La protesta dei rider in Grecia, un segnale importante per il settore del delivery
Nelle ultime settimane in Grecia è diventata virale l’email con cui la piattaforma di consegne E-Food “invitava” ogni singolo fattorino a passare a lavorare come “freelance”; in caso contrario non gli sarebbe stato rinnovato il contratto di 3 mesi. Come già tante volte si è visto, le scelte di ristrutturazione rispondono alla ricerca di un sempre maggiore profitto in un settore, quello del delivey, che è tutt’altro che in crisi. E-Food, infatti, nell’ultimo anno ha visto un aumento dei propri guadagni del 26,7%, con un utile netto di 21.3 milioni di euro. Tutto questo si inquadra in un contesto politico in cui il governo di centro-destra di Nuova Democrazia ha recentemente varato un nuovo codice del lavoro profondamente antipopolare e connotato da un marcato attacco alle condizioni di lavoro e favorevole alle imprese, scaricando su di essa tutto il peso della crisi. La nuova “legge-mostro” prevede, tra le altre cose, la possibilità dell’allungamento della giornata lavorativa da 8 a 10 ore, l’innalzamento degli straordinari consentiti ed un abbassamento della maggiorazione sul salario per le ore di straordinario, l’eliminazione del potere contrattuale dei sindacati e la sospensione dei contratti collettivi, permettendo ai padroni di trattare con ogni lavoratore singolarmente. A fronte di ciò e della scelta di E-Food, la risposta dei lavoratori non si è fatta attendere. Le organizzazioni di categoria del turismo e della ristorazione hanno convocato fin da subito varie assemblee territoriali in modo da organizzare una risposta ai ricatti e alle minacce padronali. Si è optato, quindi, per un primo sciopero di 4 ore nella giornata di mercoledì 22 settembre, seguito da uno sciopero di 24 ore nella giornata di venerdì. Alla sospensione delle attività lavorative si sono aggiunte massicce mobilitazioni nelle vie delle principali città elleniche. Le organizzazioni di categoria esigono il rinnovo di tutti i contratti da parte di E-Food, così come il passaggio a contratti a tempo indeterminato. Inoltre, si chiede la sospensione delle consegne in caso di clima estremo (neve, temporali, ondate di caldo) e la costruzione e adeguamento di strutture atte al riparo in caso di fenomeni meteorologici.
A questo si è aggiunto il boicottaggio da parte degli utenti i quali, mediante la campagna social #Cancel_EFood, hanno disinstallato l’app dai propri cellulari e fatto crollare il rating della piattaforma su Google. La risposta di classe e la solidarietà da parte degli utenti hanno dato fin da subito i loro frutti. La piattaforma, filiale della multinazionale tedesca Delivery Hero, dopo le manifestazioni di mercoledì, aveva già fatto i primi passi indietro nel suo piano di ristrutturazione, affermando che si sia trattato di un “malinteso” e che i lavoratori avrebbero potuto scegliere se essere “autonomi” o se lavorare sotto contratto (dove comunque vigerebbe il subappalto).
Ma l’azione dei fattorini non si è arrestata davanti ai primi risultati. La giornata di venerdì 24 settembre ha visto imponenti cortei di ciclofattorini in tutte le città greche che al grido di “la solidarietà è l’arma dei lavoratori — guerra alla guerra dei padroni” e “noi non cambieremo lavoro, cambieremo il lavoro”, hanno portato avanti le proprie rivendicazioni. Il Fronte Militante di Tutti i Lavoratori (PAME) ha segnalato che “la massiccia partecipazione dei lavoratori all’attuale sciopero e alle mobilitazioni in varie città del Paese ha inviato un messaggio di disobbedienza e conflitto a coloro che pensano di aver posto fine ai diritti dei lavoratori. La legge-mostro di ND, che ha dato via libera agli appetiti dei padroni, verrà fermata sui luoghi di lavoro e nelle strade”. Il prolungarsi della lotta ha permesso la prima grande vittoria: l’azienda non solo ha rinunciato al piano di rendere autonomi i suoi riders, ma ha ceduto davanti alla richiesta di contratti a tempo indeterminato, superando i contratti precari di 3 mesi. In tal senso si è espresso Sindacato della ristorazione e del turismo dell’Attica e l’Assemblea di Base dei rider: “Lo sciopero, dopo il completo ripiegamento dell’azienda e l’accoglimento delle richieste sindacali di contratto a tempo indeterminato e di fine delle valutazioni arbitrarie, segna l’inizio del prossimo periodo di lotte”.
La Federazione panellenica dei lavoratori del turismo e della ristorazione (POETT) ha catalogato l’accordo come una grande vittoria, facendo notare il pieno merito dei lavoratori che hanno risposto ai ricatti con la lotta e l’organizzazione. La vittoria dei rider è un duro colpo per il governo filo-padronale di Nuova Democrazia e per suoi progetti anti-popolari, così come per piani di ristrutturazione delle grandi aziende della distribuzione. In un contesto internazionale, la battaglia dei fattorini greci rappresenta un segnale importante per tutti i lavoratori del settore in lotta dal momento che il delivery negli ultimi anni è diventato fondatamente l’emblema della precarietà e dello sfruttamento con cui grandi gruppi multinazionali si garantiscono grandi profitti, piegando in proprio favore le norme che permettono l’utilizzo di contratti precari e poggiandosi su narrazioni, come quelle legate alla gig economy, che legittimano “il lavoretto” come modello di impiego in luogo di prestazioni lavorative stabili e continuative, caratterizzate da maggiori garanzie contrattuali.
Pensando all’Italia viene naturale il collegamento con la battaglia condotta da diversi lavoratori del delivery contro l’accordo-truffa sottoscritto tempo fa da UGL o l’opposizione riscontrata nei confronti degli accordi sottoscritti dai sindacati confederali. Tale è il caso di Just Eat, dopo l’annuncio di un accordo “rivoluzionario” che, a parole, prevederebbe l’assunzione dei rider tramite il CCNL della logistica ma che, nella realtà dei fatti, altro non è che l’applicazione parziale di questo contratto. Si prevede, infatti, uno stipendio di 8,50 euro (lordi) comprensivi di tredicesima e quattordicesima, ferie e permessi che sono solo il 30% di quelli previsti dal CCNL della logistica, turni e “starting point” (punti di raduno da dove hanno inizio i lavori di consegna) decisi unilateralmente dall’azienda (e che spetta ai rider raggiungere con i propri mezzi senza rimborso spesa). A questo si aggiunge un ridicolo “premio di valorizzazione” di 0.5 euro a consegna, ma solo se si superano le 250 consegne al mese (impensabile per un lavoro che, in teoria, dovrebbe essere part-time).
Davanti a questo scenario, le organizzazioni sindacali conflittuali hanno iniziato a muovere richieste per la totale applicazione del CCNL della Logistica (salario base a 9,64 euro l’ora, maggiorazioni secondo il contratto, tredicesima, quattordicesima), per la riduzione dell’orario di lavoro, per il rimborso dei chilometri percorsi e l’eliminazione degli starting point sostituendoli con lavoro per zone.
Inti Vazquez