Da Rizospastis, organo del Partito Comunista di Grecia (KKE)
20 aprile 2025
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Comunicato dell’Ufficio Stampa del CC del KKE
58 anni fa, all’alba del 21 aprile 1967, le forze armate borghesi occuparono punti strategici della capitale, senza incontrare alcuna resistenza significativa. Allo stesso tempo, approfittando dei piani esistenti per affrontare il “pericolo comunista”, arrestarono molti pionieri delle lotte operaie e popolari, comunisti e altri militanti, al fine di prevenire qualsiasi reazione popolare al colpo di stato in corso. Poco dopo, la maggior parte di loro si svegliò al suono dei cingolati, delle marce militari e degli annunci della dittatura.
I protagonisti della dittatura dei colonnelli erano figure che avevano servito i meccanismi dello Stato borghese: l’esercito e i servizi segreti (KYP), la Costituzione del 1952 votata da tutti i partiti borghesi. Erano portatori dell’arsenale ideologico anticomunista. I colonnelli, pienamente integrati in questa costruzione capitalistica, avevano sviluppato molteplici legami con la monarchia, i capitalisti locali, editori, politici, diplomatici e rappresentanti di Stati capitalisti stranieri e dei loro servizi segreti, in particolare quelli degli Stati Uniti.
La dittatura del 21 aprile fu il risultato delle irrisolte contraddizioni e dei conflitti interni alla borghesia nella gestione del sistema politico borghese, così come si era configurato durante la lotta e dopo la sconfitta dell’ELAS (Esercito Democratico di Grecia – DSE) nel decennio successivo. Un elemento fondamentale di disfunzione era rappresentato dal ruolo rafforzato e costituzionalmente garantito della monarchia nel controllo dell’esercito e nella formazione dei governi, così come dai metodi ormai obsoleti di controllo del movimento operaio e popolare. Allo stesso tempo, emergevano contraddizioni interne alla borghesia anche in merito alla politica estera dello Stato borghese, con il nodo centrale rappresentato dalla questione cipriota.
Le contraddizioni interne alla borghesia si intrecciarono con i conflitti interimperialistici, in un’epoca in cui i potenti Stati capitalistici europei andavano costituendo un proprio centro imperialista distinto (CEE), mentre l’Europa sudorientale costituiva un campo di scontro globale tra capitalismo e socialismo, ma anche di conflitto tra interessi capitalistici concorrenti.
La dittatura dei colonnelli rappresentò, nella sua direzione generale, la continuazione della politica interna ed estera dei governi borghesi del dopoguerra. Sostenne il grande capitale e mantenne le alleanze internazionali dello Stato capitalistico (CEE, NATO), servendo i loro piani contro i Paesi impegnati nella costruzione socialista. La sua politica estera servì gli interessi degli Stati Uniti, della NATO e degli Stati capitalistici europei nell’Est del Mediterraneo, in Medio Oriente e in Nord Africa, conducendo anche alla tragedia di Cipro.
La dittatura del 21 aprile proseguì e intensificò le misure legislative contro il KKE (Partito Comunista di Grecia), attuò persecuzioni di massa, sciolse i sindacati e altre organizzazioni popolari, procedette ad arresti, esili, torture e omicidi. Pur adottando alcune misure repressive anche contro i partiti borghesi, mantenne canali di comunicazione e accordo con essi, con lo sguardo rivolto alla futura restaurazione della democrazia parlamentare borghese.
Il colpo di Stato del 21 aprile è la prova che il potere capitalistico non esita a cambiare le sue forme politiche, passando dalla democrazia parlamentare borghese alla dittatura politica o militare, e viceversa, con l’unico obiettivo di servire meglio gli interessi capitalistici, lasciando intatta la dittatura del capitale.
Fin dal primo momento, contro i piani della dittatura militare borghese si schierarono i comunisti e altri militanti radicali, pagando un prezzo alto per la loro lotta a favore degli interessi della classe lavoratrice e del popolo.
