VITA POLITICA INTERNAZIONALE – DICIANNOVESIMO NUMERO
Questo numero della rassegna dedicata al Movimento comunista internazionale si apre con un focus sui recenti eventi in Kazakistan attraverso i comunicati di diversi partiti comunisti e operai e con una dichiarazione dell’Iniziativa Comunista Europea sulla recrudescenza della competizione interimperialista e l’Esercito europeo. Proseguiamo con la dichiarazione del PC di Svezia (SKP) in merito ad una dichiarazione congiunta promossa dal PC Cinese (PCC) e con l’intervento del PC del Messico (PCM) alla riunione telematica dell’IMCWP in cui affronta questioni al centro del dibattito internazionale del movimento comunista. Infine, le valutazioni del Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna (PCTE) sulla riforma del lavoro del governo Sánchez.
In riferimento ai recenti eventi in Kazakistan, diversi partiti comunisti e operai hanno emesso dei comunicati di solidarietà internazionalista con le lotte dei lavoratori e dei comunisti kazaki rilanciando la richiesta del Movimento Socialista del Kazakistan (di cui abbiamo già fatto menzione in un nostro articolo e che si può leggere interamente qui).
L’Iniziativa Comunista Europea affronta la questione dell’inasprimento della competizione interimperialista, denunciando i piani degli USA-UE-NATO nel quadro del confronto con la Cina per la supremazia mondiale che creano pericolosi focolai nell’Indopacifico e in molte altre parti del mondo. In questo quadro, l’UE promuove l’Esercito europeo alla ricerca del rafforzamento della sua capacità d’intervenire direttamente in tutto il mondo. L’ICE chiama «i popoli a unirsi alla lotta per svincolarsi dai piani imperialisti dell’UE, degli USA, della NATO e di tutte le unioni imperialiste, come parte integrante della lotta per il potere dei lavoratori, il socialismo.»
Nelle scorse settimane il PC Cinese ha promosso una dichiarazione congiunta che è stata firmata da oltre 300 partiti politici e organizzazioni di varia natura politica e di classe. In merito ad essa, il Partito Comunista di Svezia (SKP) ha risposto con una dichiarazione pubblica in cui affronta punto per punto le questioni problematiche presenti nella proposta dei dirigenti del PCC che promuovono un punto di vista fondamentalmente borghese che non va oltre il recinto del capitalismo, funzionale ai piani di espansione dell’imperialismo cinese.
Nel suo intervento alla riunione telematica dell’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai (IMCWP), il Partito Comunista del Messico ha concentrato il suo intervento sull’analisi delle contraddizioni delle competizioni. «È abbastanza chiaro che oggi gli antagonismi interimperialistici si esprimono in modo sempre più netto, e che la concorrenza commerciale, diplomatica e finanziaria non sarà contenuta in queste cornici. I protagonisti visibili sono gli Stati Uniti e l’UE, da un lato, e la Cina e i suoi alleati, dall’altro. Crediamo che non ci possano essere dubbi tra chi sia la competizione e che essa esista, ma ciò su cui non c’è chiarezza, e c’è molta confusione, è la natura di classe di coloro che si scontrano con gli USA e l’UE. Tale approccio errato deriva dalla distorsione della teoria marxista-leninista dell’imperialismo in un approccio secondo il quale esso non sarebbe uno stadio del capitalismo, ma lo sviluppo di alcune metropoli mettendo da parte l’enfasi di Lenin sull’imperialismo come capitalismo monopolistico attraverso il processo di centralizzazione e concentrazione che ha lasciato indietro lo stadio della libera concorrenza. L’errore è approfondito dall’approccio dogmatico secondo cui i paesi ex dipendenti continuano ad esserlo senza tener conto dello sviluppo delle relazioni capitalistiche. […] Infine, un terzo punto su un approccio sbagliato è pensare che gli antagonismi interstatali nell’economia e nella politica contemporanea siano lo scontro di due sistemi economici diversi, capitalista e socialista, quando non è così. La cosiddetta multipolarità non esprime un tale scontro, ma quello di due blocchi di paesi capitalisti. Nonostante le illusioni che alcuni possono avere in modo non scientifico, la Russia di oggi non è una continuazione della costruzione socialista in URSS ma un paese imperialista, e lo stesso vale per i cosiddetti BRICS. Il fattore di qualità a cui si allude per parlare dello scontro tra due mondi è la partecipazione della Cina a questa competizione. Ora, con l’approccio marxista, se studiate quali relazioni economiche prevalgono in Cina, troverete che sono relazioni capitaliste.[…] Pertanto, il Partito Comunista del Messico considera che l’esatta caratterizzazione del conflitto commerciale, economico, diplomatico e politico è inter-capitalista e inter-imperialista, e perciò lavoriamo affinché i lavoratori del nostro paese non si schierino con nessuna delle parti in lotta, ma si orientino nell’unica direzione del socialismo-comunismo come via per lo sviluppo e la pace.»
Il Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna (PCTE) analizza la riforma del lavoro promossa dal governo “progressista” Sánchez che la presenta come un “recupero dei diritti e della dignità dei lavoratori”. La riforma sta suscitando percezioni forvianti e illusioni anche in settori della sinistra in Italia. L’analisi del PCTE affronta punto per punto le misure che prevede la riforma – che rientra negli obiettivi dell’UE in cambio dei fondi NextGenerationEU – evidenziando come in essa non ci sia alcuna conquista per i lavoratori e anche le misure presentate come progressi hanno un impatto molto piccolo oltre a non esserci alcuna sicurezza di attuazione dalla parte padronale e sostanzialmente non si mette in discussione la precarietà, la flessibilità, la libertà di licenziamento. «Nessun cambiamento di tendenza si produce nel mondo del lavoro; inoltre, la tendenza preesistente continua e la subordinazione del lavoro al capitale si approfondisce. Le misure che affrontano il tentativo di garantire la sopravvivenza delle imprese hanno un appoggio più esplicito e determinato da parte dell’apparato statale. Non si tratta di un compromesso temporaneo che permette al movimento operaio e sindacale di recuperare forza in una congiuntura particolare, perché non c’è una chiara percezione della lotta di classe nei vertici sindacali. Hanno fatto una scelta non mascherata per la politica del patto sociale, che si traduce in un’identificazione di una parte del movimento sindacale con gli obiettivi e gli interessi dei capitalisti, camuffata sotto la dicitura di “aggiornamento del mercato del lavoro”, la promozione dell'”economia digitale” e la “ripresa”, che identifica gli interessi degli sfruttati con quelli degli sfruttatori. […] La socialdemocrazia al potere, prevalente nel movimento sindacale, ha dimostrato ancora una volta i suoi limiti e ha adempiuto nuovamente al suo ruolo storico di incatenare la lotta alla sfera istituzionale e di legare il movimento operaio e sindacale al patto sociale. In questo modo, il movimento operaio e sindacale viene reso corresponsabile non solo della difesa della riforma del lavoro – che non realizza nessuna delle aspettative promosse sia dal governo che dai sindacati -, ma anche delle linee essenziali della gestione capitalista negli anni successivi, cercando di ridurre notevolmente ogni possibilità di organizzazione e di lotta contro le aggressioni future.[…] In questo scenario, è urgente sviluppare un processo di politicizzazione di classe all’interno del movimento sindacale, una rottura con la dinamica del patto sociale stabilita e ferocemente promossa nei principali sindacati, allo stesso tempo che si porti avanti una lotta costante contro la campagna antisindacale.»