; attraverso la resistenza al criminale embargo statunitense e agli sforzi per destabilizzare Cuba da parte delle potenze imperialiste. Il movimento sindacale mondiale di classe, la WFTU, sarà sempre al fianco dell’eroica CTC di Cuba e del popolo cubano. Onoreremo e diffonderemo sempre la storia e l’azione di Fidel Castro, perché i lavoratori di tutto il mondo possano imparare dal suo esempio. Perché sappiano che i popoli sono invincibili quando sono determinati, e perché apprendano che il socialismo è la risposta alla barbarie capitalista.»