Nonostante le condizioni di clandestinità lunga e profonda, il KKE riuscì tempestivamente a distinguersi dalle forze opportuniste al suo interno, durante la 12ª Sessione Plenaria (1968), a lottare per la costruzione di organizzazioni di partito clandestine, a fondare la Gioventù Comunista di Grecia (KNE), a guidare la lotta di massa contro la dittatura fin dal primo giorno, quando “tutto era avvolto dal terrore” della repressione brutale. Proclamava la necessità di rovesciare la dittatura attraverso l’azione di massa della classe operaia e del popolo, con tutte le forme di lotta. Ebbe un ruolo decisivo nello sviluppo delle lotte popolari e operaie, dalle prime mobilitazioni con rivendicazioni sindacali all’occupazione della Facoltà di Giurisprudenza da parte degli studenti, fino all’insurrezione popolare e giovanile del Politecnico (novembre 1973).
In opposizione alle forze politiche borghesi e opportuniste, respinse la cosiddetta “liberalizzazione” proposta da Markezinis, cioè il mascheramento politico della dittatura.
La caduta della dittatura nel luglio 1974 fu conseguenza dei suoi “crimini”, soprattutto quello di Cipro, dell’esaurimento del suo ruolo e della lotta contro di essa, con culmine la rivolta del Politecnico. Il passaggio alla cosiddetta “metapolitefsi” (transizione democratica) fu il risultato di un compromesso tra rappresentanti della dittatura, delle forze politiche borghesi interne e dei loro alleati nella NATO e nella CEE.
Dopo il ritorno alla democrazia parlamentare borghese, lo Stato capitalistico, con qualsiasi governo, ha continuato a servire la redditività dei gruppi imprenditoriali, a reprimere le lotte operaie e popolari, a partecipare ad alleanze capitalistiche tra Stati e a coinvolgersi nei conflitti e nelle guerre imperialiste.
Ancora oggi, la natura dello Stato rimane la stessa: capitalistica e antipopolare. Lo Stato capitalistico intensifica costantemente il suo attacco contro le forze operaie e popolari. Alterna ricette di politica economica, con maggiore o minore intervento statale diretto nell’industria, con più o meno espansione dei deficit pubblici, ma sempre con l’obiettivo costante di comprimere il reddito popolare. Da decenni svaluta ogni infrastruttura minima per i trasporti, gli edifici pubblici, la protezione sociale di donne, migranti, rifugiati e altre categorie vulnerabili. Generalizza i rapporti di lavoro flessibili, approfondisce la mercificazione della Sanità — l’ultima misura sono le operazioni chirurgiche pomeridiane —, apre la strada all’attivazione delle università private e alla gestione aziendale degli atenei pubblici.
Nello stesso contesto, e spesso con l’accordo di tutti i partiti borghesi, si intensifica il coinvolgimento nei conflitti interimperialisti, come dimostra oggi la guerra in Ucraina e il sostegno incondizionato a Israele, lo Stato assassino del popolo palestinese. Allo stesso tempo, proseguono i negoziati intra-NATO nel Mar Egeo e nella più ampia regione del Sud-Est Mediterraneo, che rappresentano una minaccia per il popolo greco e per gli altri popoli della regione.
Lo Stato capitalistico e i suoi alleati internazionali sono in prima linea nell’offensiva anticomunista, promuovendo l’ideologia storicamente falsa dell’equivalenza tra fascismo e comunismo, e riscrivendo la storia della Seconda Guerra Mondiale e di tutte le lotte del movimento operaio e popolare.
L’impegno verso coloro che hanno lottato contro la dittatura e, allo stesso tempo, la risposta all’attuale realtà antipopolare, è la costruzione dell’alleanza sociale della classe operaia con i piccoli agricoltori, i lavoratori autonomi, attraverso scioperi sempre più massicci e determinati, le lotte popolari e operaie, le mobilitazioni studentesche e scolastiche, l’attività multiforme delle organizzazioni femminili, il cambiamento deciso dei rapporti di forza nel movimento operaio e popolare.
Il raggruppamento attorno al KKE costituisce una garanzia per la necessaria controffensiva operaia e popolare contro ogni governo antipopolare. Ogni passo verso il rafforzamento del Partito rappresenta un passo verso il rafforzamento dell’azione operaia e popolare, l’unica capace di fermare i piani della classe capitalistica, dello Stato e dei suoi alleati internazionali, per liberare il Paese dai disegni imperialisti e aprire la strada a una nuova, realmente promettente organizzazione dell’economia e della società: il socialismo-comunismo.