Riuniti di nuovo in presenza, per la prima volta dallo scorso agosto, il 6 maggio si è svolto il Consiglio Affari Esteri in formato Difesa (CAE-D) dell’Unione Europea. Tra le decisioni più importanti assunte dai 27 ministri della Difesa quella di approvare l’ingresso di USA, Canada e Norvegia nel progetto UE sulla mobilità militare, nel quadro della PESCO (Permanent Structured Cooperation) e l’intenzione di procedere verso l’istituzione di una Forza d’Intervento Rapida per uno “scenario di dispiegamento immediato, a breve termine” a cui avrebbero dato disponibilità già 14 paesi su 27 (tra cui Germania, Italia, Francia e Spagna)1, con l’obiettivo di arrivare a 5.000 unità. Ma la decisione più di immediata applicazione è stata quella di istituire una missione militare UE in Mozambico come annunciato in conferenza stampa dall’Alto rappresentante dell’UE per la politica estera e di sicurezza, Joseph Borrel: “In merito al Mozambico, sempre più ricorrente nella nostra agenda, il Paese ha chiesto l’assistenza dell’Ue per risolvere una questione di sicurezza. I colloqui sono in corso e pensiamo di inviare una missione“, ha detto. “Dobbiamo assolutamente rispondere con una certa urgenza“, ha aggiunto. “Si tratterà di una missione militare. Il Portogallo ha già proposto di offrire la metà del personale. Il Portogallo ha già mandato in anticipo le strutture militari. Questa missione portoghese va considerata come un anticipo e sarà integrata alla missione di formazione dell’Ue se ci metteremo d’accordo alla fine. Io credo di sì, la volontà politica c’è e con un forte contributo dal Portogallo spero che gli altri Stati membri saranno in grado di completare il personale“, ha spiegato Borrell2.
Tempi e struttura della missione UE non sono ancora stati definiti, ma il governo socialdemocratico portoghese (guidato dal partito socialista con il sostegno esterno del PC Portoghese) – che da gennaio detiene la presidenza di turno dell’UE – da mesi è impegnato dal punto di vista diplomatico nel promuovere questo intervento ed è già militarmente presente sul campo nella sua ex colonia3 in cui sono attive anche diverse aziende portoghesi. La missione portoghese, dello stesso tenore di quelle già presenti in Mali, Repubblica Centrafricana e Somalia, sotto l’egida di Bruxelles nell’ambito della Politica di Sicurezza e Difesa Comune (CSDP), fa da apripista per quella dell’UE che potrebbe utilizzare per la prima volta il gruppo tattico di pronto intervento (EUBG) di 1.500 soldati.
Anche gli USA, intorno alla metà di marzo, hanno assunto una decisione analoga, annunciando di voler intervenire in Mozambico a “sostegno” del governo locale nel quadro dell’accordo del programma congiunto JCET (Joint Combined Exchange Training).
Da dove deriva questo rinnovato interesse degli imperialisti europei per la situazione in Mozambico? Nel nord del Mozambico, la situazione è precipitata lo scorso mese di marzo quando le forze jihadiste hanno conquistato la città di Palma, vicino al confine con la Tanzania, costringendo al ritiro l’esercito regolare, al culmine di una offensiva militare nella provincia di Capo Delgado, avviata nell’agosto dello scorso con la conquista dello strategico porto di Mocimboia da Praia. In questa regione dal 2017 infuria un conflitto militare con le milizie jihadiste che mirano ad assumerne il controllo, in particolare il gruppo denominato “Al-Shabaab” (diverso da quello operante in Somalia), affiliato dal 2019 all’ISIS, che sta acquisendo sempre più capacità ed equipaggiamenti militari e risorse economiche nella sua avanzata. Come avviene in altre regioni africane, dietro alla facciata religiosa si nasconde il reale obiettivo di mettere le mani sugli affari derivanti dalle fonti di ricchezza (giacimenti, miniere…) entrando in conflitto con il governo centrale, inserendosi in un contesto instabile fatto di conflitti etnici e di estrema povertà, malnutrizione, analfabetismo, scarso accesso ad acqua pulita, elettricità e servizi igienici, di competizioni e rivalità imperialiste con le società multinazionali impegnate a saccheggiare e distruggere. Le stime ufficiali indicano che il conflitto ha già causato circa 530mila profughi (di cui 250mila bambini), oltre 2.500 morti e 1 milioni di persone soffre la fame, con accuse di atrocità riferite ad entrambi i fronti.
La provincia di Cabo Delgado è di grande importanza geostrategica essendo ricca di risorse energetiche in una quantità tale da ridisegnare i mercati mondiali e da rendere il Mozambico il secondo produttore di gas naturale al mondo dopo il Qatar, a seguito dei giganteschi giacimenti scoperti nel 2010. Nella stessa regione vi è anche un giacimento di rubini che muove l’80% del commercio globale, e inoltre di bauxite, oro, carbone, rame, fluorite e uranio.
