Nuovo Partito Comunista dei Paesi Bassi
traduzione di Giaime Ugliano
Negli ultimi anni si è registrato un aumento dei conflitti internazionali e delle guerre: ad esempio, l’escalation della guerra in Ucraina e le crescenti tensioni in Europa orientale, nei Balcani e nel Caucaso; l’escalation dei conflitti in Medio Oriente e il genocidio contro il popolo palestinese commesso dallo Stato israeliano; le crescenti tensioni a Taiwan, nel Mar Cinese Meridionale e in altre aree dell’Asia; i conflitti (armati) in Africa e in altre parti del mondo. Queste guerre costano la vita a migliaia di persone. Milioni di persone sono sfollate e costrette a fuggire dalle loro case.
Lo Stato olandese è coinvolto in molti di questi conflitti internazionali e guerre, spende miliardi in armamenti per l’Ucraina e Israele. La spesa militare è aumentata per raggiungere la regola NATO del 2% del PIL. Viene sollevata la discussione sulla coscrizione, mentre i militari fanno pubblicità nelle scuole per attirare i giovani. Con l’intensificarsi della competizione e degli antagonismi tra le potenze imperialiste, la questione della pace diventa sempre più urgente. In questo articolo illustreremo molto brevemente il punto di vista del NCPN sulle guerre imperialiste e sulle loro cause, gli attuali sviluppi dei riallineamenti nella correlazione internazionale delle forze e il ruolo della borghesia olandese nella competizione e nelle guerre imperialiste. Il punto di vista del NCPN su questo tema è stato ampiamente discusso in occasione della conferenza di partito del giugno 2023, che costituisce la base del punto di vista delineato in questo articolo.
Le radici delle guerre imperialiste
Quando si analizza una guerra, è importante determinare quale classe la conduce, per quale scopo e in quale fase storica. La borghesia può trovare innumerevoli pretesti per una guerra, come l’autodifesa, la difesa delle minoranze, la lotta contro i terroristi, i fascisti o i fondamentalisti, ecc. Per comprendere la vera causa delle guerre imperialiste, tuttavia, è necessario guardare oltre questi pretesti e capire che alla base degli sviluppi contemporanei del sistema imperialista e delle relazioni internazionali ci sono alcuni sviluppi economici.
Le cause delle guerre imperialiste risiedono negli interessi degli sfruttatori, che lottano tra loro per il controllo delle materie prime, delle vie di trasporto, dei mercati e delle sfere di influenza. Le guerre imperialiste sono il risultato del sistema capitalista che ha come massima aspirazione il profitto. Quando è necessario per garantire i profitti delle grandi imprese, gli Stati capitalisti non esitano a sacrificare il sangue dei loro abitanti sull’altare del profitto.
La guerra imperialista, come mezzo per la spartizione dei territori e il controllo delle risorse, dei mercati, delle sfere di influenza e delle vie di trasporto, è una caratteristica essenziale dell’imperialismo. Le stesse leggi dello sviluppo capitalistico tendono oggettivamente e necessariamente a creare le condizioni per i conflitti internazionali e la loro escalation in guerre.
Ad esempio, la legge dello sviluppo ineguale si applica allo sviluppo capitalistico dell’economia, per cui il rafforzamento di un’economia capitalistica a scapito di un’altra influenza la correlazione internazionale delle forze tra gli Stati capitalistici e le alleanze imperialiste. Questo intensifica la competizione tra gli Stati capitalisti.
La borghesia dei Paesi che si sviluppano più rapidamente dal punto di vista economico avrà bisogno di controllare ulteriori risorse per sostenere la propria crescita economica, nonché di controllare le vie di trasporto e i mercati per vendere le proprie merci, esportare capitali, ecc. Con l’aumento della sua forza economica, la borghesia di un Paese richiede anche una maggiore influenza diplomatica e geopolitica, a spese delle borghesie dei Paesi concorrenti. Tuttavia, i concorrenti non rinunceranno alla loro parte senza combattere. La legge dello sviluppo ineguale sposta costantemente la correlazione di forze tra i monopoli e tra i Paesi capitalisti, alimentando la feroce competizione tra di essi.
