Il Decreto Scuola è una beffa per i precari della scuola e gli aspiranti docenti
Sono un’aspirante docente e la recente approvazione del Decreto Scuola, in data 7 Aprile in Consiglio dei Ministri, mi ha provocato un forte senso di rabbia e delusione. Il suddetto decreto rinvia di un anno l’apertura e l’aggiornamento delle graduatorie di II e III fascia, che dovevano avvenire fra meno di due mesi, con conseguente proroga degli elenchi esistenti. “Chiedo scusa ai precari, quest’anno non riusciamo ad aggiornare le graduatorie d’istituto. Ciò è dovuto a procedure vetuste e alla mancata digitalizzazione del paese. Non riusciamo a portare avanti un milione di domande cartacee”.
Le motivazioni alla base di questa scellerata decisione, risiederebbero in una presunta mancata digitalizzazione delle procedure. Nel 2020 tutto questo suona come una grande beffa e le “scuse” della ministra Azzolina ricordano tanto le lacrime dell’allora ministro Fornero!
L’apertura delle graduatorie per il triennio 2020/2023 rappresenta per i precari e aspiranti docenti, la speranza di stabilizzazione e di un’occupazione dopo tanto studio e sacrifici. La legge di bilancio 2019 ha apportato delle novità per quanto riguarda il reclutamento degli insegnati. L’aspetto più rilevante riguarda i requisiti per poter acquisire l’abilitazione all’insegnamento e accedere ai concorsi. Secondo quanto previsto dal Decreto Legislativo n. 59/2017, affinché sia possibile accedere ai concorsi e per alcune categorie di insegnanti, il possesso di una laurea magistrale deve essere accompagnato dall’acquisizione dei 24 CFU (crediti formativi universitari) nelle “discipline antropo-psico-pedagogiche e metodologie e tecnologie didattiche”. Fin qui sembrerebbe tutto nella norma, e le procedure che permettono ai docenti di accrescere e approfondire la propria formazione professionale non possono che apportare dei benefici all’intero sistemo scolastico.
Il problema sorge nel momento in cui decine di migliaia di insegnanti, che hanno già concluso il loro percorso universitario, non hanno accesso ai costi agevolati per il conseguimento dei 24 CFU che spetta invece a coloro che possono inserirli nella propria carriera universitaria. Entrano in gioco a questo punto gli Enti di formazione riconosciuti e Università private che, in vista dell’apertura/aggiornamento delle graduatorie e delle prove concorsuali straordinarie e ordinarie del 2020, hanno fatto un vero e proprio business sfruttando la situazione.
Solo per l’acquisizione dei 24 CFU è previsto un costo medio di 500 euro, che per coloro che non lavorano o che campano di supplenze una tantum (sono esonerati dal conseguimento coloro che hanno maturato almeno 3 anni di servizio negli ultimi 8 anni) rappresentano un costo non indifferente.
Ma non finisce qui! Nella giungla delle certificazioni utili per l’acquisizione di un maggiore punteggio nelle graduatorie, questi istituti privati si sono inventati di tutto, dai pacchetti sconto alla possibilità di rateizzazione, sicuri del fatto che avrebbero riscontrato tantissime adesioni. Il conseguimento di Master, diplomi di perfezionamento, certificazioni informatiche e linguistiche, utili ai fini della valutazione dei titoli posseduti hanno innescato una corsa al titolo e alimentato speranze che hanno portato tantissime persone ad indebitarsi. C’è chi ha richiesto prestiti formali e informali, chi ha devoluto una parte o la totalità dello stipendio sottraendolo a sé stesso o alla propria famiglia, per poter avere più certificazioni.
In ultimo, ma non per grado di importanza, vi sono coloro che accanto a tutto questo, hanno accettato attraverso le MAD (messa a disposizione), incarichi di supplenza a breve o lungo termine, anche a centinaia o migliaia di chilometri di distanza dalla propria casa per poter acquisire quei punteggi che gli sarebbero serviti per l’aggiornamento delle graduatorie previste per quest’anno, con la speranza di un riavvicinamento nella propria provincia.
Le decisioni del governo hanno rappresentato una doccia fredda dunque per i precari della scuola e per gli aspiranti insegnanti, che vedono frantumarsi tutti quei progetti di lavoro e di stabilizzazione che spettavano loro di diritto.
Il sistema scolastico italiano ha dimostrato ancora una volta, quanto sia importante il ruolo che giocano i privati e quanto gli oneri previsti dalle norme non vengono affatto supportati dalla pubblica amministrazione, il tutto finalizzato al profitto privato e non alla formazione dei docenti.
Si parla tanto di assicurare la continuità didattica e il diritto all’istruzione e formazione, ma i lavoratori della scuola dagli insegnanti, al personale ATA ai DSGA (direttore dei servizi generali ed amministrativi) e relative segreterie scolastiche non vengono messi nelle condizioni di poterlo fare. Norme, cavilli burocratici e circolari poco chiare (come l’ultima emanata) infatti creano una maggiore mole di lavoro per il personale tecnico e amministrativo, accanto al caos e al malcontento di insegnanti e studenti.
