Dal Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna
4 marzo 2025
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L’8 marzo non è una commemorazione avulsa dalla sua storia di lotta. Per le donne lavoratrici deve essere una giornata di rivendicazioni, di azioni consapevoli e, necessariamente, di schieramento contro un sistema che perpetua il loro sfruttamento e la loro oppressione. Il capitalismo ci condanna alla precarietà, al sovra-sfruttamento e alle peggiori condizioni di lavoro possibili per ricavare dal nostro lavoro una redditività sempre maggiore. Nel frattempo, le nostre condizioni di vita peggiorano di giorno in giorno e i governi e i media non perdono tempo a distogliere l’attenzione dalla nostra lotta con discorsi vuoti, falsi dilemmi e misure superficiali.
Le lavoratrici sono utilizzate dal meccanismo del capitale in modo tale da essere impiegate in settori ad alto tasso di turnover e precarietà, dove l’intero apparato lavorativo di flessibilità e temporaneità ci rende una risorsa facilmente sfruttabile e rapidamente sostituibile. Così, in tempi di crisi economica, siamo le prime a subire licenziamenti e tagli che ci relegano ai margini del mercato del lavoro. I settori più femminilizzati sono caratterizzati da un’estrema precarietà, con orari di lavoro impossibili e condizioni che impediscono la conciliazione, mentre noi continuiamo ad assumere i compiti riproduttivi che sostengono l’economia.
Da un lato, il discorso promosso dalla socialdemocrazia e dal femminismo istituzionale cerca di convincerci che possiamo raggiungere l’uguaglianza all’interno di questo sistema, negando le radici strutturali della nostra oppressione. Dall’altro lato della medaglia, i reazionari non esitano a promuovere tagli ai diritti o a metterci l’una contro l’altra sulla base del nostro background o del nostro status socio-economico. Vengono promosse innumerevoli forme di mercificazione del corpo tra le ragazze più giovani, mentre si rafforza la narrativa dell’individualizzazione della violenza. Tutti gli attori, tuttavia, sono d’accordo nell’alimentare l’idea di un empowerment come via d’uscita basato sull’ascesa all’interno delle strutture di sfruttamento, nascondendo così il vero bisogno delle donne della classe operaia, quello dell’organizzazione e della lotta di classe per la nostra reale emancipazione: l’imperativo di ergersi a leader della nostra stessa liberazione.
Come Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna affermiamo categoricamente che non è possibile la liberazione delle donne senza la distruzione del sistema che le opprime. Non ci sono riforme o discorsi che possano sostituire il potenziale di un’organizzazione forte e combattiva nei luoghi di lavoro, nei quartieri e in ogni spazio vitale delle donne lavoratrici. Non accetteremo la rassegnazione o false soluzioni. Ci assumiamo il compito storico di raccogliere il testimone di chi ci ha preceduto, di imparare da quelle donne che si sono alzate prima di noi e che ci indicano con le loro vittorie e i loro insegnamenti la strada per costruire un’arma capace di colpire dove fa più male. Un’organizzazione capace di sfidare le strutture di potere che si nutrono della nostra miseria e di porre fine allo sfruttamento di classe e, con esso, allo sfruttamento di genere.
Facciamo appello a tutte le donne lavoratrici affinché si organizzino, non cedano al canto delle sirene, ma nemmeno all’impotenza e all’inazione. La vittoria delle donne lavoratrici sarà la vittoria di tutta la classe operaia, perché noi siamo le protagoniste della rivoluzione. Compagne, avanziamo con forza verso un futuro senza catene, verso una società libera dallo sfruttamento e dall’oppressione.
La nostra arma: l’organizzazione!