Un altro fattore che contribuisce all’acuirsi delle contraddizioni inter-imperialiste è che la crescita economica capitalista viene regolarmente interrotta da crisi economiche, come nel 2020. Contrariamente alle affermazioni degli economisti borghesi, la crisi non è un’aberrazione dello sviluppo economico sotto il capitalismo, creata da fattori esterni (come la pandemia). Al contrario, la crisi è una legge e una conseguenza necessaria dello stesso sviluppo economico capitalista. Queste crisi colpiscono in modo diseguale le diverse economie. Gli Stati differiscono anche nella loro capacità di mitigare l’impatto delle crisi economiche capitalistiche. Pertanto, la legge dello sviluppo ineguale si esprime anche nei periodi di crisi e altera la correlazione delle forze.
L’aumento della concorrenza imperialista si manifesta in vari modi. Ad esempio, nell’attuale tendenza verso misure protezionistiche che mirano a limitare la concorrenza straniera a favore di frazioni del capitale nazionale che hanno interesse ad applicarle. Ciò avviene con tariffe d’importazione, quote d’importazione, barriere procedurali, standard fissati sui prodotti, sanzioni, sussidi alla produzione nazionale, ecc. In questo processo, possiamo osservare diverse guerre commerciali in cui gli Stati si impongono reciprocamente sanzioni e misure protezionistiche. Un esempio tipico è la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, ma anche le ricorrenti tensioni tra Stati Uniti e Unione Europea, con sanzioni contro i monopoli tedeschi da parte degli Stati Uniti e viceversa.
Tuttavia, la competizione imperialista non si esprime solo a livello economico e diplomatico. Il rafforzamento di un’economia capitalista a scapito dell’altra non avviene in modo “pacifico”, ma costituisce il terreno per conflitti imperialistici a tutto campo tra paesi e blocchi imperialisti-capitalisti.
I Paesi imperialisti che godono di una posizione di vantaggio nel sistema imperialista internazionale cercano di rafforzare la propria influenza all’estero, soprattutto nei Paesi capitalisti che si trovano in una posizione inferiore nella gerarchia imperialista dal punto di vista economico, politico e militare. Quando la pressione economica e diplomatica non è sufficiente, il capitale cerca di imporre i propri interessi attraverso interventi e guerre imperialiste, aprendo i mercati all’esportazione di capitale, eliminando i monopoli concorrenti, assicurandosi le risorse e le vie di trasporto, ecc. Questo si può vedere concretamente nell’esempio dei numerosi interventi imperialisti per conto degli Stati Uniti, della NATO e quindi anche del capitale olandese in Paesi come l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia e così via, dove gli interessi del capitale euro-atlantico si sono scontrati con gli interessi dei monopoli concorrenti (ad esempio il capitale russo) che operano in questi Paesi.
La necessità di competere, di ottenere risorse, di assicurarsi le vie di trasporto e di neutralizzare i concorrenti, gioca un ruolo importante nella trasformazione della competizione imperialista in guerre imperialiste. Ciò dimostra che l’imperialismo porta la guerra “come le nuvole portano la pioggia”.
Riallineamenti e acutizzazione delle contraddizioni internazionali
Le guerre che si combattono attualmente in tutto il mondo non possono essere comprese senza esaminare più specificamente l’attuale evoluzione della correlazione internazionale delle forze. Ovviamente sarebbe impossibile fornire un’analisi completa nell’ambito di questo articolo, ma è utile dare alcune indicazioni.
La tendenza generale degli ultimi decenni è stata il rafforzamento della posizione economica della Cina in particolare e, a distanza, degli altri Paesi BRICS (Brasile, Russia, India e Sudafrica), a scapito della quota di Stati Uniti, UE, Regno Unito e Giappone. Il centro di gravità delle relazioni internazionali si sta spostando sempre più verso l’Asia. È qui che vive la maggior parte della popolazione mondiale (cioè la forza lavoro) ed è ricca di innumerevoli risorse. La quota asiatica del PIL globale, quindi, mette sempre più in ombra il contributo rispettivo degli altri continenti.
