Vita politica internazionale – quarto numero
Il quarto numero della nostra rassegna dedicata al Movimento comunista e operaio internazionale si concentra sulla Giornata Internazionale dei Lavoratori e la Conferenza internazionale sull’attualità dell’opera di Lenin nel 151° anniversario della nascita del leader della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre e fondatore dell’Internazionale Comunista. La Conferenza fornisce notevoli elementi del dibattito sulle questioni cruciali della costruzione comunista riguardanti la strategia rivoluzionaria, l’analisi dell’imperialismo, la costruzione di partiti comunisti d’avanguardia e delle leggi della costruzione socialista-comunista. Infine, un’interessante intervista al Partito Comunista di Birmania che illustra ed aiuta ad esplorare le dinamiche interne al paese che hanno portato al colpo di stato e all’attuale situazione di repressione e oppressione militare.
- Dichiarazione della Iniziativa Comunista Europea per il Primo Maggio 2021
L’Iniziativa Comunista Europea nel suo messaggio rivolto alla classe operaia del continente europeo e del mondo mette in evidenza l’inadeguatezza del capitalismo nell’affrontare la pandemia con le nefaste conseguenze per i lavoratori sia con la perdita di vite e di salute che con l’intensificazione dello sfruttamento e della repressione. «Le lotte dei lavoratori in ogni epoca e nel mondo sono le uniche che hanno messo in difficoltà gli sfruttatori, che hanno portato conquiste e che hanno messo in dubbio il loro dominio e il loro potere. Perché il potere dei lavoratori può abolire la schiavitù capitalista. Questo è esattamente ciò di cui hanno paura gli sfruttatori. Oggi, il capitale, le sue unioni come l’UE, i suoi governi e i suoi partiti stanno intensificando l’attacco contro i lavoratori in nome del superamento della crisi capitalista accelerata dalla pandemia, che di fatto vuol dire una montagna di finanziamenti per il capitale e nuovi oneri per il popolo. Questa situazione, che sembra sorprendente a prima vista, mostra il vero volto del capitalismo in Europa e nel mondo. […] l’umanità sta lottando da oltre un anno con una pandemia che avrebbe potuto essere sconfitta in un tempo molto più breve in un mondo socialista: il capitalismo è il più grande ostacolo per vincere questa lotta.» - Conferenza su Lenin, introduzione KKE
In occasione del 151° anniversario della nascita di Lenin si è svolta in via telematica una conferenza internazionale organizzata dalla Iniziativa Comunista Europea. Nell’intervento di introduzione realizzato da Giorgos Marinos, membro dell’UP del CC del KKE, sono stati messi in luce gli elementi cruciali che sono oggetto di dibattito, difendendo i principi leninisti per la costruzione di una strategia rivoluzionaria del Movimento comunista internazionale e di partiti comunisti rivoluzionari, delle leggi scientifiche della costruzione del socialismo-comunismo. «[…] La lotta per il rovesciamento del capitalismo, per il potere operaio, per la “dittatura del proletariato”, richiede il rafforzamento ideologico e politico dei partiti comunisti, la generalizzazione della strategia rivoluzionaria, l’instaurazione di forti legami con la classe operaia e gli strati popolari, assumendo un ruolo guida nel movimento operaio e svolgendo un persistente lavoro per conquistare la coscienza dei lavoratori, per separare le forze dall’ideologia borghese e dall’opportunismo. Richiede partiti comunisti forti, con organizzazioni di partito nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, con una capacità di direzione, con lo sviluppo di una teoria basata sui principi del marxismo-leninismo per uno studio sistematico degli avvenimenti, dei nuovi fenomeni che emergono nel sistema di sfruttamento. […] Nell’era dei monopoli, dell’imperialismo, sono maturate le condizioni materiali per la società socialista-comunista, il carattere della rivoluzione è oggettivamente socialista; ciò non è determinato dai rapporti di forza ma dagli interessi della classe operaia, che sono in primo piano nella Storia, dalla contraddizione principale che deve esser risolta, cioè la contraddizione capitale-lavoro. La vecchia strategia delle “tappe intermedie di transizione” è costata molto cara al movimento comunista, limitando