Dal Partito Comunista del Messico (PCM)
24 marzo 2025
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Pochi giorni fa, il Collettivo Guerreros Buscadores di Jalisco ha annunciato il ritrovamento nel Rancho Izaguirre, a Teuchitlán, Jalisco, di resti umani carbonizzati e di indumenti corrispondenti a un gran numero di persone, oltre a gravi indizi che il luogo fosse una base di uno dei cartelli della droga operanti in Messico, che operava reclutamenti forzati, rapimenti di massa, torture, omicidi e sparizioni. Le testimonianze di diversi sopravvissuti raccontano l’orrore che si verifica in tali luoghi.
Le sparizioni forzate sono un problema di estrema gravità nazionale, non dissimili da altre tragedie che hanno colpito il nostro popolo, come la scomparsa dei 43 studenti di Ayotzinapa[1]. Nessuno può restare indifferente di fronte a questo orrore, che purtroppo non è né un’eccezione né un’anomalia, ma una costante, la regolarità del nostro Paese, almeno da quando è iniziata la cosiddetta “Guerra alla droga” nel 2006.
Negli ultimi due decenni sono sorti gruppi di ricerca per decine di migliaia di persone scomparse, composti da parenti, soprattutto madri e padri che, di fronte alle difficoltà, alle calunnie e alle minacce – da parte dello Stato e dei cartelli – si aggrappano alla speranza di ritrovare i propri cari e si fanno carico di un compito che secondo la legge dovrebbe spettare allo Stato: diffondono i dossier di ricerca, seguono le tracce dei propri cari, raccolgono prove, quasi sempre a costo della propria sicurezza. Nel tempo, queste forme di organizzazione popolare, i collettivi, hanno acquisito più esperienza sul campo dello stesso Stato messicano, che non effettua ricerche, o finge di cercare solo quando è mobilitato in qualche modo. Teuchitlán ne è un esempio: il territorio era stato recentemente occupato dalla Guardia Nazionale che, per incompetenza, omissione o insabbiamento, ha trascurato l’orrore di cui siamo testimoni oggi. Il fatto che la barbarie di Teuchitlán sia stata scoperta da uno di questi collettivi testimonia in maniera inconfutabile la massiccia omissione, incapacità e connivenza dello Stato.
Il numero delle vittime di sparizioni in Messico supera le 111.000 persone e si aggiunge alla scoperta di oltre 5.600 fosse clandestine, 2.863 delle quali sono state scoperte solo durante i sei anni di mandato di Andrés Manuel López Obrador. Vogliamo sottolineare con chiarezza la responsabilità dello Stato capitalista messicano, indipendentemente da chi lo amministra di sei anni in sei anni, poiché i risultati sono gli stessi con PAN, MC, PRD, PRI e MORENA[2]. È inaccettabile che passino la patata bollente dal governo municipale a quello statale a quello federale, da una procura all’altra senza assumersi la responsabilità e tentando di presentarsi come vittime di una cospirazione, nascondendo questo grande crimine contro il popolo che, durante le amministrazioni di Calderón, Peña Nieto e Obrador, ha provocato più di mezzo milione di morti.
La vittima non è la presidente Sheinbaum, ma la classe operaia e i suoi figli, che, in cerca di un lavoro o di condizioni migliori, cadono nelle reti dei reclutatori, rappresentanti dei cartelli per arruolare manodopera e alimentare i loro gruppi armati. Vittime sono gli immigrati che vengono rapiti alle stazioni degli autobus, o addirittura sequestrati direttamente a bordo di autobus e sui veicoli sulle strade, come è successo nel caso di San Fernando.
Vittime sono le donne, le adolescenti e le bambine della classe operaia, contro le quali si sono moltiplicate le violenze più raccapriccianti e le sparizioni, con l’obiettivo di coprire stupri, femminicidi, tratta e sfruttamento sessuale, e vittime indirette sono le madri, le mogli, le figlie, che con la terribile sofferenza dell’assenza e dell’incertezza si ritrovano a crescere le proprie famiglie mentre, sole, affrontano la ricerca. Non è vittima Claudia Sheinbaum, che, pur assumendo la carica di capo dello Stato i cui agenti a livello municipale, statale e federale sono direttamente coinvolti in un’alta percentuale di sparizioni – come riconosciuto dal rapporto speciale della CNDH[3] del 2021 – non ha dedicato una sola parola del suo discorso inaugurale alla situazione degli scomparsi e delle loro famiglie, che si sono accampate nello Zócalo[4], a pochi metri da lei, in attesa di essere ascoltate.
