Il nuovo numero della rassegna stampa realizzata in collaborazione col Centro di Cultura e Documentazione Popolare (resistenze.org) inizia col comunicato della Federazione Sindacale Mondiale sul Primo Maggio, che delinea un quadro di attacco complessivo nei confronti dei lavoratori a causa delle politiche di guerra e di riarmo. Nell’articolo successivo a cura dei compagni spagnoli si ritorna sul tema del riarmo europeo, la crisi del capitalismo globale e le risposte dei governi (anche “socialdemocratici”): la crisi sarà pagata dai lavoratori di tutto il mondo con i loro soldi, il loro lavoro e le loro vite, e la via d’uscita è l’opposizione operaia, attorno ai temi della contrarietà alla guerra, la battaglia per il salario e l’unità di classe nei confronti del capitalismo e della reazione.
Proseguiamo sul tema del capitalismo “verde” (?) con l’analisi dei compagni brasiliani sulla prossima conferenza ONU sul cambiamento climatico, definita da un lato come vetrina dei nuovi mercati aperti dalla “transizione green”, dall’altro come meccanismo di “greenwashing” e cooptazione della classe operaia e dei movimenti ambientalisti. Inoltre, si affronta il tema delle politiche non certo ambientaliste del governo socialdemocratico brasiliano, e una proposta di rivendicazioni comuni sui temi ambientali.
Di seguito affrontiamo due ricorrenze storiche di questo periodo, forse poco note al pubblico italiano: la prima è quella del colpo di stato in Grecia nel 1967. I compagni greci ricordano come la dittatura dei colonnelli non fu un’eccezionalità, ma fu la prosecuzione delle politiche borghesi che andarono avanti anche dopo il ritorno formale della democrazia. Nel fuoco della terribile repressione della dittatura si distinsero i comunisti, che con lo stesso impegno affrontano oggi la battaglia contro il capitalismo e i piani di guerra, per la società socialista-comunista.
La seconda ricorrenza è quella della riuscita ribellione e liberazione del campo di concentramento di Buchenwald nel 1945 ad opera della resistenza interna organizzata principalmente dai comunisti. Nell’articolo dei compagni tedeschi si dà un resoconto di una grande capacità di organizzazione clandestina: in condizioni difficilissime la resistenza vittoriosa riuscì a liberare il campo dai fascisti ben prima dell’arrivo degli americani, e analogamente alla vicenda greca si sottolinea come nessun nemico è imbattibile con le armi dell’organizzazione e dell’internazionalismo, persino le SS o la dittatura militare.
Infine chiudiamo con un contributo dal blog di Greg Godels dagli USA, che analizza analogie e differenze tra la “Globalizzazione I” (1870-1914) e la “Globalizzazione II” (1989-2020) utilizzando come spunto un articolo su Jacobin. L’autore critica le letture semplicistiche di certe correnti politiche, come ad esempio le idee terzomondiste di Foster e i sostenitori delle illusioni sul “mondo multipolare”. L’articolo poi discute la possibilità del ritorno della guerra imperialista a seguito di questa ennesima chiusura di un ciclo espansivo, delineando le principali linee di faglia attorno alle quali si intensificano le contraddizioni del sistema capitalistico.
Buona lettura.
- Federazione Sindacale Mondiale (FSM): dichiarazione sul Primo Maggio
Apriamo con il contributo della Federazione Sindacale Mondiale (FSM) in occasione del Primo Maggio 2025 e dell’80° anniversario della sua fondazione: rilanciando l’impegno per la difesa dei lavoratori, denuncia l’aggravarsi della crisi del capitalismo, l’aumento delle disuguaglianze sociali, la repressione dei diritti sindacali e democratici, e la crescente militarizzazione globale. Condanna fermamente il genocidio del popolo palestinese, i bombardamenti imperialisti e la corsa agli armamenti, promossa da USA, UE e NATO, a scapito delle esigenze dei popoli. La FSM rifiuta l’economia di guerra, che alimenta sfruttamento, precarietà e autoritarismo: tra le rivendicazioni troviamo quelle sul salario, sanità e istruzione pubblica, sicurezza sul lavoro e rispetto dei diritti sindacali. La dichiarazione invita i sindacati militanti di tutto il mondo a unirsi sotto la bandiera della solidarietà internazionalista e della lotta comune contro il sistema capitalista. Con lo slogan “I loro profitti o le nostre vite”, la FSM chiama i lavoratori a organizzarsi per un futuro di pace, giustizia sociale e dignità.
- Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna (PCTE): Contro il riarmo: costruire l’opposizione operaia
Proseguiamo con l’articolo del PCTE che denuncia il riarmo europeo e internazionale come risposta alla crescente crisi del capitalismo globale, segnata da guerre commerciali e tensioni inter-imperialiste, in particolare tra USA, Cina e UE. La guerra dei dazi è sintomo di un sistema in crisi che, per mantenere i profitti, ricorre alla militarizzazione e all’austerità. In Europa, il piano “ReArm” segna il ritorno alla politica bellica, a scapito delle condizioni di vita popolari. Il governo spagnolo, con il sostegno del PSOE e il silenzio complice di Sumar e delle principali centrali sindacali, promuove la flessibilità del lavoro e trasferisce fondi pubblici ai monopoli. Il PCTE critica duramente questa “Santa Alleanza” tra capitale, governo e burocrazia sindacale, che impone l’unità nazionale per difendere interessi borghesi, mentre il proletariato è sacrificato in nome della “sicurezza”. Di fronte a questa deriva reazionaria, il PCTE richiama alla costruzione di un’opposizione operaia organizzata, internazionalista e rivoluzionaria, fondata sulla lotta contro guerra, sfruttamento e repressione. Solo la mobilitazione autonoma della classe operaia può rovesciare i piani imperialisti secondo lo slogan “il nemico principale è in casa nostra”.
- Partito Comunista Brasiliano Rivoluzionario (PCBR): COP30: le illusioni del “capitalismo verde” e gli attacchi alla classe operaia
L’articolo del PCBR critica duramente la 30° Conferenza ONU sul cambiamento climatico (COP30), che si terrà a Belém nel novembre 2025, denunciandola come una vetrina dell’“ecologismo capitalista” e un meccanismo di cooptazione della classe operaia e dei movimenti popolari. La crisi climatica è una conseguenza diretta del capitalismo, e nessuna soluzione può emergere da un sistema che mette il profitto al di sopra della vita. La COP, dominata dagli interessi imperialisti e delle multinazionali dei combustibili fossili, promuove false soluzioni come i carbon credit e i green bond, strumenti di greenwashing che rafforzano lo sfruttamento delle risorse e dei popoli. Troviamo anche la denuncia delle politiche del governo Lula, che si scontrano con le illusioni sulle socialdemocrazie latinoamericane tanto popolari in Italia: il mancato impegno nella riforma agraria, il sostegno all’agrobusiness e all’estrazione petrolifera, la criminalizzazione dei movimenti sociali, e la violazione dei diritti dei popoli indigeni. Solo la rivoluzione socialista e la presa del potere da parte della classe operaia possono offrire una risposta reale alla crisi climatica: la lotta deve quindi essere indipendente dalle istituzioni borghesi e mirare a un cambiamento strutturale radicale, rifiutando compromessi con il capitale verde e l’imperialismo.