La competizione tra Stati Uniti e Cina è sempre più al centro delle contraddizioni internazionali. I monopoli cinesi esportano capitali in molte parti del mondo dove prima dominava il capitale statunitense. Questa esportazione di capitali avviene, ad esempio, attraverso la cosiddetta “One Belt, One Road” e altri progetti che prevedono enormi investimenti da parte dei monopoli cinesi in Asia, Africa, America meridionale e centrale ed Europa. Gli investimenti si concentrano principalmente su infrastrutture, energia e telecomunicazioni, ma anche su altri settori. Questi progetti assicurano materie prime e mercati ai capitali cinesi.
Sulla base dei riallineamenti nella correlazione internazionale delle forze, che, come detto, stanno necessariamente avvenendo come risultato della legge dello sviluppo ineguale e di altri fattori, le contraddizioni internazionali si stanno acuendo nella ridistribuzione del controllo delle materie prime, delle vie di trasporto, dei mercati e anche dei territori.
La competizione tra Stati Uniti e Cina si sta intensificando. Questa gioca sempre più un ruolo centrale nelle contraddizioni internazionali. Le forze armate statunitensi stanno quindi rivolgendo sempre più lo sguardo all’Oceano Indiano e Pacifico, una regione in cui gli Stati Uniti dispongono di numerose basi militari e porti navali. Il “Pivot to Asia” degli Stati Uniti è stato proclamato dall’amministrazione Obama nel 2011: l’obiettivo era anche quello di rafforzare la presenza delle forze armate statunitensi e in particolare della marina militare nella regione. Più precisamente, dispiegare la maggior parte della forza della Marina statunitense nella regione del Pacifico. Gli Stati Uniti esprimono preoccupazione per il fatto che la Cina, nel frattempo, ha una marina più grande degli Stati Uniti (in termini di numero di navi), e minaccia di avere il sopravvento nel campo dei missili balistici, dei sistemi di difesa aerea, ecc. La Cina ha aumentato costantemente le spese militari negli ultimi anni, aprendo la sua prima base all’estero a Gibuti nel 2017.
Espressione di questo orientamento degli Stati Uniti sono anche le alleanze militari che gli USA hanno stretto negli ultimi anni. Nel 2017 è stata (ri)creata un’alleanza politica e militare con Australia, Giappone e India (Quad). Insieme all’Australia e al Regno Unito, gli Stati Uniti hanno proclamato la creazione dell’AUKUS il 15 settembre 2021, un mese dopo il ritiro delle forze statunitensi dall’Afghanistan. Si tratta di un’alleanza economica, politica e militare, chiaramente finalizzata a competere con la Cina. L’accordo concluso dagli Stati Uniti con i Talebani e il ritiro delle forze americane dall’Afghanistan devono essere interpretati anche nel contesto del riordino delle priorità degli Stati Uniti, basato sui loro interessi strategici.
Anche il Regno Unito e la Francia, i cui capitali hanno molti scambi e investimenti in Asia e ne vedono le opportunità, stanno sviluppando la loro presenza militare e le loro relazioni diplomatiche in quella regione.
Anche il Mar Cinese Meridionale, attraverso il quale passa circa un terzo del trasporto marittimo globale, è una tappa importante. In questa regione, l’ASEAN svolge un ruolo importante. Si tratta di un’unione economica e politica di 10 Paesi del Sud-Est asiatico. L’ASEAN ha una zona di libero scambio con la Cina dal novembre 2002 e intrattiene relazioni anche con gli Stati Uniti, la Russia e l’UE.
La Russia, su cui non ci sono dubbi che sia ormai un Paese capitalista e parte del sistema imperialista internazionale, svolge un ruolo importante negli antagonismi inter-imperialisti. Se guardiamo alle dimensioni della sua economia, è un Paese con forti monopoli nell’energia, nell’industria pesante, nelle nuove tecnologie, ecc. e si colloca al quinto posto nella classifica mondiale dei miliardari, nonostante alcune debolezze. Ha un’influenza diplomatica e un peso militare relativamente elevati. Con il suo intervento militare in Siria, dopo l’intervento guidato dagli Stati Uniti, la Russia è riuscita a vanificare i piani dei suoi concorrenti a favore degli interessi del capitale russo nella regione.