la lotta all’interno della struttura del capitalismo. Il potere o sarà borghese o sarà proletario; non c’è stata e mai ci sarà una terza via. Rinunciare al potere operaio e avere come obiettivo creare i cosiddetti “fronti antifascisti e anti-neoliberisti”, governi “antimonopolisti”, “di sinistra” e “progressisti” significa la perpetuazione del sistema di sfruttamento. […] Lenin, studiando lo sviluppo del capitalismo, sottolineò che l’imperialismo è il capitalismo monopolista, l’ultima fase del sistema in cui si formano le condizioni materiali e si evidenzia la necessità del rovesciamento rivoluzionario e della costruzione del modo di produzione comunista. Dimostrò che l’acutizzazione della contraddizione fondamentale tra il carattere sociale della produzione e l’appropriazione capitalistica dei suoi risultati caratterizza tutti gli stati capitalisti, indipendentemente dalla loro posizione nel sistema imperialista internazionale. […] Utilizzando lo strumento della teoria leninista possiamo analizzare la competizione che si manifesta a livello internazionale, il carattere delle unioni imperialiste, come sono l’Unione Europea, i BRICS e altri, nel cui nucleo vi sono i monopoli. Continua ad essere molto attuale la polemica di Lenin contro la corrente opportunista e le sue diramazioni, il “pacifismo” e il “social-sciovinismo”, che collaborò con le classi borghesi degli Stati in guerra durante la I° Guerra Mondiale conducendo al fallimento della Seconda Internazionale. La guerra si produce in condizioni di “pace imperialista”, è la “continuazione della politica con altri mezzi, violenti“. È imperialista da entrambi i lati, indipendentemente da quale Stato capitalista avvii il conflitto militare. La lotta deve esser sviluppata contro le cause della guerra, deve essere diretta e creare le condizioni per il rovesciamento del potere della borghesia. […] La rivoluzione e la costruzione socialista si reggono su principi e leggi scientifiche. Il potere operaio apre il cammino alla socializzazione dei mezzi di produzione e alla pianificazione scientifica centrale per la soddisfazione delle necessità sociali contemporanee, nel costante sforzo per sviluppare i rapporti comunisti di produzione. La violazione dei principi della costruzione socialista-comunista e l’utilizzo degli strumenti capitalistici si paga duramente, come è stato dimostrato dalla restaurazione capitalista nell’Unione Sovietica e negli altri paesi della costruzione socialista. Nel quadro della controrivoluzione, si ripresenta nuovamente la fallita dottrina della “via nazionale al socialismo”. Si sta tentando di minare le leggi scientifiche della costruzione della nuova società attraverso il cosiddetto “socialismo di mercato”. Viene ritratto come socialismo una sua caricatura, che è la sua negazione, come dimostra il cosiddetto “socialismo con caratteristiche cinesi”. Tuttavia, in Cina, già da tempo, predominano i rapporti capitalistici di produzione, sotto la responsabilità del partito comunista. La sua base economica sono i monopoli e i grandi gruppi economici; lo Stato opera come un “capitalista collettivo”. La forza-lavoro è una merce, la classe operaia subisce un alto grado di sfruttamento e su questa base sono già emersi più di 400 miliardari. Una grande quantità di capitale viene esportata in tutti i continenti e la Cina svolge un ruolo da protagonista nella competizione imperialista. Il cosiddetto “socialismo del XXI secolo” è un termine improprio; mette in discussione il ruolo rivoluzionario della classe operaia, presuppone la conservazione dello Stato borghese – che deve invece esser distrutto -, la perpetuazione del potere e della proprietà capitalista. Il socialismo-comunismo non ha nulla a che vedere con le imprese capitaliste, il mercato, il criterio del profitto e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo che i comunisti combattono per abolire.» - Conferenza su Lenin, intervento PCRF
