Vita politica internazionale – ventitreesimo numero
Questo numero della rassegna dedicata al Movimento comunista internazionale si concentra ancora sul conflitto in Ucraina, la lotta contro la guerra imperialista e la NATO. In apertura due dichiarazioni della Iniziativa Comunista Europea sugli sviluppi in Ucraina e sulla Giornata Internazionale della Donna Lavoratrice. Poi, le valutazioni del Partito Comunista del Venezuela sulla guerra in Ucraina che è oggetto anche di un comunicato congiunto dei comunisti di Svezia (SKP) e Finlandia (KPT) che affrontano anche il coinvolgimento dei loro paesi nella NATO. La lotta contro la NATO è infine tema di un comunicato congiunto anche dei Partiti Comunisti di Grecia (KKE) e Turchia (TKP) e di un articolo del SG del TKP, Kemal Okuyan.
L’Iniziativa Comunista Europea ha definito «inaccettabile» l’invasione russa dell’Ucraina che è conseguenza dell’intervento di USA, NATO e UE e dei loro piani di accerchiamento della Russia, sostenendo il governo reazionario di Kiev con l’utilizzo anche di gruppi fascisti. Respingendo i vari pretesti imperialisti e gli ipocriti appelli alla pace, così come le calunnie anticomuniste di Putin, ha affermato che «dietro i pretesti usati e le prediche antistoriche si nasconde il fatto che questo conflitto imperialista riguarda la feroce competizione tra USA-NATO-UE e la Russia capitalista per le quote di mercato, le vie di trasporto dell’energia e le sfere di influenza. I popoli pagano un pesante tributo per le conseguenze di questa competizione sia con il loro sangue che con un nuovo ciclo di aumento dei prezzi dell’energia, del carburante e di altri prodotti di consumo. È nell’interesse dei popoli rifiutarsi di scegliere un campo imperialista e organizzare una propria lotta indipendente contro la guerra imperialista.» L’Iniziativa Comunista Europea chiama a lottare contro tutte le borghesie e governi coinvolti, per il disimpegno dei loro paesi dai piani imperialisti e dalle unioni imperialiste dell’UE e della NATO.
La segreteria della Iniziativa Comunista Europea ha rivolto un saluto alle donne lavoratrici in occasione dell’8 marzo, sottolineando che nonostante gli sforzi per cancellarne ogni concezione di classe, questa giornata «è di tutte quelle donne che lottano giorno dopo giorno contro il potere capitalista e la guerra imperialista, contro gli abusi e l’oppressione che questo sistema applica sulle donne lavoratrici.» L’ICE evidenzia che le donne lavoratrici sono quelle che stanno soffrendo maggiormente gli attacchi del capitale: «Le donne lavoratrici sono quelle che subiscono di più i lavori a breve termine e instabili. Le donne lavoratrici sono quelle che sopportano salari più bassi dei loro colleghi maschi. Le donne lavoratrici sono quelle che vengono licenziate perché sono incinte. I diritti riproduttivi e sessuali delle donne lavoratrici vengono attaccati in tutto il mondo, affrontando violenze, abusi e omicidi di donne. Le donne lavoratrici sono quelle che portano principalmente sulle loro spalle il compito di prendersi cura degli altri. Le donne lavoratrici sono quelle che raccolgono le pensioni più basse – se ci riescono – quando hanno finito la loro vita lavorativa. Nessun paese capitalista è stato, è e sarà in grado di soddisfare i bisogni delle donne lavoratrici.» La dichiarazione conclude con l’invito «alle donne lavoratrici di organizzarsi e lottare contro questo sistema per avanzare verso la vera emancipazione» per «un nuovo mondo socialista dove le donne lavoratrici, una volta per tutte, insieme a tutta la classe lavoratrice, possano vincere e raggiungere la nostra liberazione.»
