Vita politica internazionale – quattordicesimo numero
Questo nuovo numero della rassegna dedicata al movimento comunista internazionale si apre con la dichiarazione del PC di Turchia (TKP) sulla questione curda. Focus poi sulle elezioni in Iraq e in Repubblica Ceca con i comunicati, rispettivamente, del PC Iracheno e della gioventù comunista ceca (KSM) che analizza la sconfitta del Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSČM). Segnaliamo inoltre anche i comunicati del KKE sull’accordo militare Grecia-USA, del Partito del Lavoro d’Austria (PdA) sulle dimissioni del cancelliere Kurz, del PCI(m) sulla situazione in India e del PCM sulla repressione del governo messicano contro i lavoratori edili. Infine, la solidarietà internazionale della WFDY con la lotta della gioventù e del popolo dello Swaziland.
- Dichiarazione del Partito Comunista di Turchia (TKP): la questione curda è una questione di uguaglianza
Il Comitato Centrale del TKP ha emesso una dichiarazione sulla questione curda affrontata in una prospettiva di classe, la cui risoluzione è possibile solo nell’unità tra i proletari turchi e curdi, così come tra i lavoratori di ogni nazionalità, contro gli sfruttatori e il capitalismo. «Il nazionalismo, che ha svolto un ruolo progressivo e liberatorio nelle epoche passate della storia umana, è da tempo un’arma nelle mani degli sfruttatori nel loro insieme e senza eccezione. Il nazionalismo curdo o turco non può essere preferito all’altro. Non c’è più una sola regione al mondo in cui si possa liberare una nazione nel suo insieme senza fare la distinzione tra sfruttatori e sfruttati. Questo è vero sia che si tratti della Catalogna, della Palestina, della Corsica, dell’Irlanda o della Turchia. Il nazionalismo fa nascere altri nazionalismi. Per esempio, il nazionalismo greco e quello turco si alimentano a vicenda. Un fatto simile vale per il nazionalismo turco e quello curdo. Tuttavia, anche se parlano lingue diverse e hanno origini diverse, gli interessi di tutti gli oppressi sono comuni. Ad esempio, quando un povero palestinese e un operaio ebreo che lavorano in una fabbrica in Israele si uniscono, il regno dell’imperialismo, del sionismo e degli ipocriti governanti palestinesi che approfittano del “problema palestinese” comincia a tremare. La questione curda non può essere risolta in un ordine in cui i curdi sfruttatori stanno dalla stessa parte di altri sfruttatori o negoziano per aumentare la loro quota. […] La linea da tracciare non è tra i turchi e i curdi ma tra gli sfruttatori e gli sfruttati. Il popolo può unirsi su questa base. Il nemico comune è l’imperialismo, i monopoli domestici e internazionali e i padroni». - Comunicato del KKE sul nuovo accordo Grecia-USA sulle basi militari
Il Partito Comunista di Grecia (KKE) si oppone alla modifica del cosiddetto ’”accordo di difesa Grecia-USA” che «costituisce uno sviluppo pericoloso che coinvolge ulteriormente il nostro paese nei piani di guerra degli USA e della NATO nella regione più ampia». L’accordo prorogato per 5 anni, «trasforma l’intero territorio greco in una vasta roccaforte imperialista USA-NATO, prevedendo il potenziamento delle basi militari esistenti, la creazione di nuove, la cessione di campi militari, infrastrutture e altre strutture per le esigenze militari statunitensi. Questi piani fanno parte della strategia “NATO 2030” e del ridispiegamento di numerose forze militari nell’Europa orientale, mirando alla competizione con la Russia e la Cina. […] Trasforma il paese in aggressore contro altri popoli, ma anche in un possibile bersaglio di ritorsioni, nel contesto della intensificata competizione che assume anche un carattere di guerra militare. Allo stesso tempo, alimenta il confronto con la borghesia turca.» «L’accordo con gli USA, come quello corrispondente con la Francia, – continua il comunicato del KKE – serve in definitiva all’obiettivo del potenziamento geostrategico del capitale greco. Per i propri interessi, i governi greci assumono il ruolo di scagnozzi nei piani e nella competizione imperialista, esponendo il popolo greco a grandi rischi».