Il Partito Comunista Rivoluzionario di Francia nel suo intervento si è concentrato sull’analisi concreta dell’imperialismo contemporaneo, smascherando alcune delle tesi opportuniste presenti nel movimento comunista che vedono i propri stati come sottomessi o colonie altrui. «Alcuni teorici presentano questo processo di globalizzazione e internazionalizzazione come “completato”, dove poche multinazionali hanno sottomesso gli Stati e le economie nazionali. Per trasformare il mondo, i marxisti-leninisti devono capire il mondo com’è, non come potrebbe essere domani. Attualmente, i monopoli mantengono una base nazionale, contribuendo al dominio e all’influenza del loro stato nazionale in una prospettiva di corsa ai profitti che è sia nazionale che internazionale. Gli aspetti internazionali sono diventati dominanti, ma questo non implica la rinuncia alla produzione materiale di ricchezza da parte del capitale nazionale. Il capitale finanziario agisce in ogni paese per i propri interessi di classe. La lotta competitiva si riflette nei confronti tra stati e monopoli sullo sfondo di assorbimenti, acquisizioni e fusioni. Le unioni interimperialiste di oggi, come l’UE, non negano questa tendenza. Sono alleanze interstatali che rappresentano gli interessi comuni delle borghesie degli stati membri che sono la crescita dei loro monopoli, il rafforzamento della loro competitività, il comune scontro con il movimento operaio. Tuttavia, l’esistenza di una comunità di interessi dei monopoli non fa scomparire la legge dello sviluppo ineguale e l’organizzazione in stati nazionali su cui si basa l’accumulazione capitalista, né fa scomparire la concorrenza e le contraddizioni all’interno e tra queste unioni. […] La forza di ogni borghesia è la somma del suo potere militare, economico e politico e la Francia non è una colonia della Germania o della UE. Per evitare il rischio di servire gli interessi della borghesia di un paese o di un centro imperialista, la lotta contro l’UE o qualsiasi alleanza imperialista non può quindi che svolgersi nel quadro della lotta contro i monopoli, per la rivoluzione socialista. Oggi i comunisti devono valutare l’arricchimento del concetto di internazionalismo proletario che può essere basato sulla lotta comune contro i monopoli e gli stati che insieme lo sfruttano. Stiamo assistendo alla lenta transizione del proletariato internazionale in un proletariato mondiale.» - Conferenza su Lenin, intervento del PdA
L’intervento del Partito del Lavoro d’Austria si è invece concentrato sulle questioni importanti elaborate da Lenin che si relazionano con l’attuale situazione di pandemia, crisi capitalista e competizione imperialista, evidenziando i seguenti punti: - «– la continuazione della lotta di classe in circostanze di crisi, emergenza e guerra contro la chiamata all'”unità nazionale” e alla ‘Burgfrieden’, la “tregua di classe” promossa dall’opportunismo, – il ruolo dello stato borghese nel sostenere la redditività e la riproduzione del capitale, nell’opprimere e integrare il movimento operaio, – la formazione e il ruolo del capitale monopolistico e l’acuirsi della competizione imperialista a discapito della classe operaia e dei popoli, – il carattere essenzialmente reazionario e imperialista di tutte le alleanze tra paesi capitalisti nell’epoca del capitale monopolistico, – la necessità di un’alleanza della classe operaia e degli strati sociali popolari, in contrasto alle alleanze con le forze borghesi promosse da forze opportuniste, – l’affermazione del potere della classe operaia e la costruzione del socialismo come unico modo per soddisfare i bisogni sociali, per garantire lavoro, salute, istruzione, svago, cultura, ecc…, – il bisogno di un’avanguardia rivoluzionaria, un partito della classe operaia con forti legami con la classe e il popolo, – e, ultimo ma non meno importante, il fatto che la lotta prolungata e l’indebolimento delle istituzioni borghesi sono necessari prima che i rapporti di forza si spostino a favore della classe operaia e dei suoi alleati. Allo stesso tempo, lo stato borghese si è affrettato a sostenere il capitale con imponenti strumenti finanziari. Ancora una volta, lo stato è al servizio della redditività del capitale e la stabilità della riproduzione capitalista. L’attuale rinascita di una sorta di “consenso keynesiano” riguardo alla politica fiscale mostra che la politica economica non è dettata da ideologie, ma da esigenze di accumulazione di capitale. Le forze borghesi e opportuniste litigano solo sul mix di politiche e non sul loro carattere, che è in tutto e per tutto capitalista.»