L’Ufficio Politico del CC del Partito Comunista del Venezuela ha espresso in un comunicato la preoccupazione per l’escalation del conflitto militare in Ucraina che «viene stimolato e utilizzato dalle potenze capitaliste occidentali per giustificare il dispiegamento e l’espansione delle forze NATO nella regione, così come per approfondire le sanzioni economiche contro la Russia che si inseriscono nel quadro della feroce competizione globale tra le potenze imperialiste e capitaliste per il controllo dei mercati, delle risorse naturali, delle rotte commerciali e del progresso scientifico e tecnologico.» Il PCV afferma inoltre che la guerra «è stata provocata fondamentalmente da queste dispute tra i grandi monopoli capitalistici e la politica guerrafondaia e interventista degli Stati Uniti, dell’Unione Europea e della NATO che cercano di imporre gli interessi dei loro monopoli in questa regione. Nel 2014, sono intervenuti a favore del colpo di stato contro il governo dell’Ucraina e da allora hanno contribuito a rafforzare un regime apertamente anti-russo e di tendenza nazifascista, che è l’unico responsabile della guerra civile che ha causato la morte di 14.000 ucraini, la persecuzione delle organizzazioni comuniste e dei lavoratori e i crimini sistematici contro le popolazioni di Lugansk e Donetsk.» Sottolineando come l’avanzata dei capitalisti occidentali in Ucraina andava contro gli interessi capitalistici della Russia nei suoi piani di costruzione di un mercato comune euroasiatico, il PCV osserva che «i capitalisti russi e il loro stato-nazione non hanno aspettato a braccia incrociate la realizzazione dei piani dei loro rivali occidentali per prendere il controllo dell’Ucraina. Sulla base del riconoscimento dell’indipendenza delle regioni di Donetsk e Lugansk, hanno dispiegato un’offensiva militare contro il governo ucraino, perseguendo obiettivi che vanno oltre la protezione della vita dei cittadini di quei territori.» I comunisti venezuelani concludono condannando i piani USA-UE-NATO e ogni guerra che ha come obiettivo gli interessi del grande capitale, affermando che «le crescenti tensioni, generate dalla competizione tra le potenze imperialiste e capitaliste, mettono l’umanità alle porte del pericolo imminente di nuove e devastanti guerre dove saranno i lavoratori a sacrificare la loro vita per gli interessi altrui. È ancora una volta evidente che la lotta per la pace è uno slogan vuoto se non si comprende il suo legame con la necessità che la classe operaia mondiale abbia una strategia indipendente dagli interessi e dai piani della borghesia dei rispettivi paesi.»
Il Partito Comunista di Grecia e il Partito Comunista di Turchia hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in occasione dei 70 anni dall’adesione di Grecia e Turchia alla NATO. «L’adesione congiunta dei due paesi è stata presentata come una via d’uscita per un futuro pacifico comune dei due popoli. Gli sviluppi fino ad oggi hanno smentito queste affermazioni. La NATO, che non riconosce i confini interni, non solo non ha risolto le questioni bilaterali, ma le ha complicate e ha agito a sostegno della corsa agli armamenti, dei conflitti militari, dei nazionalismi, di tutto ciò che la borghesia coltiva, dividendo i popoli. Oggi, la NATO esiste ancora, nonostante la dissoluzione dell’URSS e del Patto di Varsavia, avendo giocato un ruolo di primo piano nelle contraddizioni che sono evidenti all’interno del sistema imperialista tra le forze dell’euro-atlantismo e le nuove potenti potenze capitaliste, come la Cina e la Russia. La Turchia e la Grecia, nonostante le dichiarazioni di una politica “indipendente” e “multidimensionale”, continuano ad essere coinvolte nei piani dell’organizzazione imperialista NATO. Partecipano attivamente alle esercitazioni militari per accerchiare la Russia, sono diventate roccaforti della NATO contro altri popoli e, d’altra parte, un obiettivo di ritorsione per i suoi rivali. È nel contesto di questa competizione interimperialista che ha avuto luogo l’intervento militare della Russia in Ucraina, versando benzina sul fuoco delle guerre imperialiste.» Il KKE e TKP, condividendo punti di lotta comune, chiamano la classe operaia e gli strati popolari dei due paesi a lottare contro la NATO, le borghesie e le unioni imperialiste, il nazionalismo e il razzismo, come parte della lotta per la pace e l’amicizia tra i popoli contro la barbarie del capitalismo e per il socialismo-comunismo.
