Contro guerra e carovita, la manifestazione del 5 novembre a Napoli per rilanciare le lotte
Per sabato 5 novembre alle 14.00 da piazza Garibaldi a Napoli è indetta la manifestazione “MO BAST…INSORGIAMO” promossa dal Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”, da Cantiere 167 Scampia e dal Collettivo di Fabbrica – Lavoratori GKN. Il corteo che parte dalla piazza del capoluogo campano ha raccolto il sostegno e l’adesione di moltissime realtà sindacali, politiche, collettivi di lavoratori e organizzazioni studentesche. Abbiamo raggiunto Eddy, sindacalista del SI Cobas e militante del Movimento di Lotta disoccupati 7 Novembre, impegnato con gli altri compagni nel tour nel sud Italia per sviluppare la convergenza non solo per la giornata di sabato ma anche in generale “riprendere quel filo rosso della ricomposizione di classe che è fondamentale, tanto più in questa fase”. Il tour si è concluso ed ha prodotto numerose dichiarazioni congiunte ed ha permesso di mettere in connessione in vista della giornata di piazza dal Comitato Tutti a Bordo di ITA ai lavoratori della TIM di Bari o i lavoratori dello spettacolo. La giornata capitalizzando il lavoro fatto finora “vuole essere proprio un momento propedeutico che coadiuvi, al di là dell’unità formale, un processo di preparazione nei magazzini nei luoghi di lavoro dello sciopero generale del 2 dicembre come ulteriore momento di contrasto alle politiche padronali”.
Avevamo avuto modo di intervistarti anche lo scorso anno presentando la realtà del Movimento di Lotta Disoccupati 7 Novembre e commentando la fase della vertenza che allora era delicata, cominciamo allora con un aggiornamento circa l’andamento della vostra lotta e gli scenari che sembrano aprirsi.
Quando ci siamo incontrati lo scorso anno eravamo intenti ad organizzare una prima mobilitazione nazionale, tenutasi poi il 13 novembre, nella quale i disoccupati animarono la piazza in risposta agli episodi repressivi che avevano colpito il Movimento di Lotta. In quell’occasione contestammo la criminalizzazione della lotta che veniva sostanziata dagli impianti accusatori mossi contro i disoccupati. Inoltre quella manifestazione arrivò a pochi giorni dal primo tavolo interistituzionale che dopo anni di lotta eravamo riusciti ad ottenere. Da allora, pur con dei rallentamenti, dei passi in avanti sono stati fatti.
Ora la vertenza si basa su una proposta progettuale che è stata scelta all’interno di un ventaglio di tre opzioni percorribili. Comincio col dire che nel corso dell’anno la platea di disoccupati si è allargata con l’apporto di Cantiere 167 Scampia così da concretizzare la convergenza degli interessi delle differenti platee di disoccupati favorita dal percorso interistituzionale che i Disoccupati 7 Novembre erano riusciti ad avviare. La scelta progettuale di cui parlavo si basa sull’impiego di alcuni fondi del PNRR, quelli della Garanzia Occupabilità Lavoratori (GOL) che in relazione semplicemente al PNRR avrebbero il solo scopo di formare lavoratori secondo i bisogni delle aziende. Attraverso la nostra lotta abbiamo ottenuto che parte di questi fondi venissero destinati ai disoccupati di lunga durata con una formazione orientata non alle logiche privatistiche e di mercato ma invece a progetti socialmente utili nel settore ambientale, manutenzione del territorio, potenziamento della raccolta differenziata e quello che riteniamo essere il vero decoro urbano, ben lontano da quello che viene citato nei vari decreti sicurezza. La vertenza ha avuto un’accelerazione consistita in diversi incontri interistituzionali e con gli enti di formazione. Quindi ora circa 600 disoccupati sono stati inseriti in questi percorsi di formazione, disoccupati che il Comune di Napoli vorrebbe spacchettare secondo criteri d’età. Noi stiamo resistendo a questa ipotesi per evitare anche di perdere forza in vista della conclusione del percorso formativo e dell’inserimento nel luogo di lavoro. La formazione come operatori ecologici non avverrà solo tramite gli enti ma anche attraverso aziende, società e cooperative che sono direttamente partecipate o collaborano con enti provinciali e comunali e che costituiranno poi la destinazione d’impiego di quanti fanno parte dei percorsi. Ciò che segnalerei, infine, è che la difficoltà nel trovare una sintesi da parte delle forze politiche e il fatto che quotidianamente i disoccupati sono in piazza ha determinato che anche il ministero dell’Interno ha posto attenzione sulla nostra vertenza legandola ad un tema di ordine pubblico.
La crisi capitalistica col suo acuirsi sempre più sta pesando molto sulle spalle di lavoratori e ceti popolari. In questo contesto quali sono le rivendicazioni che rimarcherete in piazza il 5 novembre?
