La “violenza silenziosa” sui lavoratori in lotta
Nella giornata di giovedì 10 agosto a Prato un lavoratore della Acca srl, Sajid, è stato vittima di una violenta aggressione. A pochi passi dal magazzino dove lavora, Sajid è stato colpito con spray urticante e percosso ripetutamente a colpi di bastone alla testa e al corpo, tanto da essere impossibilitato persino a camminare, tanta la violenza dei colpi subiti. La colpa di Sajid è quella di aver contestato insieme al sindacato degli errori sull’ultima busta paga.
Un’escalation di violenze nel distretto tessile pratese
Quella di Sajid è la quarta aggressione in poche settimane ai danni di lavoratori sindacalizzati della Acca, azienda a conduzione cinese che si occupa di logistica e trasporto per il comparto pronto-moda. Dai magazzini di questa azienda, coinvolta nell’inchiesta “China Trucks“, nella quale la procura distrettuale antimafia di Firenze ha ipotizzato reati di estorsione, usura, spaccio di droga, sfruttamento della prostituzione, gioco d’azzardo e per 38 imputati associazione per delinquere di stampo mafioso, partono per i mercati europei i capi di abbigliamento prodotti nel distretto pratese.
Nei mesi di aprile e maggio scorsi, i lavoratori della Acca avviavano una serie di proteste contro il lavoro nero, i turni di lavoro massacranti e i salari da fame, riuscendo con la mobilitazione a strappare un accordo sindacale, stipulato il 10 maggio, che portava alla regolarizzazione dei contratti e turni da otto ore per cinque giorni a settimana. Dall’avvio delle mobilitazioni operaie, si è aperto un ciclo di violenze che ha colpito diversi lavoratori combattivi dell’azienda.
Il video dell’aggressione subita dai lavoratori della Dreamland l’11 ottobre 2021
La Acca non è l’unica azienda della provincia di Prato ad essere accusata di condotte violente o antisindacali. Il 24 aprile 2021 durante un picchetto davanti alla Texprint, altra società coinvolta in indagine per associazione di stampo mafioso, un lavoratore denunciava di essere stato colpito da acido lanciato da alcuni dirigenti dell’azienda. Il 16 giugno dello stesso anno alcuni lavoratori subirono un’aggressione squadrista dai padroni, con 3 operai finiti in ospedale dopo essere stati colpiti a mattonate, a calci e pugni. L’11 ottobre, durante lo sciopero generale, 4 operai della Dreamland furono feriti, sotto gli occhi della polizia che scelse di non intervenire, a colpi di bastone da un manipolo di picchiatori
Il sindacato SI Cobas, promotore della lotta organizzata dei lavoratori, ha denunciato in un comunicato le collusioni dell’azienda con la criminalità organizzata e la violenza perpetrata sui lavoratori in lotta nell’intero settore tessile della provincia di Prato:
«Siamo in un settore dove imprenditoria e criminalità organizzata si confondono e dove da anni la violenza è all’ordine del giorno. I lavoratori di questo settore da anni già la subiscono. […] Non sorprende che chi si ribella diventa bersaglio di bande criminali di efferata violenza davanti agli occhi di tutti, nel silenzio complice ed assordante di chi governa questo territorio. […] Quel silenzio, quelle ambiguità, quelle mezze complicità, continuano a pagarle altri operai colpevoli di essersi ribellati alla schiavitù.»
Un fenomeno del tutto generale e ignorato da media e autorità
Al netto delle accuse che negli anni sono state rivolte a specifiche aziende, il fenomeno dello squadrismo padronale ai danni dei lavoratori è direttamente legato al sistema di sfruttamento che consente alla borghesia di fare profitto su caporalato, turni massacranti, paghe da fame e assenza di misure di sicurezza, ed è pertanto del tutto generale nel nostro paese.
Ad esempio, una delle vertenze che nei mesi recenti ha dato dimostrazione di grande combattività e causato ingenti danni ai padroni dal punto di vista economico, ossia la lotta dei lavoratori di Mondo Convenienza, è stata in più occasioni bersaglio di bodyguard, veri e propri tirapiedi al soldo dell’azienda, nel tentativo di porre fine a scioperi e picchetti. Lo scorso 22 giugno, tra gli ultimi casi denunciati, un lavoratore che stava scioperando a Bologna è finito in ospedale con ossa e denti rotti dopo un’aggressione da parte di una squadraccia della cooperativa che aveva l’appalto per cui lavora.
In alcuni casi la violenza fomentata dalle aziende ha portato a conseguenze ben più gravi: tristemente noto è ad esempio l’omicidio di Adil Belakhdim, investito da un camion durante un picchetto alla Lidl di Biandrate.
Le immagini dell’aggressione da parte di picchiatori ai danni di lavoratori in sciopero alla FedEx di Tavazzano sotto gli occhi della polizia che non interviene
Alla violenza dei picchiatori al soldo dei padroni si aggiunge, in molti casi, la condotta delle forze dell’ordine. Sono diversi i casi denunciati da lavoratori e sindacati di assoluta tolleranza da parte della polizia delle violenze squadriste, come ad esempio quando l’11 giugno 2021 a Tavazzano dei mazzieri al soldo della FedEx si resero protagonisti di un’aggressione armata ai danni di facchini in sciopero presso il magazzino. In quell’occasione, nonostante un lavoratore finì in coma per le percosse, la polizia in tenuta antisommossa non intervenne nonostante diversi scioperanti furono colpiti con estrema violenza. In altri casi sono proprio le forze dell’ordine, tramite cariche dalla ferocia ingiustificata, oltre che con denunce, daspo e arresti a compiere in prima persona veri e propri agguati.
Questa violenza, a cui ciascun lavoratore rischia di essere sottoposto quando decide di lottare per i propri diritti, è però “silenziosa”, in quanto non fa notizia per i giornali. Gli agenti della borghesia possono quindi, del tutto impuniti, compiere azioni di una violenza inaudita senza rischiare alcuna conseguenza.
D’altro canto non c’è alcun tipo di ripercussione legale che possa spaventare i padroni come la lotta organizzata dei lavoratori, che va a colpire chi sfrutta direttamente al cuore, ossia sul piano dei profitti. Proprio per questo i padroni temono il diritto di sciopero, che è e rimane una potente arma nelle mani dei lavoratori.