Verso il fronte unico. Iniziative e lotte di questi giorni
Tra l’8 e il 9 maggio si svolgono alcune importanti iniziative nella direzione della costruzione del fronte unico di lotta, a partire dalle realtà del sindacalismo conflittuale e di classe e dai lavoratori di diverse categorie che prendono la parola per affrontare in modo unitario e conflittuale questa fase.
Nella giornata di oggi a Bologna un importante presidio promosso da SGB, SI Cobas, ADL Cobas ha di fatto rotto la tregua della pandemia portando circa duecento lavoratori e esponenti di movimenti di lotta in piazza davanti alla Regione Emilia Romagna per protestare contro l’inefficacia dei provvedimenti presi dalla regione contro la crisi. Grande era l’attesa anche per verificare sul campo la reazione delle forze di polizia. Le misure previste per la manifestazione: mascherine, guanti protettivi per i manifestanti e distanziamento tra loro, hanno dimostrato che è possibile realizzare forme intermedie di lotta adeguate alla condizione attuale, senza che possa essere impedito ai lavoratori di partecipare. Nei fatti il presidio di oggi è un segnale importante che – seppure su scala regionale – si pone nella direzione frontista e intersindacale che è presupposto necessario per una ricomposizione dei settori più avanzati del movimento di classe, e della capacità di legare attorno a loro settori di massa.
Fitta giornata anche domani, dove si terranno due assemblee online. La prima lanciata dal SI Cobas che nelle scorse settimane aveva indicato nella prospettiva del Fronte Unico la propria direzione di marcia. «Non ci sono altre strade – si legge sul profilo di uno dei dirigenti del sindacato – Dobbiamo costruire un fronte unico in questo paese capace di costruire un proprio programma di lotta contro l’idea che da questa crisi si deve uscire con un nuovo patto sociale che scarica i costi della crisi sui lavoratori e classi popolari. Rigettare gli appelli “all’unità nazionale”, rigettare l’idea che da questa crisi si esce con un “patto sociale” tra lavoratori, famiglie impoverite e “padroni”. Costruire un fronte unico anticapitalista che si unisca attorno ad una prospettiva di lotta e di classe, capace di darsi una dimensione di massa rompendo l’isolamento e che si riconosca in un programma minimo: Espropriare gli espropriatori!». Due precedenti assemblee avevano già delineato alcuni obiettivi di rivendicazione, l’assemblea del 9 proseguirà in questa direzione.
Nella stessa data viene lanciata un’assemblea di lavoratori e lavoratrici autoconvocati: «Come lavoratori appartenenti ai più diversi settori – si legge nel comunicato – dopo la prima fase della pandemia, nella quale abbiamo potuto osservare con i nostri occhi e sulla nostra pelle, come l’arroganza di Confindustria nel voler tenere aperte le fabbriche ha messo a repentaglio la vita di milioni di persone, abbiamo deciso di autoconvocarci» E ancora: «Gli accordi siglati dai sindacati hanno rappresentato una risposta troppo debole, non vincolante per le imprese, lasciando spesso le RSU sole di fronte alla dura battaglia, in ogni posto di lavoro, per garantire le elementari forme di sicurezza volte per sé e per i propri famigliari […] Se queste sono le premesse, la nostra preoccupazione, si fa ancora più forte, nella fase 2, nella riapertura, e poi nella gestione economica e finanziaria della crisi: Come e quali fondi verranno distribuiti, come si difenderanno i salari ed i posti di lavoro? Siamo pienamente consapevoli che senza un’iniziativa attiva, democratica e partecipata dei lavoratori alle scelte sindacali ed alle scelte politiche del Paese saranno proprio i lavoratori a pagare i costi principali della crisi».
A completare il quadro l’importante posizione del Fronte della Gioventù Comunista resa pubblica nei giorni scorsi: «Per rispondere all’offensiva padronale che sta arrivando – si legge nel documento – dobbiamo organizzare un FRONTE UNICO DI CLASSE. Definiamo questa tattica come la forma oggi necessaria di coordinamento e mobilitazione tra le forze sindacali e di classe, sulla base di una piattaforma di rivendicazioni comune, unitaria, di classe su cui orientare le lotte dei lavoratori. Un fronte che coinvolga sindacati di base, attivisti e rappresentanti sindacali che si riconoscono in una posizione apertamente conflittuale e che rigettano la politica dell’unità nazionale, della collaborazione con la borghesia nella gestione della crisi. Un fronte che opponga alla strategia della concertazione sindacale e alla ricerca della pacificazione sociale, quella della lotta di classe per il rovesciamento del capitalismo». Il FGC mette “a disposizione” del fronte unico il lavoro nelle scuole e tra i giovani delle classi popolari. « Nei prossimi mesi, come gioventù comunista, avremo il compito di lavorare per offrire una prospettiva di lotta concreta a centinaia di migliaia di giovani delle classi popolari che saranno, ancora una volta, tra i settori della società più colpiti dalla nuova crisi economica […] Le rivendicazioni della gioventù comunista, dei settori più avanzati del movimento studentesco per una scuola e un’università pubbliche gratuite, accessibili, al servizio della collettività e non delle imprese; le lotte degli elementi più coscienti della gioventù proletaria possono e devono far parte delle lotte di un fronte di classe che deve vedere protagonisti, al fianco dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, anche gli studenti delle classi popolari».