Il Decreto Scuola da una parte rende obbligatoria l’erogazione delle lezioni in modalità on-line, affrontando con superficialità e inefficienza le richieste delle scuole a fronte dei bisogni degli alunni che non possiedono strumenti informatici né connessione a internet e sottovalutando il soddisfacimento dei Bisogni Educativi Speciali di quegli alunni che presentano difficoltà di apprendimento e degli alunni con disabilità. Difficoltà derivanti da condizioni socio-economiche, linguistiche e culturali, disturbi evolutivi, emotivi, dello spettro autistico, che non avendo avuto un’“attenzione speciale” da parte di questo governo si troveranno in una condizione di svantaggio in barba al principio della “Scuola Inclusiva”. Dall’altra manda in caos l’amministrazione scolastica pubblica che con l’avvento del nuovo anno scolastico si vedrà recapitare migliaia di MAD e dovrà affrontare un vero e proprio boom di richieste di supplenze, a fronte del mancato aggiornamento degli elenchi.
Alla richiesta di presentare motivazioni reali e concrete che hanno portato all’emanazione di questo decreto, e allo sdegno suscitato per aver tirato in ballo la mancanza di procedure digitalizzate, nonostante vi siano piattaforme ad hoc per poter inoltrare le istanze on-line (come accade per esempio per le domande di mobilità dei docenti di ruolo), la Azzolina ricorre a giri di parole e critiche sulla “Buona Scuola” fino ad ergersi a paladina della salvaguardia della salute pubblica.
In particolare a favore delle sue tesi, addirittura tira in ballo una non adeguata preparazione del personale che lavora anche e soprattutto mediante l’uso delle nuove tecnologie, imposte tra le altre cose dal “Piano Nazionale Scuola Digitale” del 2015, insultando ancora una volta i lavoratori della scuola che mantengono in piedi il Sistema Scolastico Nazionale.
Assurde dichiarazioni come queste: “Abbiamo lottato per avere la possibilità di lavorare in smart working anche per dirigenti e personale ATA, proprio per limitare le presenze nelle scuole. Non è possibile nemmeno immaginare di mettere a rischio la salute e persino la vita stessa di nessuno di loro, in una fase così delicata. Inoltre, anche se avessimo voluto lavorare ad una parziale digitalizzazione, avremmo dovuto comunque prevedere il riconoscimento in presenza dei nuovi inserimenti, ad esempio i neo laureati. E sarebbe rimasta in piedi tutta la parte di valutazione dei titoli da parte delle segreterie magari da fare su una piattaforma nuova su cui il personale andrebbe comunque formato”.
Non bisogna essere esperti del settore per capire come la valutazione dei titoli degli insegnanti avvenga di consueto, per la costruzione di graduatorie e per le nomine, da parte del personale amministrativo competente e sottoposto alle pressioni di continui aggiornamenti, dovuti a cambi di rotta anche repentini, in concomitanza di nuovi governi e ministri dell’istruzione. Le modalità telematiche per l’inoltro delle domande di inserimento in graduatoria, potrebbero avvenire semplicemente tramite PEC, accompagnate da una copia del documento di riconoscimento. Le segreterie scolastiche dovrebbero esclusivamente valutare i documenti in formato digitale, secondo le disposizioni dell’apposita Ordinanza Ministeriale. Si eviterebbe così la ricezione delle domande cartacee.
Questa non è affatto una “procedura vetusta” come vuole far credere la ministra! Al contrario vetusta e ridondante è la risposta del Sistema Scolastico Nazionale, nel rispondere alle esigenze didattiche e formative degli studenti e alla necessità di stabilizzazione dei docenti, che al momento non rispondono al principio dell’assicurare la continuità didattica.
È chiaro che le intenzioni del governo non sono quelle di salvaguardare il diritto all’istruzione per tutti, né quello di tutelare i lavoratori della scuola, che qualora decidessero di ribellarsi a tutto questo scioperando, bloccando la didattica a distanza sarebbero anche precettati per la non ottemperanza della legge 146/90 sui servizi minimi essenziali.
I Decreti Scuola elaborati in questo senso da un lato accrescono il profitto degli istituti privati accreditati, ai quali vengono destinati ingenti finanziamenti pubblici, dall’altra incentivano la precarizzazione dei lavoratori a scapito dell’educazione delle nuove generazioni.
Il percorso storico che ci ha portati fino ad oggi, fatto di pagine buie di esclusione scolastica e ghettizzazione delle persone con disabilità fisica e mentale, ma anche di lotte per la garanzia del diritto all’istruzione per tutti, ci ha insegnato quanto sia fondamentale il ruolo educativo della scuola nella vita delle persone con e senza disabilità.
Un’istruzione di qualità, gratuita e accessibile a tutti è la chiave di volta per formare le nuove generazioni e per far sì che esse possano costruire attivamente il proprio futuro senza limiti e barriere. Questo sarà possibile solo con un cambio di sistema in senso socialista. Basti pensare a Cuba, che nonostante un criminale blocco economico totale da parte degli U.S.A. ha il migliore sistema scolastico e formativo del mondo.
L’istruzione cubana è completamente gratuita in tutti gli ordini, compreso quello universitario, e prevede investimenti in termini di risorse umane altamente specializzate e la fornitura di materiale didattico gratuito. Il sistema cubano vanta anche di un sistema di ricerca scientifica all’avanguardia e dell’eccellenza nel campo delle scienze mediche, tanto da apportare un importante contributo umano e in termini di sapere a tutto il mondo, di cui è un esempio la mobilitazione di medici cubani venuti in aiuto al nostro paese (e non solo) per combattere la pandemia da Covid-19.
Noi aspiranti docenti, insieme ai lavoratori della scuola e agli studenti, dobbiamo indirizzare le nostre lotte per distruggere il vecchio mondo quello del capitale, per conquistare l’ordine nuovo, il socialismo-comunismo.
Di Mariangela Verardi