Il PC di Svezia (SKP) e il PC dei Lavoratori di Finlandia (KTP) con un comunicato congiunto hanno analizzato le contraddizioni crescenti in Ucraina e nella regione intorno, dichiarando il loro «rifiuto di scegliere tra le potenze imperialiste rivali». «Il conflitto – si legge nel comunicato – che si sta sviluppando nell’est dell’Ucraina ha le sue radici nelle crescenti contraddizioni all’interno del sistema capitalista-imperialista e per i lavoratori nessuna parte può essere preferibile all’altra. Ogni fazione agisce per il suo interesse, per gli interessi dei rispettivi monopoli di espandere le loro operazioni e il loro sfruttamento dei popoli lavoratori della regione. Alla fine, l’unico motivo che guida i monopoli è il puro profitto. Dopo la controrivoluzione in Europa orientale, i popoli della regione hanno sperimentato una rapida espansione dell’imperialismo occidentale nel territorio, mentre le borghesie nazionali dei rispettivi paesi espandevano le loro attività. Gli interessi dell’imperialismo occidentale spesso coincidevano con gli interessi della borghesia nazionale dei paesi ex socialisti, tanto da facilitare l’espansione verso est della NATO. Questo sviluppo ha messo sempre più sotto pressione la borghesia russa, che ha visto la sua sfera d’influenza restringersi sempre più. L’imperialismo russo non è stato in grado di affermarsi fino all’ultimo decennio quando si è rafforzato ed è stato sempre più attento a difendere i suoi interessi.» Riferendosi ai paesi nordici osservano che «la borghesia dei nostri rispettivi paesi partecipa e usa queste contraddizioni per promuovere i propri interessi», coinvolgendo i loro paesi nelle contraddizioni e allineandosi ai piani della NATO, dell’UE e degli USA. Per questo chiamano alla lotta contro la cooperazione con la NATO, il ritiro della regione nordica dalla NATO e delle sue truppe dai paesi nordici.
Articolo di Kemal Okuyan, Segretario generale del Partito Comunista di Turchia. Osservando gli sviluppi del conflitto imperialista in Ucraina e più in generale della competizione NATO-Russia, espone una riflessione sui compiti dei comunisti e la necessità del ruolo centrale e protagonista della classe operaia e del conflitto di classe. «L’Europa è la patria delle lotte di classe; lì si determinano gli equilibri ideologici e politici del mondo. Sottolineare l’importanza di questa geografia, dove sono scoppiate le due guerre mondiali, non significa arrendersi ad un punto di vista euro-centrico. Al contrario, indica la necessità di un periodo di lotte che cambierà radicalmente l’attuale status quo in Europa. La nostra parte in questa lotta sono i lavoratori del continente. Le masse lavoratrici in Europa, compresa la Turchia, hanno l’obbligo di condurre una lotta più efficace contro l’aggressione della NATO, che si sta facendo più intensa. Questo impegno non può essere assolto, come alcuni pensano, prendendo una delle parti in quella “divisione”. […] Sarebbe una sconfitta storica per i lavoratori del mondo schierarsi dietro la lotta per l’egemonia, che è oscurata dallo sciovinismo delle grandi potenze, dal militarismo, dalle bugie, dall’occupazione e che divide i capitalisti in potenti e oppressi. L’imperialismo USA e la NATO non possono essere sconfitti da un confronto in cui i popoli sono tenuti a freno mentre si schierano dietro la propria classe dirigente, o in cui le profonde disuguaglianze sociali nei singoli paesi si perdono nel linguaggio primitivo della geostrategia. […] La minacciosa “rivoluzione colorata” che ha plasmato l’Ucraina a dieci anni di distanza è il risultato della divisione del popolo sulla base della visione pro-Russia o pro-Occidente. In Ucraina e in Russia, invece, la popolazione è divisa in sfruttati e sfruttatori, come negli Stati Uniti, in Polonia, in Turchia e altrove. Questo è il giorno in cui bisogna spingere avanti il potere organizzato del popolo lavoratore contro la NATO e i membri della NATO.»