Nell’accelerazione della vertenza è cresciuta la consapevolezza politica dei disoccupati che la loro vertenza non è scindibile dalla politica generale. Iniziative di protesta presso il consolato americano, contro le spese militari, contro gli sversamenti di rifiuti e il mancato rispetto dei CCNL al al porto di Napoli hanno visto partecipazione e il contributo dei disoccupati al fianco di lavoratori e attivisti contro il cambiamento climatico unendo diverse istanze e lotte. Questo è importante per sottolineare che non è una forzatura politica quella di collegare temi diversi attorno alla lotta dei disoccupati ma è la lotta stessa che si pone su un piano oggettivamente politico. Questa lotta non si limita a chiedere un salario per i disoccupati ma si pone su un terreno politico nella scelta dell’utilità del lavoro, di qui la scelta della tutela ambientale collegando gli interessi immediati dei disoccupati con quelli generali di tutta la classe lavoratrice. A ciò non può che aggiungersi il contrasto alle spese militari e il trait d’union con i lavoratori vista la consapevolezza che più disoccupati ci sono più i lavoratori all’interno del ciclo produttivo sono soggetti a condizioni peggiori. Senza scordare il collegamento con le lotte degli studenti soprattutto nel contrasto all’alternanza scuola-lavoro che ha mietuto giovani vittime anche di recente ma anche in questi giorni il collegamento con la risposta che gli studenti de La Sapienza di Roma stanno realizzando in relazione agli episodi repressivi verificatisi nell’ateneo.
Tutto questo si riflette nella piazza del 5 novembre. Il corteo verte quindi su un’opposizione alla guerra che rifiuta una pace generica sottolineando l’importanza del contrasto ai piani degli imperialisti di casa nostra, verte sulla denuncia del carovita che colpisce gli strati popolari connettendosi anche alla campagna “NOI NON PAGHIAMO” e rilancia il tema dell’aumento dei salari e il ripristino della scala mobile.
Questi temi, oltre a quelli che ho ricordato sopra, sono alla base delle tante dichiarazioni congiunte che stanno arrivando da più parti in vista del 5. Oltre ai lavoratori GKN che, promuovendo con noi la giornata hanno favorito queste convergenze, stanno arrivando tante dichiarazioni congiunte con i lavoratori della TIM di Bari, i lavoratori dello spettacolo, con i lavoratori Tutti a Bordo del comitato ITA, il supporto del Si Cobas e del sindacalismo di base. In questo quadro quindi intendiamo riprendere quel filo rosso della ricomposizione di classe che è fondamentale, tanto più in questa fase, certi che i margini per rivendicare elementi redistributivi siano sempre più stretti e che quindi tutte queste lotte possono beneficiare di una prospettiva più generale come quella che stiamo provando a costruire.
Si è insediato il nuovo governo e la vostra attività non si è fermata nemmeno un giorno. Sarà per la continuità col governo Draghi?
E’ chiaro che il nuovo governo ha una composizione che oggettivamente preoccupa in relazione anche al dato che è emerso al sud rispetto alla tornata elettorale. Poi per chi come noi è in piazza da sempre che si tratti di governi di centrosinistra, centrodestra o tecnici la consapevolezza che i proletari non hanno governi amici è un’ovvietà. Quindi il tema sono i nostri rapporti di forza e come svilupparli per essere in grado di insistere sulle contraddizioni che emergono. Quindi respingiamo l’impostazione del contrasto al governo Meloni unicamente sulla base di un antifascismo generico propugnato da chi deve rifarsi una verginità politica. Sappiamo che l’agenda Draghi sarà portata avanti anche dal nuovo esecutivo che riproporrà misure lacrime e sangue per gli strati popolari, il tutto senza dimenticare il richiamo al nazionalismo e il carattere reazionario che emergono come elementi, pur nella continuità delle politiche essenziali. Detto questo, noi il primo giorno del governo Meloni siamo stati ricevuti al ministero degli Interni in virtù della capacità che abbiamo avuto di porre una questione centrale come quella del lavoro e del salario, peraltro superando la dicotomia del dibattito pubblico reddito/non reddito, rilanciando la richiesta di un salario dignitoso collegato a un lavoro socialmente necessario. Quindi il tema resta quello di rilanciare un’opposizione di classe per contrastare questo governo con maggior organizzazione e forza.
Avete in passato già dato il vostro supporto a giornate di sciopero. Sarete al fianco dei lavoratori il prossimo 2 dicembre e in piazza il 3?
Saremo al fianco dei lavoratori per lo sciopero generale del 2 dicembre indetto unitariamente, non senza difficoltà, dal sindacalismo di base. La piazza di sabato vuole essere proprio un momento propedeutico che coadiuvi, al di là dell’unità formale, un processo di preparazione nei magazzini nei luoghi di lavoro dello sciopero stesso. Così come il 5 non è stato e non è una data rituale scissa da percorsi di ricomposizione così lo sciopero del 2 dicembre deve essere il terminale di un percorso e deve permettere di bloccare il più possibile e arrecare il massimo danno che riusciremo alla parte padronale. Il 3 dicembre la grande manifestazione unitaria a Roma dovrà essere un momento di forte affermazione delle istanze proletarie. In questo quadro l’impegno dei disoccupati di Napoli è una certezza. Oltre al sostegno agli scioperi proveremo a generalizzare in città la portata della giornata ribadendo l’opposizione alla guerra e al carovita, temi entrambi che caratterizzeranno lo sciopero stesso.