- Partito Comunista di Grecia (KKE): Nell’anniversario “nero” dell’imposizione della dittatura del 21 aprile 1967
Passiamo a dei temi di carattere storico con l’articolo del KKE che ricorda i 58 anni dal colpo di Stato del 21 aprile 1967, quando la dittatura dei colonnelli prese il potere con il sostegno delle forze armate, reprimendo brutalmente i comunisti e il movimento popolare. Il regime, profondamente intrecciato con la monarchia, i capitalisti greci e i servizi segreti occidentali, rappresentò la continuazione delle politiche borghesi, funzionali agli interessi imperialisti di NATO, USA e CEE. La dittatura rafforzò la repressione contro il KKE, sciolse sindacati e perseguitò militanti, mantenendo rapporti con partiti borghesi per una futura “normalizzazione”. Il KKE, nonostante la clandestinità, guidò fin da subito la resistenza popolare culminata nella rivolta del Politecnico (1973). Ma la fine della dittatura nel 1974 non cambiò la natura di classe dello Stato, che continuò a servire il capitale, reprimere le lotte sociali e partecipare ai conflitti imperialisti, come dimostrano la guerra in Ucraina e il sostegno a Israele. Il KKE rivendica lo stesso impegno che ha dimostrato contro la dittatura anche nella risposta odierna alle politiche antipopolari: la necessità di una grande alleanza sociale guidata dalla classe operaia per rovesciare il potere capitalistico e costruire una società socialista-comunista.
- Partito Comunista (KP, Germania): Sulla resistenza comunista nel campo di concentramento di Buchenwald 1937-1945
Proseguendo con l’approfondimento storico, ricordiamo con l’articolo del KP la storia della resistenza comunista a Buchenwald. L’11 aprile 1945, i prigionieri comunisti, organizzati nell’Organizzazione Militare Internazionale (IMO) e nel Comitato Internazionale dei Campi (ILK), si ribellarono con successo, disarmando le SS e consegnando il campo agli americani. Questa rivolta, preparata per anni, salvò circa 21.000 detenuti dalle marce della morte. Infatti, fin dalla sua fondazione nel 1937, Buchenwald ospitò prigionieri politici, soprattutto comunisti tedeschi: questi crearono una struttura clandestina, occupando posizioni chiave tra i “prigionieri funzionari” per sabotare le SS. Organizzarono solidarietà, formazione politica e resistenza passiva. Con l’arrivo di prigionieri di guerra sovietici e altri antifascisti, si formò un fronte unito. L’ILK riunì i partiti comunisti di diverse nazioni, mentre l’IMO preparò militarmente la rivolta, accumulando armi e pianificando azioni. Il sabotaggio nella produzione di armi e la difesa dei prigionieri furono priorità. La resistenza a Buchenwald dimostrò che l’organizzazione, l’internazionalismo e la lotta possono vincere anche nelle condizioni più estreme: se fu possibile nelle condizioni di un campo di concentramento fascista, allora nulla è impossibile anche nelle condizioni di lotta attuali.
- Greg Godels (ZZ’s blog): La globalizzazione, la sua fine e le sue conseguenze
Chiudiamo con un contributo personale da un blog sui temi di attualità globale. Il commento di Greg Godels si focalizza sul tema della “globalizzazione”, prendendo spunto da un recente articolo di Jacobin, in cui si arriva ad alcune conclusioni corrette: la seconda fase di “globalizzazione” 1989-2020 ha avuto un effetto diverso dalla prima fase (quella dello sfruttamento coloniale della fase antecedente alla Prima Guerra Mondiale) sul PIL dei paesi ex-coloniali, ma la mancanza di una scientifica analisi di classe fa sentire il suo effetto concludendo che l’aumento del PIL porti ad un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. In realtà questa espansione avrebbe portato ad “un inedito livellamento tra i lavoratori del Nord e del Sud”, e questo fatto viene messo in contrapposizione con le teorie terzomondiste (cfr. John Bellamy Foster che va molto di moda oggi in certi settori opportunisti) secondo le quali, a causa dell’impossibilità della rivoluzione nei paesi capitalistici più sviluppati, il focus dovrebbe concentrarsi nel “Sud globale”, arrivando alle ben note posizioni sulla progressività dei capitalismi emergenti (o già ben emersi) secondo la romanticizzazione del “mondo multipolare”. Godels suggerisce che la fine della globalizzazione potrebbe portare a un’intensificazione delle rivalità internazionali e a una crescente militarizzazione, in un contesto di crescente tensione commerciale e politica globale: diventa superfluo analizzare quale sia “la parte giusta” nella guerra imperialista incombente, evitarla è indispensabile per la sopravvivenza dell’umanità.