- Conferenza su Lenin, intervento del PCTE
Il Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna ha messo in evidenza come elemento centrale quello della costruzione di Partiti Comunisti d’avanguardia della classe operaia sul modello leninista. «Uno dei compiti necessari è la costituzione, l’organizzazione e il rafforzamento del Partito Comunista come guida e dirigente della classe operaia e delle masse lavoratrici. Questo Partito non è comunista perché lo dice il nome o perché attribuisce a sé stesso questa caratteristica, ma deve piuttosto essere caratterizzato da una serie di elementi particolari – specificati da Lenin – per definire il Partito Comunista. Un altro aspetto essenziale dell’opera di Lenin che è molto attuale in questo momento, è il collegamento tra la strategia e la tattica. Tenendo in considerazione gli insegnamenti di Lenin, possiamo dire chiaramente che questa è una linea importante per i partiti comunisti e che è necessario sapere identificare e denunciare quando rinunciano agli interessi strategici della classe operaia in nome della tattica. È naturale che un partito comunista debba tatticamente adattarsi alle diverse situazioni della lotta di classe che deve affrontare senza compromettere o rinviare ripetutamente l’obiettivo principale: la presa del potere politico. L’abbandono dell’analisi leninista dell’imperialismo, dello Stato, del potere politico, dei compiti fondamentali della classe operaia contemporanea, ha storicamente portato al crollo dei partiti comunisti e alla loro trasformazione in organizzazioni che formalmente possono essere chiamate “Partito Comunista” ma sono materialmente subordinati agli interessi della borghesia.» - Dichiarazione congiunta delle gioventù comuniste del Sud America sul Primo Maggio
In occasione del primo maggio, sette organizzazioni giovanili comuniste del Sud America hanno firmato una dichiarazione congiunta che segna un importante passo in avanti nel processo di coordinamento internazionale dei comunisti del continente sotto la bandiera del marxismo-leninismo. «Questa Giornata Internazionale dei Lavoratori avviene in uno dei momenti peggiori per la classe lavoratrice a livello mondiale. Ma sarà anche un Primo Maggio di minacce politiche, perché la mobilitazione popolare subisce limiti sanitari imposti sia dalle stesse condizioni oggettive che da manovre della borghesia e dei governi per restringere il diritto alla manifestazione attraverso leggi autoritarie. La borghesia, a livello internazionale, sta puntando su questa smobilitazione e cercherà forme per ottenerla. La classe lavoratrice in generale e la gioventù lavoratrice in particolare non possono né accetteranno questa situazione. […] L’indipendenza politica della classe operaia e delle sue forti organizzazioni sono condizioni fondamentali per trasformare questo momento difensivo in una offensiva politica contro il capitale. Questo scenario catastrofico richiede maggiore impegno e organizzazione dei giovani comunisti per superare le contraddizioni imposte dalla crisi del capitalismo, ampliando il lavoro di base, in modo da organizzare la resistenza e la controffensiva, unificare la lotta contro questo sistema di sfruttamento e oppressione. Così, assumiamo come compito l’organizzazione del primo Incontro delle Gioventù Comuniste in America. Questo passo non è solo una scelta corretta delle Gioventù Comuniste del nostro continente, ma una necessità storica verso la ricostruzione di un movimento operaio forte con chiarezza ideologica rivoluzionaria e socialista.» - Intervista al PC della Birmania sul colpo di Stato e Aung San Suu Kyi
In una rara intervista disponibile in inglese, il Partito Comunista della Birmania – che opera in clandestinità – offre alcuni interessanti elementi per comprendere meglio le dinamiche interne al paese relative al conflitto tra l’élite militare e la Lega Nazionale per la Democrazia che ha portato al colpo di stato militare. «“I conflitti tra i militari e la LND sono di lunga data. La ragione principale è che l’esercito stesso è diventato una cricca a sé stante tra i poteri dominanti della nazione e non intende accordarsi, né tanto meno sottomettersi, a nessun governo civile. Questa è una mentalità che ha ereditato da Ne Win, il primo dittatore militare nella storia moderna della Birmania”. Uno dei punti di attrito secondo il PCB è che entrambi i gruppi “rappresentano lo strato più ricco della Birmania, i capitalisti burocratici. Ma appartengono a gruppi diversi. Nessuno dei due ha interesse alla prosperità della gente comune né a colmare il crescente divario tra ricchi e poveri”. “Anche se la contraddizione tra i due gruppi non si concentra esattamente su interessi e imprese specifiche, nessuno può negare che c’è un conflitto di interessi anche economico tra i due”. “Suu Kyi è stata spinta al vertice dalle masse, che all’epoca avevano bisogno di una figura popolare. Priva di qualsiasi esperienza politica, ha introdotto la politica di stile occidentale direttamente in Birmania”. “Dopo aver raggiunto l’apice, un paio d’anni dopo, Suu Kyi ha estromesso dall’organizzazione tutti coloro che riteneva di sinistra. Molti credono che l’abbia fatto secondo i consigli degli integralisti di destra della politica birmana, forse anche dei militari. […] I governi civili guidati dalla LND non sono riusciti a migliorare in modo decisivo la vita della stragrande maggioranza delle persone in Myanmar. Inoltre, la collaborazione di Suu Kyi con la fazione militare e l’associazione a opinioni scioviniste contro le decine di minoranze etniche e religiose del Myanmar ha alienato gli ex sostenitori. […] Tuttavia, l’attuale movimento manca di una figura [alternativa] e Suu Kyi potrebbe tornare. “Credo che dovremo aspettare e vedere se risorgerà come una fenice o sarà cenere, mentre l’attuale movimento di massa sta guadagnando slancio sia nei numeri che nelle forme di protesta”.»