Le grandi contraddizioni tra gli Stati Uniti, la NATO e l’UE da un lato, e la Russia e i suoi alleati dall’altro, si riflettono anche negli sviluppi in Europa orientale. L’escalation della guerra imperialista in Ucraina, che ha causato migliaia di morti e milioni di sfollati, ha seguito le tensioni che si sono accumulate, tra cui il colpo di Stato reazionario, l’accordo di associazione con l’UE e l’annessione della Crimea da parte della Federazione Russa nel 2014.
Nelle relazioni tra gli Stati Uniti e l’UE, in particolare con la Germania, la competizione e gli antagonismi sono in aumento. Ciò si è manifestato, tra l’altro, con il fallimento dei negoziati per un trattato di libero scambio (TTIP) nel 2019, ma anche con misure protezionistiche e sanzioni contro i rispettivi monopoli. Allo stesso tempo, si assiste anche a nuovi tentativi di cooperazione più stretta di fronte alla concorrenza con la Cina, la Russia e altri blocchi, ad esempio attraverso il rafforzamento della NATO.
All’interno dell’UE, tuttavia, vi sono anche numerose contraddizioni. Queste emergono durante lo stallo dei negoziati su una serie di questioni. Diverse parti del capitale hanno interesse a una maggiore o minore integrazione dell’UE in ogni Stato membro. C’è una tendenza evidente all’euroscetticismo borghese, che esprime parti della borghesia interessate a una cooperazione meno intensa o, in alcuni casi, addirittura a lasciare l’UE, spesso perché vogliono mantenere la porta aperta alla cooperazione con blocchi di potere concorrenti o perché è più vantaggioso per altre ragioni.
Ovviamente, queste sono solo alcune indicazioni. La situazione internazionale è in continua evoluzione e molto complessa. In generale, la mutevole correlazione internazionale delle forze tra i Paesi capitalisti e i blocchi imperialisti, porta all’acuirsi delle contraddizioni internazionali e dei problemi causati dalla sovra-accumulazione del capitale. Le guerre e gli interventi imperialisti attuali sono legati a questi riallineamenti e contraddizioni e comportano il rischio di una guerra imperialista più generalizzata.
Il ruolo della borghesia olandese nei conflitti imperialisti e l’esempio dell’Ucraina
Il capitale olandese è attivamente coinvolto in queste contraddizioni inter-imperialiste. Partecipa ad alleanze imperialiste come l’UE e la NATO, all’interno delle quali la borghesia olandese cerca di rafforzare la propria posizione e promuovere i propri interessi. I Paesi Bassi sono sempre più coinvolti in interventi militari, per lo più nel quadro della NATO o dell’UE. La spesa per la “difesa” è quasi raddoppiata in pochi anni, raggiungendo i 21,4 miliardi di euro.1 L’obiettivo è quello di garantire gli interessi delle grandi imprese olandesi all’estero e di espandere la loro influenza. In questo modo, lo Stato olandese interferisce in particolare nei Caraibi, dove le colonie olandesi esistono ancora come residui del sistema coloniale. Tuttavia, la borghesia olandese ha messo gli occhi anche sull’Ucraina, nell’ambito dell’allineamento agli interessi della NATO e dell’UE.
Lo scoppio della guerra imperialista in Ucraina è il risultato dell’inasprimento degli antagonismi tra le diverse potenze imperialiste. Due popoli che un tempo convivevano pacificamente sotto l’Unione Sovietica socialista ora si affrontano in una guerra sanguinosa. Da entrambe le parti, sia da parte del governo ucraino reazionario e dei suoi alleati della NATO, sia da parte della Federazione Russa capitalista, vengono avanzati falsi pretesti per giustificare la guerra imperialista. Ma essenzialmente, la guerra da entrambe le parti è una guerra imperialista condotta per gli interessi dei monopoli.