Teuchitlán è anche la dimostrazione del fallimento dei programmi sociali, che non riescono a soddisfare le esigenze delle famiglie lavoratrici, né sono stati in grado di contrastare gli effetti di tre decenni di privatizzazioni e di politiche d’urto capitaliste che colpiscono la classe operaia, nonostante le promesse di benessere del governo. Di conseguenza, dei 15,6 milioni di giovani che lavorano, più di 7,6 milioni, pari al 55% dei giovani lavoratori, hanno lavori precari, con arretratezza educativa, bassi salari, instabilità lavorativa, orari di lavoro superiori alle 48 ore settimanali, senza accesso ai servizi sanitari e di sicurezza sociale. In contrasto con le briciole dell’assistenzialismo, il processo di accumulazione capitalista si sta intensificando e un nuovo strato si sta unendo alle file della borghesia: i megamilionari come Carlos Slim del Grupo Carso o David Martinez dell’ICA, proprietari di imprese appaltatrici favorite dalle politiche di Obrador con l’esclusiva dei lavori pubblici da quando ha assunto la guida del governo di Città del Messico nel 2000.
La questione del narcotraffico non può essere analizzata senza considerare i suoi legami con lo Stato, l’esercito, gli imprenditori, il sistema bancario e finanziario e i massimi esponenti politici. Oggi influenza la vita nazionale attraverso i vari partiti borghesi, i deputati, i senatori, i governatori e i sindaci. Quando lo Stato capitalista messicano parla di lotta ai cartelli della droga, sta dicendo che colpisce i cartelli fuori dal suo controllo per favorire quelli sotto il suo controllo. I suoi affari con le miniere, l’immobiliare, l’edilizia, l’agroalimentare e i vari investimenti – che sono cresciuti costantemente negli ultimi due decenni – insieme ai costanti tentativi di legalizzazione, non cancellano l’attività primaria: la produzione e il traffico di droga, il controllo delle piazze di spaccio, lo sviluppo di attività sul mercato nero come la prostituzione e la tratta come mezzo principale per riciclare il loro denaro sporco. Questa dinamica genera una costante domanda di manodopera, un appetito insaziabile che divora i figli e le figlie del proletariato, rendendo tragedie come quella di Teuchitlán una costante nelle fasce povere del paese.
Pertanto, non si può ignorare il ruolo dei cartelli della droga come forze paramilitari ed eserciti privati al servizio dei monopoli, che aprono la strada allo sviluppo di megaprogetti minerari, estrattivi, immobiliari e turistici, il più delle volte in collusione con agenti dello Stato a tutti i livelli. Questo legame è così evidente che viene persino menzionato nel rapporto speciale del 2022 del Comitato delle Nazioni Unite sulle sparizioni in Messico, riguardante la scomparsa di attivisti per la difesa dell’ambiente e del territorio, la maggior parte dei quali appartenenti a comunità indigene. Ricorrono all’uso di metodi paramilitari, all’uso del terrore, per far sparire, smobilitare e smantellare le organizzazioni di lotta. Il legame tra il narcotraffico e l’estrazione mineraria illegale, entrambi protetti dall’esercito, è stato addirittura indicato come un fattore della scomparsa dei 43 di Ayotzinapa, dato che la Normale Rurale Raúl Isidro Burgos[5] ha agito come spazio di coordinamento per la difesa delle comunità indigene di Guerrero – uno degli Stati con il più alto tasso di povertà – che vengono espropriate e sfollate dalle compagnie minerarie che estraggono più di 250.000 once d’oro all’anno dallo stato.
Indichiamo quindi la criminalità organizzata come un anello della catena di accumulazione capitalistica; se essa è l’autore materiale della sparizione, allora dovrebbero essere sul banco degli imputati anche i monopoli come Ternium, Grupo Ferrominero, Acueducto Independencia, Minera Peña Colorada, e tutti quei progetti del capitale che non solo sfruttano i lavoratori e depredano il territorio, ma nella loro insaziabile sete di profitto ordinano anche sparizioni, torture e omicidi. Tuttavia, quello che vediamo è che il capitale prospera nell’amministrazione di Andrés Manuel López Obrador e ora in quella di Claudia Sheinbaum, con il Piano Messico[6], con i progetti di investimento pubblico in infrastrutture, con gli accordi commerciali, con l’espansione capitalistica al costo della sofferenza del popolo.
Più di 111.000 persone scomparse non possono essere nascoste sotto il tappeto del 4T[7]; il comportamento dei propagandisti del governo, che cercano di rimuovere la questione dall’attenzione nazionale incolpando i collettivi di ricerca e criminalizzando gli scomparsi, è ripugnante e ricorda la manipolazione mediatica del diazordacismo[8]; è scandaloso che i loro argomenti siano gli stessi utilizzati dai gruppi di narcotrafficanti per intimidire le madri cercatrici. Allo stesso modo, la fazione di destra della borghesia in conflitto con il governo cerca di ottenere dividendi politici; tuttavia, entrambi sono corresponsabili della crisi di violenza e del degrado sociale che il Paese vive.