Il governo mozambicano, al centro di scandali di corruzione, ha aperto alla corsa delle multinazionali per lo sfruttamento degli idrocarburi. Ad avere una posizione rilevante sono l’italiana ENI, la statunitense ExxonMobile e la francese Total che si sono aggiudicate due aree di esplorazione che, complessivamente, valgono investimenti tra i 40 e i 60 miliardi di euro. Nella stessa regione, sono presenti anche la russa Rosneft, la portoghese Galp, la sudcoreana Kogas, la cinese CNPC, compagnie sudafricane, giapponesi etc. L’ENI, presente dal 2006, possiede il 34% dell’area del bacino offshore di Rovuma (denominato area 4) con un potenziale di 2.400 miliardi di metri cubi di gas naturale da sfruttare insieme alla multinazionale statunitense. Inoltre, l’ENI ha ottenuto anche i diritti di esplorazione nelle profonde acque dei bacini di Angoche e dello Zambesi con una quota del 10%. La Total possiede invece un bacino (denominato area 1) dal potenziale di circa 2.130 miliardi di metri cubi che, a differenza di quella dell’ENI (almeno per il momento), è direttamente minacciato dall’escalation militare di questi mesi, tanto da esser stata costretta ad evacuare via mare oltre mille dipendenti del gruppo e bloccare per due volte il sito4.
In queste aree sono previsti tre progetti di Gas Naturale Liquefatto (GNL) che, complessivamente, dovrebbero fare del Mozambico uno dei principali esportatori al mondo. Quello dell’ENI, con la produzione e vendita del gas contenuto nella parte meridionale del giacimento di Coral – da cui il nome del progetto Coral South FGNL – mediante un impianto galleggiante di liquefazione di gas naturale con una capacità di 3.4 tonnellate di GNL che sarà venduto alla British Petroleum (BP)5. Un altro progetto, denominato Mozambico Lng, è quello della Total da 12,9 milioni di metri cubi all’anno – il cui avvio è previsto per il 2024 – e dove l’italiana Saipem si è aggiudicata un contratto record da 6 miliardi di dollari. Lo scorso anno, gli USA hanno finanziato un massiccio progetto che riguarda il GNL, attraverso un prestito da 4.7 miliardi di dollari da parte della Export-Import Bank (Exim USA) anticipando simili progetti dei concorrenti russi e cinesi6. Il progetto denominato Rovuma Lng è il più grande dei tre progetti GNL in sviluppo del paese. Prevede lo sviluppo dei campi del complesso di Mamba (di ENI e ExxonMobile) situati nell’area 4 e di una parte delle riserve transzonali a cavallo con l’area 1. Oltre alla fase di produzione del gas prevede anche la liquefazione fino alla commercializzazione dai tre giacimenti di Mamba, due dei quali a cavallo con l’area 1 (Total). Il progetto coinvolge ExxonMobile, Eni e Total7.
Questo finanziamento degli USA, che rafforza gli interessi dei monopoli euro-atlantici, è caratteristico della più ampia competizione interimperialista che si va sviluppando in Mozambico – come d’altronde nel resto del continente africano – per guadagnare posizioni nello sfruttamento delle risorse strategiche cercando di contenere e scalzare i concorrenti cinesi e russi che hanno acquisito influenza nell’area. Negli ultimi vent’anni infatti la Cina ha conquistato un ruolo da protagonista nel paese, in particolare attraverso investimenti in infrastrutture (ad esempio l’aeroporto internazionale di Maputo e il più lungo ponte sospeso dell’Africa tra Maputo e Catembe), con una serie di accordi che ne fanno il primo investitore estero (e primo creditore) nel paese, attraverso cui si è inserita anche nello sfruttamento delle sue principali ricchezze nazionali, come il carbone, il granito, il legname, il gas, la sabbia. La Russia ha stipulato invece un accordo bilaterale nel 2017 nel quadro del conflitto nella provincia di Cabo Delgado, riguardante il supporto militare al governo mozambicano attraverso la vendita di armi ed equipaggiamento militare, cancellando in seguito il 95% del debito in cambio di investimenti nel settore energetico. Dal settembre 2019, nella provincia opera anche il famigerato gruppo militare “privato” russo Wagner e la Dyck Advisory Group (DAG), società militare privata sudafricana assoldata dal governo per proteggere gli impianti di estrazione del gas. Altri paesi, come Gran Bretagna, Portogallo, Sudafrica, Emirati Arabi Uniti, Turchia, India, Giappone e Brasile, hanno forti interessi e investimenti in Mozambico.