La borghesia olandese ha un grande interesse a difendere il governo reazionario ucraino e gli interessi del blocco imperialista euroatlantico a cui appartiene e all’interno del quale cerca di promuovere i propri obiettivi strategici. A tal fine impegna anche ingenti risorse finanziarie. Vediamo cosa ci dice con orgoglio lo Stato borghese olandese su cosa sta facendo per “aiutare” l’Ucraina.
Nel 2023, la borghesia olandese ha impegnato 200 milioni di euro di garanzia nel bilancio dell’UE per l’assistenza macrofinanziaria (MFA). Inoltre, l’Ucraina riceverà un prestito di 200 milioni di euro dal Fondo Monetario Internazionale, una garanzia di 100 milioni di euro dalla Banca Mondiale e 27,5 milioni di euro dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD). La borghesia olandese ha contribuito con 90 milioni di euro attraverso il Fondo Fiduciario per l’Aiuto all’Ucraina della Banca Mondiale, 72 milioni di euro attraverso la EBRD per il distributore di energia ucraino Ukrenergo e 18 milioni di euro per la fornitura di componenti per la rete elettrica.
Una parte significativa dei cosiddetti “aiuti all’Ucraina”, pari a 65 milioni di euro, è destinata alla comunità imprenditoriale olandese e ucraina. Tra questi, 50 milioni di euro per la riabilitazione delle infrastrutture e 15 milioni di euro per sostenere le piccole e medie imprese. Ulteriori sforzi di ricostruzione prevedono un contributo di 1 milione di euro attraverso l’Associazione dei Comuni olandesi per i piani a Cherson, Odessa e Mykolayiv.
Sul fronte militare, è fondamentale ricordare che lo Stato olandese ha consegnato all’Ucraina forniture, armi, veicoli militari e altri beni militari per l’enorme valore di 2,63 miliardi di euro. Si tratta di decine di carri armati, aerei da combattimento F-16, missili Patriot e altri sistemi missilistici, oltre 1000 veicoli militari e molto altro ancora.2
Solo nel 2023, 1,6 miliardi di euro sono stati destinati alle forniture dirette, all’acquisto di beni militari e ai contributi al Fondo internazionale per l’Ucraina e al Fondo Fiduciario della NATO.3 Nel 2024, l’importo totale del sostegno finanziario aumenterà di altri 2 miliardi di euro, in linea con le promesse fatte alla NATO. Lo Stato metterà inoltre a disposizione 102 milioni di euro per il “sostegno umanitario”, il recupero e la ricostruzione per i primi quattro mesi del 2024. Altri 89 milioni di euro saranno inoltre sbloccati per la rendicontabilità, che comprende i costi relativi alla futura sistemazione di uno speciale “tribunale per l’Ucraina”.
Il sostegno economico e politico dello Stato borghese olandese non è fatto per “carità” verso il popolo ucraino, vittima dei blocchi imperialisti e del suo governo reazionario. L’interesse dei monopoli olandesi, in particolare, a “ricostruire” l’Ucraina risiede nell’enorme redditività di questo nuovo mercato per le costruzioni. Indubbiamente, le imprese olandesi vedono nell’Ucraina una direzione per l’esportazione di capitali redditizi. Lo Stato borghese olandese, in quanto “capitalista universale”, le appoggia senza riserve in questo sforzo.
Le aziende olandesi possono richiedere una sovvenzione se vogliono realizzare un progetto insieme a un’organizzazione ucraina. Nel cosiddetto Fondo di Partenariato ci sono 25 milioni di euro per sovvenzioni da cinquecentomila a cinque milioni di euro per le aziende olandesi e le “organizzazioni della società civile” che vogliono collaborare alla ripresa e alla ricostruzione. Inoltre, sono disponibili 60 milioni di euro per il credito all’esportazione (l’assicurazione del credito all’esportazione copre il rischio che un acquirente non paghi, ndr).