Il governo di Claudia Sheinbaum, come quello di López Obrador prima di lei, utilizza l’argomentazione per cui il problema della violenza e delle sparizioni è cresciuto rapidamente durante la “guerra al narcotraffico” iniziata durante il sessennio di Felipe Calderón. Tuttavia, la realtà è che la politica di Calderón di impiego delle forze armate in compiti di pubblica sicurezza, è stata intensificata con il governo di MORENA, portando alla totale militarizzazione del paese, con la Guardia Nazionale e l’Esercito nelle strade, con la loro partecipazione all’economia[9] e l’assunzione di funzioni nelle istituzioni civili, con l’estensione dei loro poteri legali di detenzione e repressione, con la stessa premessa della “lotta all’insicurezza”. L’evoluzione del fenomeno della sparizione, prima come forma di repressione politica da parte delle Guardie Bianche e dell’Esercito, poi con i rapimenti da parte dei cartelli e dell’Esercito, è una necessità e una conseguenza naturale dell’avanzata del capitale. Il risultato di tutte queste politiche è evidente oggi, con il terrore che regna in ogni angolo del Paese, da Sinaloa al Chiapas, con il nostro territorio trasformato in una grande fossa comune.
Il Partito Comunista del Messico esprime la propria solidarietà alle madri e ai padri, ai parenti degli scomparsi e dei morti. Consideriamo prioritario concentrare gli sforzi per ottenere giustizia. Come nel caso di Ayotzinapa, solo l’indignazione popolare e la mobilitazione delle diverse organizzazioni della classe operaia potranno smantellare la narrativa della criminalizzazione e affrontare in modo organizzato la violenza criminale e statale.
Crediamo che l’origine dell’attuale barbarie sia il capitalismo, un sistema che crea il narcotraffico e beneficia della sua esistenza. Porre fine a questo sistema criminale è un compito dei lavoratori e del popolo e questa è in questa direzione vanno i nostri sforzi.
Proletari di tutti i paesi, unitevi!
L’Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista del Messico
Note
[1]: Per approfondire: https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Ayotzinapa [NdT]
[2]: I partiti citati sono, nell’ordine: il Partito Azione Nazionale (centro-destra), il Movimento Cittadino (centro-sinistra), il Partito della Rivoluzione Democratica (centro-sinistra), il Partito Rivoluzionario Istituzionale (centro) e il Movimento Rigenerazione Nazionale (sinistra). [NdT]
[3]: Commissione Nazionale dei Diritti Umani. [NdT]
[4]: Si tratta di Piazza della Costituzione, la principale piazza di Città del Messico. [NdT]
[5]: Per approfondire: https://es.wikipedia.org/wiki/Escuela_Normal_Rural_de_Ayotzinapa [NdT]
[6]: Per approfondire: https://www.lordinenuovo.it/2025/03/30/t-mec-e-socialdemocrazia/ [NdT]
[7]: Il piano del 4T (Quarta Trasformazione) rappresenta una serie di politiche promosse dall’ex presidente precedente Obrador. Per approfondire: https://en.wikipedia.org/wiki/Fourth_Transformation [NdT]
[8]: Il termine “diazordacismo” si riferisce a un periodo della storia politica del Messico che va dal 1934 al 1970, durante il quale furono al potere una serie di presidenti appartenenti al Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), a partire da Lázaro Cárdenas (1934-1940) fino a Gustavo Díaz Ordaz (1964-1970). Il nome “diazordacismo” deriva proprio da Gustavo Díaz Ordaz, ultimo presidente di quel ciclo, e viene usato retroattivamente per indicare l’insieme delle politiche, della cultura politica e del sistema di governo consolidatosi in quel periodo, caratterizzato da un forte presidenzialismo, dal corporativismo e dal un marcato controllo autoritario. [NdT]
[9]: Il Ministero della Difesa messicano (SEDENA – Secretaría de la Defensa Nacional) ha avuto negli ultimi anni un ruolo sempre più attivo nell’economia del paese, andando ben oltre le tradizionali funzioni militari. Questo intervento si declina attraverso la progettazione, la costruzione e la gestione di opere pubbliche, la partecipazione in settori quali turismo e cultura, la gestione di alcune imprese statali e di progetti di sicurezza doganale e controllo dei porti, che hanno importanti implicazioni economiche. [NdT]