- PdA: Il cancelliere cambia, lo sfruttamento rimane
Dichiarazione del Comitato Esecutivo del Partito del Lavoro d’Austria (PdA) sulle recenti dimissioni di Sebastian Kurz dalla carica di cancelliere federale a seguito delle accuse di corruzione. «Le dimissioni possono anche essere viste come un risultato dell’acuirsi delle contraddizioni nel capitale monopolistico e finanziario austriaco sulla scia della crisi. La crisi e la pandemia hanno approfondito la contraddizione sulla migliore gestione possibile del capitalismo, su come superare la crisi e su come modellare la gestione del capitalismo in futuro nelle frazioni del capitale austriaco. Tuttavia, questa non è la fine del governo dell’ÖVP e dei Verdi. Il successore di Kurz come cancelliere, il precedente ministro degli esteri Schallenberg, è sinonimo di continuità della politica antioperaia e antipopolare degli anni passati». Il PdA sottolinea che nemmeno una caduta dell’intero governo avrebbe significato un cambiamento favorevole alla classe operaia: «La politica del PdA è quella di creare un fronte militante dei lavoratori per contrastare l’offensiva a lungo termine del capitale dalla metà degli anni ’80. Solo un fronte militante di lavoratori potrà portare un miglioramento per la classe operaia, porre fine allo sfruttamento capitalista e rompere la dittatura del capitale». L’obiettivo del PdA, che lo scorso 2 ottobre ha organizzato una manifestazione a Vienna con lo slogan “non pagheremo la vostra crisi”, è quello «di costruire un’altra società, in cui lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo sia superato. L’obiettivo del Partito del Lavoro d’Austria è la transizione al socialismo-comunismo». - I comunisti iracheni boicottano le elezioni anticipate e chiedono un cambiamento radicale
Il Partito Comunista Iracheno ha boicottato le elezioni anticipate del 10 ottobre 2021, caratterizzate da un’affluenza molto bassa, intorno al 20%. Secondo i comunisti iracheni questo «conferma che gli elettori iracheni non hanno fiducia in un sistema elettorale progettato per perpetuare il corrotto sistema etno-settario di partizione del potere che è stato installato dopo la guerra e l’occupazione statunitense del paese nel 2003». Ha anche avvertito che «bloccare il cammino verso un cambiamento democratico pacifico attraverso elezioni libere e giuste non farà che approfondire la crisi politica e aprire la porta a gravi conseguenze», la cui responsabilità è dei governanti. - Dichiarazione della KSM dopo le elezioni parlamentari in Repubblica Ceca
Dichiarazione dell’Unione della Gioventù Comunista (KSM) sulle elezioni parlamentari dello scorso 8 e 9 ottobre e la sconfitta elettorale e la crisi del Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSČM) che per la prima volta è fuori dal parlamento. La KSM espone una forte critica alla dirigenza del KSČM e la degenerazione elettoralista e parlamentarista del partito che ha perso le caratteristiche di avanguardia rivoluzionaria dei lavoratori fino alla sua mutazione in un partito solo di facciata comunista. L’organizzazione giovanile comunista della Repubblica Ceca chiama alla lotta per la ricostruzione del partito comunista. - Brutale repressione del governo messicano contro i lavoratori edili in protesta
Il Partito Comunista del Messico (PCM) informa e denuncia la brutale repressione statale contro gli operai che stanno costruendo la strategica raffineria Dos Bocas nello stato di Tabasco. Lo scorso 12 ottobre, più di cinquemila lavoratori hanno iniziato una protesta contro l’impresa di proprietà del miliardario messicano Carlos Sim, imprenditore vicino al presidente López Obrador. Il sito si trova sotto assedio e sotto il controllo della Marina che ha attaccato con armi da fuoco i lavoratori in protesta. Il PCM afferma che «per adempiere puntualmente alla consegna di una delle tre opere emblematiche del governo socialdemocratico della 4T, non si preoccupano di spremere fino all’ultima goccia la forza lavoro dei lavoratori» e attribuisce la responsabilità della brutale repressione direttamente al governo di Obrador «che continua l’approfondimento della sua politica antioperaia e antipopolare, sempre più evidente e innegabile, a favore dei monopoli. Monopoli che non fermano la loro natura sfruttatrice solo perché sono di capitale nazionale, come se questa caratteristica li rendesse buoni».
- CPI(m): Il paese tra inflazione, privatizzazioni e scarsità di vaccini
L’Ufficio Politico del Partito Comunista d’India (marxista) ha emesso un comunicato relativo alla situazione nel paese, nel quale, tra le altre cose, chiede l’accelerazione della campagna vaccinale di massa e denuncia le politiche del governo di privatizzazione della compagnia area nazionale Air India, svenduta al monopolio indiano Tata group, e il forte incremento dei prezzi della benzina che ha messo in moto una spirale inflazionistica che colpisce profondamente le classi popolari già impoverite dalla crisi. - Solidarietà della WFDY con la gioventù e il popolo dello Swaziland
La Federazione Mondiale della Gioventù Democratica (WFDY) esprime la propria solidarietà internazionalista alla lotta della gioventù e del popolo dello Swaziland contro il regime antipopolare del monarca Mswati. Nelle ultime settimane ha ripreso vigore la rivolta che vede protagonisti in particolare gli studenti con la dura repressione delle forze militari e di polizia. Dall’inizio della protesta, in particolare nei mesi di giugno e luglio, circa 100 manifestanti sono stati uccisi e almeno 700 sono in carcere. «Vogliamo salutare la lotta dei giovani e del popolo dello Swaziland e denunciare la repressione che stanno subendo. Vogliamo anche salutare gli esempi di solidarietà internazionale che abbiamo visto in questi giorni, come le manifestazioni comuni con le organizzazioni sudafricane al confine del paese. Abbiamo sostenuto e sosterremo questo e qualsiasi tipo di lotta e decisione che i giovani e il popolo dello Swaziland e il Partito Comunista dello Swaziland e la sua ala giovanile prendono per raggiungere il loro onorevole obiettivo della democratizzazione del paese. Dobbiamo sottolineare che spetta solo alla gioventù e al popolo dello Swaziland decidere del proprio futuro». In prima linea nelle proteste c’è il Partito Comunista dello Swaziland che chiama a costruire una milizia popolare di autodifesa armata e ad intensificare la lotta per rovesciare il regime e richiede una maggiore solidarietà internazionale.