L’economia ucraina è relativamente piccola, ma ha una popolazione altamente istruita. Il Paese ha molti terreni agricoli e circa 40 milioni di abitanti. Di conseguenza, ci sono molte opportunità per le aziende olandesi, soprattutto nel settore agricolo e della logistica (trasporti, attrezzature), ma anche nello sviluppo dei porti. Circa 250 aziende olandesi sono attualmente attive in Ucraina.
La maggior parte dell’accordo di cooperazione consiste in accordi volti ad agevolare il commercio con l’UE imperialista, con la creazione di una zona di libero scambio. Le barriere commerciali scompariranno quando l’Ucraina si adatterà alle regole europee e ridurrà le tariffe d’importazione, ad esempio. Questo farà risparmiare alle aziende europee circa 390 milioni di euro all’anno. Le aziende olandesi avranno un migliore accesso a un grande mercato di 40 milioni di consumatori. Nel 2018 i Paesi Bassi hanno esportato in Ucraina circa 974 milioni di euro. Nel 2014, la cifra era di circa 775 milioni di euro. Inoltre, l’Ucraina è uno dei Paesi più fertili del mondo, il “granaio d’Europa”. La borghesia olandese del settore agricolo cerca quindi di trarre profitto da un commercio “più facile” con l’Ucraina.4
Come dice Lenin nel suo libro “L’imperialismo”: “Finché il capitalismo resta tale, l’eccedenza dei capitali non sarà impiegata a elevare il tenore di vita delle masse del rispettivo paese, perché ciò importerebbe diminuzione dei profitti dei capitalisti, ma ad elevare tali profitti mediante l’esportazione all’estero, nei paesi meno progrediti”.5
Sul fronte militare, come detto, il Ministero della Difesa olandese afferma quanto segue:
“Consegna diretta: sono state consegnate all’Ucraina attrezzature per un valore di 1,10 miliardi di euro provenienti dalle proprie scorte militari. Questo è l’importo del valore delle attrezzature al momento della consegna (il valore contabile). Dato che c’è un costo anche nel rifornire o sostituire i beni consegnati, il costo totale per i Paesi Bassi è di 1,49 miliardi di euro.
Consegna commerciale: anche i Paesi Bassi hanno acquistato beni militari per l’Ucraina, per un costo di 934 milioni di euro.
Fondo internazionale per l’Ucraina: i Paesi Bassi hanno versato 100 milioni di euro al Fondo Internazionale per l’Ucraina. Le attrezzature militari per l’Ucraina fornite direttamente dall’industria sono pagate dal fondo.
Fondo fiduciario della NATO: i Paesi Bassi contribuiscono con 100 milioni di euro al pacchetto di assistenza globale della NATO per l’Ucraina (UCAP). Questo fondo è destinato a beni e forniture come carburante, forniture mediche, attrezzature invernali e disturbatori di frequenze per i droni. Questo fondo è per il cosiddetto supporto non letale, cioè senza armi o sistemi d’arma.”6
Le forniture militari ammontano a:
“Carri armati T-72 (60 pezzi), veicoli blindati cingolati YPR anche per recupero e addestramento (207 pezzi), veicoli da ricognizione Fennek e veicoli cingolati Viking. Carri armati Leopard 1 in collaborazione con Danimarca e Germania (almeno 100 pezzi), carri armati Leopard 2A4 in collaborazione con la Danimarca (14 pezzi), obici corazzati PzH2000 (8 pezzi) e mortai da 120 mm. Sistemi di difesa aerea come lanciatori Patriot (2 pezzi), missili di difesa aerea Patriot, cannoni antiaerei mobili MR-2 (100 pezzi), cannoni antiaerei Bofors 40L70 da 40 mm (20 pezzi), sistemi VERA-NG (4 pezzi), missili e sistemi missilistici per la difesa aerea e il controllo dei droni, come lo Stinger. E aerei da combattimento F-16”.7
Oltre al sostegno finanziario e alla fornitura di armamenti, le forze armate olandesi contribuiscono all’addestramento dei militari ucraini. Inoltre, lo Stato olandese ha inviato jet da combattimento, navi della marina e militari in Europa orientale nel quadro della NATO.