Appare così ancora una volta chiaro quali siano le preoccupazioni e gli interessi che muovono le borghesie dell’UE nel progettare questa nuova avventura imperialista militare nel continente africano dietro il mantello della “lotta al terrorismo” e il “sostegno alle autorità locali”. Da un lato mettere in sicurezza i giacimenti che le autorità locali non sono in grado di difendere dalla minaccia dell’avanzata militare di gruppi jihadisti, a loro volta armati e finanziati per creare una situazione di instabilità, dall’altra rafforzare le proprie rispettive posizioni e influenze nel complesso quadro di rivalità e competizioni interimperialiste per la spartizione delle fonti di ricchezza (idrocarburi, terre, miniere ecc.), vie di trasporto e cruciali punti geostrategici a beneficio dei propri monopoli.
Il Portogallo mira a riconquistare influenze nella sua ex colonia, prestigio internazionale e una maggiore fetta della torta dello sfruttamento delle risorse naturali di Cabo Delgado, in particolare in asse con Parigi già fortemente impegnato nel Sahel. Va tenuto in considerazione, infatti, come la crisi nel nord del Mozambico rischia di coinvolgere una più ampia regione dell’Africa nera estendendosi alla Tanzania meridionale, al Malawi e allo Zambia, mettendo a rischio significativi interessi economici e politici degli imperialismi euro-atlantici, soprattutto francesi. Parigi, infatti, non solo è presente nell’area settentrionale del Mozambico ma soprattutto in quella limitrofa dove, tra il Canale del Mozambico e l’Oceano Indiano, controlla una immensa Zona economica esclusiva di circa 640mila chilometri quadrati, che comprende le Comore, la Réunion e le Iles Eparses.
Anche il Sud Africa ha mostrato interesse per un intervento militare che potrebbe favorire la sfera d’influenza cinese e trattative sarebbero in corso per costituire una forza multinazionale africana, ma entrambe al momento non hanno ricevuto l’approvazione da parte del governo mozambicano.
Non è noto ad oggi se l’Italia prenderà direttamente parte anche a questa nuova avventura militare (targata UE in questo caso) in Africa, dove è già militarmente attiva in Libia, nel Sahel (dove oltre le missioni militari in Niger e Mali, ha di recente annunciato la costruzione di una base militare8), nel Golfo di Guinea e nel Corno d’Africa a Gibuti. Ma è certo che, come abbiamo visto, gli interessi dei monopoli italiani sono notevoli anche in Mozambico e derivano da una relazione di lungo corso che ha visto l’imperialismo italiano intervenire in questo paese già con la missione militare Italfor-Albatros (1.030 soldati) dal 1993 al 1994 nell’ambito ONU per implementare i piani dell’accordo di pace siglato a Roma nel 1992 che mise fine alla guerra civile (1977-1990). Una discussa missione che ha prodotto tutt’altro che una “pacificazione” del paese, tanto che a distanza di 27 anni imperversano ancora le armi da fuoco in un paese ricchissimo di risorse in cui metà della popolazione vive in povertà assoluta, che si ritrova al centro di piani imperialisti con un nuovo intervento militare alle porte.
1 https://www.nova.news/secondo-la-faz-14-stati-ue-propongono-listituzione-di-una-forza-di-reazione-rapida/
2 https://www.agenzianova.com/a/609523a5db1b92.51809285/3435440/2021-05-07/speciale-difesa-mozambico-borrell-proposta-missione-militare-ue-da-portogallo-meta-delle-forze
3 Il Mozambico conquistò la sua indipendenza nel 1975 a seguito della guerra d’indipendenza condotta dall’organizzazione armata del Fronte per la Liberazione del Mozambico (FRELIMO), originariamente di orientamento comunista e antimperialista. A seguito dell’indipendenza, il Mozambico con il FRELIMO al potere si avvicinò al blocco socialista, all’URSS e a Cuba, adottò un tentativo di costruzione socialista e divenne un riferimento dei movimenti antimperialisti e antiapartheid. Contestualmente, con il patrocinio USA, si formò una organizzazione di orientamento anticomunista, il RENAMO, che scatenò una lunga e sanguinosa guerra civile che si concluse nel 1990. Nel corso degli anni il FRELIMO abbandonò ogni minimo orientamento comunista, ha avviato un’intensa campagna di privatizzazioni e politiche liberiste. Dal 1995 il Mozambico aderisce al Commonwealth e il FRELIMO e il RENAMO sono i due principali partiti borghesi che, con ripetute tensioni, si contendono il governo. Nel 2019 i due partiti hanno siglato un accordo di pace, mentre una spaccatura interna è sorta nel FRELIMO.
4 https://www.repubblica.it/esteri/2021/04/26/news/mozambico_total_interrompe_il_progetto_gas_a_cabo_delgado_per_forze_maggiori_-298134844/