Forse le informazioni sopra riportate parlano da sole. Ma è chiaro che la borghesia olandese sta trascinando con sé il popolo olandese, la classe operaia olandese, nei suoi pericolosi piani UE-NATO al fine di consolidare i propri profitti. A tal fine, è disposta a sacrificare tutto, anche la sicurezza e i mezzi di sussistenza del popolo. Solo il NCPN si oppone ai loro piani, senza alcuna illusione riformista o relativa alla Russia capitalista in questo sanguinoso conflitto imperialista.
Dobbiamo notare che il governo e i monopoli olandesi forniscono anche sostegno (militare) a Israele, comprese le parti di ricambio dei caccia F-35 che vengono utilizzati nel genocidio contro il popolo palestinese.
La lotta per la pace e il socialismo
Gli attuali sviluppi dimostrano la necessità di lottare per la pace, per l’eliminazione delle cause che danno origine alle guerre imperialiste e per il rovesciamento dello sfruttamento capitalista. Il NCPN continuerà a sostenere le iniziative contro le guerre e gli interventi imperialisti e per la pace. I Paesi Bassi hanno bisogno di un movimento per la pace organizzato con un orientamento di classe e antimperialista.
La classe operaia olandese deve opporsi a qualsiasi partecipazione o sostegno dello Stato olandese a guerre e interventi imperialisti. Il NCPN si oppone all’armamento, alle armi nucleari (che stazionano nei Paesi Bassi per conto degli Stati Uniti), alla militarizzazione e all’idea di reintrodurre la coscrizione per rendere i giovani della classe operaia olandese disponibili come carne da cannone per i piani del grande capitale olandese e della NATO.
A livello ideologico, combattiamo l’atteggiamento guerrafondaio, lo sciovinismo e il nazionalismo, promuovendo i valori dell’internazionalismo proletario, della solidarietà internazionale e dell’amicizia tra i popoli. Sosteniamo e organizziamo proteste e azioni di solidarietà internazionale, ad esempio con il popolo palestinese che lotta per la liberazione nazionale.
L’ipocrisia del pacifismo deve essere smascherata ed è importante ridurne l’influenza nel cosiddetto “movimento” per la pace, cioè la lobby pacifista borghese (di cui PAX è una ramificazione), che sostiene la linea del governo olandese e le alleanze imperialiste a cui i Paesi Bassi partecipano. Il NCPN smaschera il carattere imperialista e il pericolo delle alleanze imperialiste come la NATO e l’UE. La lotta della classe operaia olandese deve essere orientata al ritiro dei Paesi Bassi dalle alleanze imperialiste, una lotta che è essenzialmente legata alla lotta per il socialismo.
Nella lotta per il socialismo risiede la speranza di una fine definitiva di tutte le guerre. In quanto società priva di sfruttamento capitalistico, dove lo sviluppo non è governato dai profitti dei monopoli ma dai bisogni delle persone, dove non c’è spazio per lo sciovinismo, la discriminazione e il militarismo, il socialismo distrugge le cause stesse delle guerre imperialiste. La lotta per la pace e la lotta per il socialismo vanno di pari passo.
1 – https://www.defensie.nl/onderwerpen/overdefensie/het-verhaal-van-defensie/financien
2 – https://www.defensie.nl/onderwerpen/oostflank-navo-gebied/militaire-steun-aan-oekraine
3 – https://www.rijksoverheid.nl/onderwerpen/oorlog-in-oekraine/nederlandse-hulp-voor-oekraine#anker-1-nederlandse-steun-aan-oekraine-in-2023
4 – Per la narrazione ufficiale dello Stato borghese olandese sui “benefici” dell’accordo di associazione dell’UE con l’Ucraina: https://www.rijksoverheid.nl/onderwerpen/associatieakkoord-oekraine/voordelen-associatieakkoord-oekraine-voor-nederland
5 – V.I. Lenin, L’imperialismo, fase suprema del capitalismo, capitolo 4.
6 – https://www.defensie.nl/onderwerpen/oostflank-navo-gebied/militaire-steun-aan-oekraine
7 – https://www.defensie.nl/onderwerpen/oostflank-navo-gebied/militaire-steun-aan-oekraine
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